E' stata lunghissima, circa sei anni, la gestazione di questo primo album per i laziali Mano-Vega ma occorre dire fin da subito, che Nel mezzo ripaga la band di cotanta attesa e pazienza. Devoto in maniera preponderante alle ipnotiche linee melodiche dei Tool i Mano-Vega non disdegnano scorribande elettroniche, pacati e riflessivi intermezzi vocali ed improvvise accelerazioni dal riffing più marcatamente metal.
Brani dalla struttura complessa spesso non convenzionale privilegiando le dissonanze e giocando marcatamente sui tempi e su di un intelligente uso delle programmazioni e delle liriche, brani in cui i musicisti cercano tutti, riuscendovi, di ritagliarsi spazi propri in cui proporsi come elemento trascinante e prevalente della partitura, regalandoci un riffing a tratti rabbioso con Giovanni Macioce, giri di basso pulsanti e circolari con Lorenzo Mantova ed un cantato che passa con disinvoltura dal recitativo intimista al cantato puro con Valerio D'Anna, sue anche le parti di piano e synth ed il programming. L'apertura è affidata alla ricca e variegata "Ondanomala" che già dalle prime note elettroniche che lasciano il posto ad un acido riff ci presentano in maniera diretta quelle che sono le coordinate musicali dei Mano-Vega, brano ricco e variegato abbiamo detto ed infatti le atmosfere da acide si fanno più ipnotiche ed ossessive grazie alla voce di Valerio D'Anna, fino al crescendo finale con un buon passaggio di chitarra e piano, un ottimo brano che mette in luce le ottime capacità tecniche e compositive della band. Più spigolosa e dal piglio più "emozionale" è "La prova del vuoto" mentre è decisamente più tooliana la titletrack. Si torna alle strutture più ricche ed alle linee più ridondanti con "Sfere" dove l'ottimo lavoro ai synth di Valerio D'Anna da corposità e spessore ad un brano estremamente cangiante come tono ed atmosfera. Si arriva al brano più lungo del platter: "Sinestesia", che punta più sull'impatto emozionale che non sulla ricchezza della partitura, brano quindi dalla struttura più tradizionale ma dal notevole appeal. Intimista e minimale, recitata più che cantata, ma ariosa e "viva" nella sua conclusione è "Dal Rosso al Blu", mentre più elettrica ed "arrabbiata" è "Opus" che fa da contraltare allo sperimentalismo di "magnum Opus". Chiude l'ariosa ed epica "Dal Bianco al Nero". Ottimi musicisti che danno vita ad buon album, sicuramente degno di essere segnalato e che, come detto in apertura, ripaga i Mano-Vega della lunga attesa per vederne la luce, un lavoro che risulterà gradito a tutti coloro che apprezzano le strutture musicali sovrabbondanti, gli echi acidi e corrosivi le linee melodiche pulsanti, ossessive ed ipnotiche, giuste dosi di sperimentazione e di intarsi elettronici e sintetici ma anche a chi apprezza l'uso capace e mirato di liriche mai invadenti o banali ma sempre intelligenti ed avvedute nei temi. 75/100
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Valerio D'Anna: Voce, synth, piano, programming Anno: 2010 |