Imaginary Diseases è il Petit Wazoo attraverso sette capitoli, tutti inediti e registrati dal vivo a Kansas City, Washington, a Philadelphia, Waterbury e Montréal nel 1972.
Il Petit Wazoo non era mai stato proposto, perciò questa pubblicazione ha qualcosa di sensazionale. In effetti il suono è impeccabile, le composizioni e gli arrangiamenti sono pressochè sconosciuti al grande pubblico, è un lavoro indispensabile se siete amanti della musica di Frank Zappa, poco importa di quale "era" (per tutti gli altri, riaffacciatevi dopo aver ascoltato Waka Jawaka ed Overnite Sensation). Per quanto riguarda la struttura di questa pubblicazione ci sarebbe da fare qualche considerazione. Infatti questa confezione non costituisce in assoluto la migliore formula del Petit Wazoo. Mancano infatti molti tasselli come la splendida ouverture che fu all'epoca I’m Not Satisfied oppure la bozza di Don’t You Ever Wash That Thing? o ancora le parti riorchestrate in Duke Of Prunes ed America Drinks & Goes Home, Little Dots, o ancora i pezzi chiave Cosmik Debris e Montana. Pubblicare materiale d'archivio dovrebbe significare, a mio avviso, rispettarne la storia e, se possibile, preservarne la specificità, l'ambientazione, il suono. Questo è quanto fece Zappa con Bongo Fury e Sheik Yerbouti. Quando si decide di troncare con un insieme di correzioni l'interpretazione di un intero repertorio, in un momento specifico, in una cornice particolare si viene meno alla lezione di Zappa medesimo: curare un'atmosfera quale parte integrante dello spettacolo. In Imaginary Diseases viene in parte meno il valore aggiunto che rese celebre il Petit Wazoo, il costituire una formula caotica all'interno del rhythm’n’blues che segnalava Overnite Sensation ed il jazz di Waka Jawaka. L'esperienza del Petit Wazoo non ebbe vita facile, circa tre mesi. Dopo di essa Zappa metterà insieme nuovamente i Mothers per una tournée mondiale acclamata, con la collaborazione di George Duke, Jean-Luc Ponty, di Bruce Fowler e di Ruth Underwood. Ciò che è risultato importante con il Petit Wazoo è stato il poter constatare quanto Zappa sia stato tormentato dal dubbio in questo periodo, rimaneggiando le parti orchestrali, modificando la struttura dei pezzi, sminuzzando letteralmente i temi per dare forma e correlazione alle strutture musicali nella maniera più audace possibile: Rollo camuffato nel samba di Father O'Blivion su Overnite Sensation, il gran finale di Be-Bop Tango rimodellato sotto i testi di Cucamonga o ancora le venature Stravinsky nel finale del solo di Montana. Anche D.C. Boogie costituisce una versione mutilata di Little Dots in cui il tema era rappresentato da un esercizio di politonalità sulla falsariga di Approximate. In Imaginary Diseases sembra mancare a volte un lavoro filologico, la profondità drammaturgica che era spesso il marchio di fabbrica di un grande compositore e di un genio della messa in scena come Zappa. 70/100
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Frank Zappa: Voce, chitarra Anno: 2006 |