Sulla scia (creativa e commerciale) di fenomeni da classifica come Lacuna Coil e Evanescence, arrivano al debutto i milanesi Ravenscry, con un album dove il dark metal e un certo gusto per le melodie (ed il look) gotico si mixano perfettamente, per un lavoro a dire il vero (lo anticipano), senza infamia e senza lode.
One Way Out raccoglie a se 12 canzoni melodicamente circolari e piacevoli, dove la voce di Giulia Stefani ben si amalgama alle tessiture musicali del resto della band, riscontrando un certo gusto per atmosfere malinconiche e liriche, abbastanza classiche per il genere qui proposto. Dicevamo di un lavoro senza infamia e senza lode, e cosi è quando si conclude l'ascolto di questo disco, ben prodotto ed equilibrato nel mixaggio, ma somma stilistica perfetta e scolastica delle due bands citate ad inizio recensione. L'opener "Calliope" e il singolo apripista "Nobody" sono a tutti gli effetti ottime songs, dove la parte strumentale lavora di fino senza sprecarsi in inutili tecnicismi (azzeccati tutto sommato, anche i copiosi inserti elettronici che spesso arricchiscono il muro sonoro), ma il resto della raccolta si divide tra una sufficienza e una mediocricità compositiva che si spera possa essere ridotta al minimo nei lavori futuri del quintetto lombardo. Troppi infatti i brani che puzzano di riempitivo lontano un miglio, per un album che dura ben 50 minuti, ma alla fine "Embrace" ed il refrain tenebroso di "This Funny Dangerous Game" risultano godibili e con qualche spunto da mettere in nota. Un album riuscito a metà questo One Way Out, che farà la gioia dei fan di un certo metal (volutamente) desolato e mesto nelle vocal line ma che dimostrano allo stesso tempo la voglia di togliere le ragnatele (ampio uso di synth e programming) da un genere che può offrire ancora prodotti musicali carichi di emozionalità (cosa che per adesso ai Ravenscry riesce solo in parte). 60/100
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Giulia Stefani: Voce Anno: 2011 |