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Inner Quest
EP

E' sempre difficile per un gruppo Prog Metal, specialmente al debutto discografico, non cadere sotto la lente di ingrandimento alla ricerca di influenze, palesi o meno, di derivazioni e scopiazzamenti vari. E' ormai una sorta di pregiudizio aprioristico che incombe, volenti o nolenti, su chi si inerpica attraverso i sentieri pentagrammati di un genere che talvolta è strausato, spesso male, come modello per il proprio sound da moltissime band ed ovviamente è con l'inconscio "pregiudizio" di cui sopra, che biecamente attende al varco il recensore, che approccio l'ascolto dei palermitani Inner Quest, giovane band neo autrice del loro primo EP, un 4 pezzi dal titolo omonimo.
Iniziamo quindi subito questa recensione sgomberando il lettore da ogni dubbio, il suono e la musica degli Inner Quest è tutta farina del loro sacco, le influenza ci sono, questo è inevitabile ma restano trasparenti e non inficiano più di quella che è la logica ispirazione di ogni band, specialmente agli esordi, nel risultato finale di questo interessante EP.
Influenze che comprendono un campionario musicale che varca i confini del Prog Metal includendo certamente i "mostri sacri" del genere come possono essere i Dream Theater o i Symphony X ma includendo anche pesanti elementi di Prog Rock Sinfonico con riferimenti a band come Yes o Genesis, di Neo-Prog, come Arena o Pallas e di chitarristi dal suono barocco e pomposo come Malmsteen, non disdegnando tra l'altro reminiscenze Space Rock.
Una composita mescolanza di ispirazioni che porta la band palermitana certo a non risultare nel complesso estremamente originale e innovativa, il loro suono completamente strumentale in realtà non propone soluzioni che potremmo definire "nuove" ma gli Inner Quest riescono comunque a miscelare con sufficiente personalità le proprie idee con le influenze sopracitate, provando a rimischiare le "carte" o meglio le note di un Prog che non è esclusivamente Metal ma che è arricchito con moltissime venature e riferimenti che affondano con forza nel Prog Rock puro.
Il virtuosismo, figlio della musica completamente strumentale, laddove per molti è una debolezza per gli Inner Quest è un punto di forza, sanno suonare e non si nascondono, anzi lo fanno vedere ... o meglio sentire ad ogni nota, ad ogni passaggio, costruendo brani che si lasciano apprezzare come "semplici" strumentali, ricchi di momenti articolati e trascinanti ma che lasciano anche intravvedere la possibilità, forse in futuro, per l'inserimento di parti vocali, mantenendo inalterato ed anzi forse accrescendo l'interesse e la forza dei brani.
4 brani per un tolate di circa mezz'ora che si possono tranquillamente definire belli ed azzeccati, nulla di nuovo sotto il sole, questo si ma quello che c'è è sicuramente piacevole da ascoltare, in definitiva, bravi Inner Quest, complimenti.

80/100


Riccardo Barbiera: Batteria
Emanuele Carrubba: Basso
Giuseppe Carrubba: Tastiere
Giuseppe Di Sparti: Chitarra

Anno: 2008
Label: Autoprodotto
Genere: Progressive Metal/Instrumental

Tracklist:
01. Apophis 2036
02. September Stars
03. Last Planet
04. Strange Sensation

Sul web:
Inner Quest
Inner Quest @MySpace

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