Più di quindici anni fa nasceva un gruppo che porta ancora oggi il vessillo del rock italiano.
Si parla degli Esperia, un nome ripreso da un particolare tipo di farfalla come particolare è il sound che caratterizza la musica di questo gruppo che, tra l’altro, vanta molti anni di live in tutta Italia. Per poter cogliere al meglio il loro stile bisogna subito addentrarsi nei loro lavori: l’obiettivo principale degli Esperia è quello di raccontare le loro esperienze e le loro sensazioni. Questo si realizza nell’album L’odore di vita, che già dal primo brano intitolato “Incontro il destino (di nuovo)”, vede focalizzarsi sul destino di ognuno di noi. Un ruolo importante spetta alla chitarra, con i suoi assoli, che apre anche la successiva “Guardami”, in cui la voce principale viene colorata nella strofa da un buon drumming, mentre nel refrain viene affiancata da una seconda voce. Un gioco di riff animato dall’armonica domina in “La bottiglia vuota”, e successivamente l’atmosfera si carica di energia, parola chiave nella song “Anima nuda”. Il ritmo rallenta e lascia spazio alle sonorità più melodiche e tranquille di “Nei tuoi occhi”. Un bel giro di basso apre, invece, l’unica canzone dal titolo inglese “Old dirty boot” che sfoggia un testo più provocante ed un sound saggiamente meno pulito. Si prosegue con “Il re del nulla”, dove viene narrata la storia di un re e di un amore che uccide l’amore. In seguito vi è “Il maestro” che già dall’inizio presenta un ritmo composito che rianima l’orecchio dell’ascoltatore per prepararlo alla title track, “L’odore di vita”, che vuole essere un omaggio da parte della band al maestro del blues Robert Johnson. Efficaci i passaggi in inglese e l’armonica che dà un tocco folk al brano. Le sonorità cambiano nella canzone seguente “I miei passi”, molto riflessiva e ricca di riff. A chiudere l’album c’è “Aggressivo e retrattile” che già dal titolo si mostra come una song grintosa dove riappare il gioco di voce che tanto caratterizza il modo di cantare degli Esperia. L’odore di vita è il risultato di un lungo lavoro fatto dal gruppo per modellare in modo più personale un sound che ha comunque radici classiche , ma che ha portato senza dubbio buoni frutti. 69/100
|
Andrea Rossi: Voce Anno: 2010 |