Esso si struttura come una simultaneo dialogo tra musicisti, come si può notate piuttosto bene in "Talkin’ Blues" o in "Ozz-thetic". Questo intento è realizzabile grazie ad una lavoro di collaborazione sostenuto e maturato negli anni, tra i quattro componenti, come Marc Copland ci tiene a precisare. Cross Talk comprende brani composti da tutti i musicisti ad eccezione dei due standard jazz "Tenderly" e della hard bop "Minority". Non manca sicuramente la presenza solista di ciascun componente, in particolare si segnalano le ottime ed intense sezioni soliste di Greg Osby (attualmente uno dei sassofonisti più quotati nel jazz, basti scorrere l’invidiabile lista di partecipazioni avute in questi anni) al sassofono nella "bee-boppeggiante" "Ozz-thetic", nell’introduttiva "Diary of the same dream", ma soprattutto del maestro Copland in "Hey, it's me you're talkin' to" ed in "Crosstalk" raffinatissimo quando è chiamato a guidare il quartetto con le proprie note, la voce del contrabbasso di Doug Weiss ed il groove di Victor Lewis. Il piano di Copland è capace di piroettanti soli e contrappunti sostenuti come nella parte centrale e finale di "Minority". "Slow Hand" è invece il brano più introspettivo cadenzato dal leggero tocco delle spazzole di Victor Lewis e dalle fascinose scale di Copland. Cross Talk è senz’altro un disco che mantiene piuttosto alto il grado di attenzione, grazie e soprattutto all’aspetto emotivo e brioso che le note del quartetto è in grado di produrre con questo approccio sostanzialmente empatico. 72/100
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Marc Copland: Piano Anno: 2011 |