Quando Slash annunciò circa un anno fa di avere in cantiere la sua prima prova da solista della sua carriera, nel giro di pochi giorni attirò intorno a se un'attenzione mediatica rilevante, mantenuta intatta fino alla sua uscita.
Il motivo è abbastanza semplice: non solo nell'immaginario Rock attuale è uno dei chitarristi più apprezzati e ripresi, ma con i Guns N' Roses 23 anni or sono è stato autore di uno dei dischi più venduti e importanti della storia della musica moderna. Finito il suo "appetito per la distruzione", a metà anni '90 fondò il progetto Snakepit, con la quale incise due dischi molto belli ma sfortunati dal punto di vista delle vendite. In tempi più recenti, è stato anche fondatore dei Velvet Revolver, progetto meno rilevante artisticamente parlando, ma di ottimo successo commerciale. Proprio in seno ad un pausa (aka, ricerca di un nuovo cantante che ancora non c'è) di quest'ultimi, Slash ha chiamato a se una serie di all stars del Rock/Metal mondiale per dare ad ogni pezzo un taglio diverso e aprire a pieno il ventaglio dei gusti di chi potenzialmente, comprerà o ascolterà questo disco. Il risultato finale? Se siete curiosi, continuate a leggere... Sostanzialmente, questo atto primo del chitarrista nato in Inghilterra 45 anni fa è un tentativo sterile ed annacquato di rinvigorire e aggiornare i fasti dell'Hard Rock di fine anni '80, mortificando anche molte guest. Non tutti i pezzi sono da buttare, ad esempio l'opener "Ghost", che vede alla voce Ian Astbury dei Cult è assai gradevole e carica di un bel groove, ma quello che alla fine dell'ascolto di queste 14 tracce manca pesantemente, è almeno un ritornello killer, di quelli che rimangono in testa, ma sopratutto manca un brano che emerge sopra gli altri, una smash hit per utilizzare un termine tecnico. Se vi domandate cosa ci incastri ad esempio Fergie dei B.E.P. con gli altri nomi della tracklist sappiate che non siete i soli, la sua "Beautiful Dangerous" è assai sterile (le perplessità maggiori giungono da un arrangiamento elettronico che appiattisce le chitarre) e l'inciso delle strofe rimanda non poco a "We Will Rock You" dei Queen, ma se non bastasse sappiate che è anche presente nella bonus track "Paradise City" (si proprio quella!) insieme ai Cypress Hill. Tra tanto imbarazzo però salviamo il Blues di "By The Sword" con un Andrew Stockdale in ottima forma vocale, la cupa "Crucified The Dead" col "madman" Ozzy Osbourne (non sarebbe male sentire un pezzo cosi bello tirato e ben cantato nel suo prossimo disco solista), e la ballata "Starlight" con Miles Kennedy. Il resto è tutto tra il mediocre e l'evitabile, in alcuni casi anche peggio. Il rammarico più grande per chi scrive, sta nel fatto che i 2 pezzi più belli dell'intero lotto siano bonus track destinate solo a determinati paesi. "Baby Can't Drive", inclusa nell'edizione inglese vede come ospiti Flea dei Red Hot Chili Peppers e l'ex Guns - Steven Adler, per un brano puramente Hard che ci rimanda indietro ai bei tempi degli Snakepit, e "Chains And Snake", inclusa nell'edizione australiana e che vede ospite un Nick Olivieri in salsa Horror Punk per un brano tiratissimo dove finalmente la parte strumentale incide in tutti i suoi partecipanti (da ricordare in tal senso, l'ex Nine Inch Nails - Josh Freese alla batteria e l'ex bassista dei Jane's Addiction - Chris Chaney. Concludendo, Slash e un debut album pieno di esercizi di stile, e la parata di stelle che solo uno come Slash si può permettere, aiuteranno dal punto di vista commerciale, ma non dal punto di vista artistico. per un lavoro senza mordente, che difficilmente verrà apprezzato dai fan di vecchia data del guitar hero che che potrebbe donare un pubblico occasionale di rilievo. Discutibile, spesso noioso, inconcludente. E sinceramente, avrei pure potuto sparare a 0 sulla copertina, ma non me la son sentita. Sarà per la prossima. 53/100
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Slash: Chitarre Anno: 2010 |