Esce il nono lavoro in studio per uno dei gruppi Prog più significativi del panorama internazionale, il primo senza l'apporto di uno dei componenti storici della band, quel Neal Morse da sempre leader del combo americano ed i "nuovi" Spock's Beard fanno capire, fin dall'inizio, fin dal nome di questo nuovo lavoro la ferma volontà di togliersi l'ingombrante peso dell'ex, fin dal nome che è proprio "Spock's Beard", titolo omonimo quindi, a rafforzare, significare e rimarcare la comunione di intenti della band, il fatto che questo è un disco degli Spock's Beard a tutti gli effetti e questo lo dimostrano non solo con la scelta del nome ma anche con il risultato prettamente musicale ottenuto, decisamente buono.
Questo album riporta la band ai vecchi fasti antecedenti gli ultimi due capitoli, "Octane" e "Feel Euphoria" non proprio completamente fortunati, il suono mantiene il marchio Spock's Beard figlio di quel Progressive Rock che si richiama ai mostri sacri della scuola inglese come Yes e Genesis, aggiungendo sia momenti più tipicamente neo-prog che momenti che decisamente si richiamano alla scuola americana, di cui i Dream Theater, i Fates Warning e gli stessi Spock's Beard sono i punti di riferimento, una frammistione di sensazioni già vista negli ultimi Spock's ma che questa volta assume un contorno forse più preciso ed inquadrato, fornendo al pubblico un suono al tempo brioso, allegro, decisamente aperto con partiture molto ariose e sinfoniche ma anche riflessivo e introspettivo con passaggi molto d'atmosfera, indulgendo spesso in citazioni che vanno dal rhythm'n blues al jazz. Un ottimo riscontro lo possiamo già trovare nel brano di apertura "On a Perfect Day" che riassume nei suoi quasi 8 minuti queste sensazioni di sonorità aperte di orchestrazioni corali ma al tempo stesso molto intime, molto atmosferiche, un apertura di tutto rispetto, che introduce in modo molto accattivante ed accogliente l'ascoltatore all'interno del nuovo lavoro del gruppo statunitense; o come "With Your Kiss" e "The Slow Crash Landing Man" anch'essi brani di ampio respiro, capaci di momenti d'impatto alternati a momenti senz'altro più introspettivi. C'è poi spazio per brani più trascinanti come lo strumentale "Skeleton at the Feast" o "In This Love", per ballad più allegre e briose come "All That's Left" e per quelle più introspettive e tristi come la struggente "Hereafter", per momenti che tendono a portare il suono quasi su binari rhythm'n blues che strappano immediati ricordi e riferimenti ai Deep Purple, come "Sometimes They Stay, Sometimes They Go" e "Wherever You Stand". Ci si avvia alla conclusione con la lunga suite "As Far The Mind Can See" divisa in quattro movimenti, una suite di chiaro stampo Progressive Rock, che alterna poi tutti quelli che sono gli ingredienti di questo lavoro degli Spock's Beard e cioè momenti briosi e di ampio respiro ad altri più intimi, introducendo anche qualche momento di novità come il passaggio Jazz/Fusion di "Here's a Man" o le sonorità corali di "They Know We Know", chiudendo con un altro momento d'impatto come "Stream of Unconsciousness". La chiusura di questo album è affidata all'ottima "Rearranged" che ci trascina con se con il suo ritmo vivace e frizzante. Un vasto campionario di emozioni e di sensazioni svaria lungo tutte le tracce di "Spock's Beard" un album che conferma, semmai ce ne fosse bisogno la grande capacità compositiva e tecnica dei 4 musicisti americani, con un Ryo Okumoto ed un Alan Morse decisamente in grande spolvero, con un Nick D'Virgilio ottimo interprete vocale oltre che pregevolissimo nei suoi ritmi sulle pelli, oltre ovviamente al basso sempre rotondo e puntuale di Dave Meros. Un album quindi che rappresenta un sicuro punto messo a segno dagli Spock's Beard che dimostrano la propria indipendenza da Neil Morse, sfornando un lavoro che nulla ha da invidiare a quelli con l'ex leader. Un album quindi sicuramente consigliato a chi ama il gruppo di Los Angeles e comunque consigliato a tutti coloro che apprezzano del buon Progressive Rock dalle tinte variegate. 80/100
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Nick D'Virgilio: Voce, batteria Anno: 2006 |