Stecca, la prima. A volte è bello ritrovarsi davanti agli occhi qualcosa di familiare, qualcosa che i nostri sensi possano percepire e riconoscere in un attimo.
Perché rende più semplice ed immediato l’approccio, perché rafforza le nostre certezze. Ma capita spesso che la familiarità diventi un limite alla grandezza dell’oggetto della nostra indagine, che limiti lo stupore, che non sorprenda. Stecca. Il primo album omonimo del cantautore reggiano Stefano Bertolani, prodotto da due nomi illustri nella storia del rock in Italia (Mel Previte e Daniele Bagni, ex compagni di Ligabue e Litfiba), è familiare. E rassicurante. Tutto è dove te lo saresti aspettato: alcuni diranno che “così è il rock!”, ma non possiamo esimerci dal constatare l’effettiva difficoltà che riscontreremmo nel collocare questo album in uno scaffale diviso per anno di uscita. Che Stecca sembri un disco del 1996 non dev’essere per forza un aspetto negativo. Che sia ben prodotto e registrato è innegabile, così come, purtroppo, che i testi non dicano niente. Donne, amori, birra, tutto sembra ridotto a misero riempimento di una trama musicale fatta di qualche SOL-DO e alcuni riff interessanti: a 32 anni, ci auguriamo che il buon Stecca abbia la voglia di cimentarsi, già dal prossimo disco, in qualcosa di più maturo e personale. In conclusione, un disco sufficiente a livello musicale, ma deludente nelle liriche (e nel progetto grafico). Correggio, la cittadina emiliana dove è stato registrato il disco, rischia di assumere una doppia accezione negativa: oltre a rappresentare una deformazione della classica “flatulenza”, rischia seriamente di diventare (se non lo è già) la patria di una serie di cantautori incastrati in un genere revivalistico e chiuso su sé stesso, all’ombra del “Liga”. 58/100
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Stefano Bertolani (Stecca): Voce e cori Anno: 2009 |