I Lena’s Baedream sono una Rock band fondata a Parma nel 2003 dal chitarrista Nicola Briganti.
Tra il 2008 e il 2009 producono un EP, vincono Rock Targato Italia XX e affrontano un lungo tour. A fine anno trovano un’etichetta, la Zeta Factory, che decide di dar loro fiducia. Nell’Aprile 2010 esce quindi il loro disco d’esordio: Memo–Love Chronicles. Si tratta essenzialmente di un lavoro di Rock canonico, pescato a piene mani dalla scena Grunge. Insomma, le sonorità non sono particolarmente fresche ed originali, niente di nuovo sotto il sole (com’era lecito aspettarsi). Tuttavia, i cinque ragazzi parmensi riescono a mettere insieme una decina di brani veramente potenti e ben riusciti. Le abilità di Briganti - protagonista assoluto - non sono trascurabili (“D.”, “Overture”), infila una serie di riff perfetti che insieme alla ritmica solida di Gabriele Anversa sono le fondamenta su cui si costruiscono le morbide strutture vocali di Cristian Ferrari. Questa mescolanza di suoni poderosi e voce tenue si dimostra azzeccata e produttiva: “Equal To 0” è veloce e dinamica, ma non dimentica la giusta dose di melodia; stessa cosa per “Attitude to cry“, una pioggia di distorsioni e ritmi potenti che sa convivere con l’appeal orecchiabile del cantato. La cover “Missing” inserisce vocalizzi vellutati in un panorama sonoro piuttosto ruvido. Le doti vocali di Cristian Ferrari si fanno valere anche in “Lover”. L’episodio migliore è sicuramente “Chewing Razorblades”, grazie ad una linea vocale super orecchiabile ed epica, unita al riff di chitarra in pieno stile anni ’90: veramente ottima. Le chitarre regnano sovrane in brani come “Dawn” e “You got pills, I got speed”, vere e proprie ondate di distorsioni, ma non per questo caotici o sconclusionati. La band compone bene, ha discrete capacità, ma soprattutto concretizza con ordine e disciplina. Le canzoni sono razionali ed efficienti. Questo è il maggior pregio, ma anche il maggior difetto del disco. La formula musicale è ben congeniata e messa in pratica con grande cura, ma è proprio la mancanza totale di imprevedibilità a rendere il disco eccessivamente lineare ed omogeneo. I brani sono di buon livello, ma ricalcano troppo fedelmente sempre il medesimo stile. Questa carenza non rovina certo un lavoro di qualità, ma il futuro può essere stimolante espandere le proprie influenze, in modo da utilizzare le spiccate capacità dei singoli per creare qualcosa di più variegato. 65/100
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Nicola Briganti: Chitarra solista e cori Anno: 2010 |