Brigate del metal esultate, la Strana Officina è tornata!
La storica formazione livornese, la prima ad aver proposto un sano, roccioso e monolitico heavy metal inizialmente in italiano è di nuovo tra noi e lo è per restare, per riprendersi quello che gli era stato tolto, sia chiaro. Dopo la reunion dello scorso anno ai Gods Of Metal, il robusto vocalist Daniele Ancillotti, insieme al fido bassista Enzo Mascolo, supportati dai figli degli storici fratelli Cappanera, ritornano sul mercato con questo The Faith: non un vero album di inediti, ma praticamente una compilation con il meglio prodotto dalla band dal loro primo storico E.P. omonimo sino al capolavoro del 1988 Rock’n’Roll Prisoner, risuonati e riarrangiati (da qui la personale scelta di non dare un giudizio estremamente alto alla release). Ma adesso, un po’ di storia. La Strana Officina nacque per mano di due fratelli carpentieri, Fabio e Roberto Cappanera intorno alla seconda metà degli anni ‘70, proponendo da subito un rock duro di chiaro stampo britannico (quella che poi diventerà la New Wawe Of British Heavy Metal) e dopo l’ingresso del già citato “Bud” Ancillotti al microfono nel 1982 cominceranno a scrivere un’importante pagina dell’heavy metal nostrano, grazie ad una serie di E.P. autoprodotti ed un album sul finire della decade che fece si che il loro monicker rimanesse indelebile nel cuore di tutti i defender di casa nostra. Purtroppo, nel luglio del 1993 i fratelli Cappanera perderanno la vita in un incidente stradale (qui va ricordato anche Marcello Masi, seconda chitarra a partire dal 1982 ed anch’esso deceduto nel 1984) e la band, dopo aver rilasciato una raccolta dal nome Una Vita Per Il Rock, decide di sciogliersi nel 1995. Undici anni di doloroso silenzio, alla ricerca dei loro dischi e di notizie sul web nella speranza di rivederli su un palco, cosa che (grazie a Dio, permettetemi di dire) si è avverata appunto nell’edizione del 2006 del famoso festival Gods Of Metal, in una giornata per loro a dir poco trionfale. The Faith, insomma, è stato il passo naturale di una band stanca di vivere del proprio culto e pronta a rimettersi di nuovo in gioco e visti i risultati, l’operazione pare riuscita molto bene. All’interno delle quindici tracce di questo come back tutta ( o quasi) la storia della band, da quella “Metal Brigade” che chiudeva gloriosamente The Ritual del 1986 passando per grandi classici della band, come “King Troll”, “Unknown Soldier” e “Rock’n’Roll Prisoner” per arrivare alle italiane e bellissime “Profumo di Puttana” e “Autostrada dei Sogni”, in realtà uno dei due pezzi inediti su disco insieme a “Officina” e che offre una delle migliori liriche da loro mai composte. Da applausi tutta la prestazione della band, che dona nuova linfa ai pezzi con arrangiamenti moderni ma senza facili modernismi, rimembrando con grande convinzione il loro glorioso passato ma senza sedersi sugli allori, con Rolando e Dario che raccolgono la pesante eredità dei genitori senza scadere nel deja-vu e con Daniele Ancillotti che non ha perso niente dello smalto delle sue storiche prestazioni (sentire la ballata “Don't Cry” per credere). Peccato che nella tracklist manchi il remake del loro primo straordinario singolo, la saxoniana “Non Sei Normale” che diede per certi versi il via al movimento metallaro italico. Un elogio particolare va fatto però all’etichetta My Graveyard Production, che dopo aver fatto riemergere poco più di sei mesi fa un’altra formazione seminale come i Crying Steel adesso ci “regala” un’altra gemma, da custodire con grande cura. In attesa di un nuovo album di inediti, che in virtù dei nuovi consensi non tarderà ad arrivare, questo dischetto può essere considerato sia un’ottimo antipasto che un buon punto di partenza per tutti coloro che si vogliono avvicinare alla musica di questi toscanacci dalla pelle dura e dal cuore di metallo. Inchino doveroso. 80/100
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Daniele “Bud” Ancillotti: Voce Anno: 2007 |