Devo dire che il mio approccio a Breath your soul non avrebbe potuto essere migliore, visto che è dal 2005 che credo nel progetto Allhelluja, avendoli acquistati fiducioso a quel tempo, ed avendo goduto del loro primo sudatissimo full lenght, capace sputare fiamme Stoner e Death'n'Roll, ma anche (questo il loro punto di forza) di inserire melodie tremendamente accattivanti e ottimi ritornelli, che li rendevano una band competitiva, anche in quel periodo, in cui i ritornelloni spopolavano del Metal-core. Un altro motivo per cui ero impaziente di ascoltare Breath Your Soul, è che ora alla voce c'è la coppia GL Perrotti - Trevor, il primo ben noto per la sua militanza negli Extrema, ma quel che mi interessava sentire, era soprattutto il secondo, il cantante del mio gruppo preferito attualmente sulle scene in Italia, i Sadist. La formazione è pesantemente rimaneggiata, come già si può intuire, e dall'esordio con Inferno Museum e dal buon seguito Pain is the game, sono rimasti al loro posto solo il batterista Stefano Longhi e il bassista Roberto Gelli, ora circondati di compagni di viaggio di tutto rispetto, ossia i due vocalist di cui sopra (a sostituire l'ottimo Jacob Bredahl degli Hatesphere) e Tommy Massara (già chitarrista degli Extrema). La cosa buona che fa questo Breath Your Soul (che ben si presenta con una bellissima copertina di Chad Micheal Ward) è unire delle fasce di ascoltatori potenzialmente inconciliabili (specialmente in Italia), sia per la formazione eterogenea, che pesca da più punti della scena italiana, sia per il sound, estremamente composito, e più ricco che in passato, e per il piglio molto mainstream di certi pezzi, che sarà capace (se ben sfruttato), di portare la band a confrontarsi con ben più conosciute realtà internazionali. C'è la modernità dell'intuizione dell'inserirsi nel filone Mastodon - Kylesa, palesemente quello che negli ultimi anni si è rivelato vincente; c'è l'ingrediente stoner, con pesanti ombre southern e Sabbathiane ora tipicamente a la Down ("The Black Jar"), ora appesantito e contaminato in modo interessante (vedi la sorprendente "Step By Step"), o impreziosito da un guitar work più laborioso che in passato, ben articolato nei pezzi migliori ("My Medicine"), dopo aver studiato la lezione di Pepper Keenan dei Corrosion Of Conformity, richiamati in più punti, anche quando si tratta di reinterpretare i King Crimson in "21st Century Schizoid Man", garantendo un risultato più che discreto e soprattutto chiarificatore degli intenti del gruppo. Altrove, le intuizioni, si fanno meno azzeccate, e i pezzi diventano ripetitivi ("Face To Face With The Devil"), ma è qua che diventa chiara l'intenzione di affacciarsi anche a un pubblico metal più mainstream, giovane e dedito alle americanate (vedi "I'm The Zero", a la Slipknot) in stile teen-horror movie made in U.S.A. (e la copertina realizzata da uno che ha lavorato con Marilyn Manson, ne è la conferma). Ciò che non va è che nell'album c'è decisamente troppo. Troppe canzoni innanzitutto, dieci inediti (di cui una buona metà di troppo) e tre cover (non contiamo l'intro), e tra le cover una versione metal di "Profondo Rosso" dei Goblin, piuttosto autoreferenziale, e una "Into The Void" dei Black Sabbath che, a parte tributare una delle loro massime ispirazioni, non dice nulla di nuovo, e anzi, evidenzia tutti i limiti del gruppo. La cosa che meno mi è piaciuta è stata la sezione ritmica, troppo monotona e, mi spiace dirlo, anonima, per instradarsi sulla scia dei Mastodon e della moda attuale, che ha fatto correre ai ripari gli stessi Corrosion Of Conformity, che avevano una carriera ventennale. L'idea del doppio cantante, crea molta aspettativa e fa confluire i fan degli Extrema e dei Sadist, ma non si rivela feconda, perchè non si valorizza le differenze e si utilizza male le somiglianze tra i due cantanti. 63/100
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GL Perotti: Voce Anno: 2009 Sul web: |