Dopo lo splendido Epos dello scorso anno, che con una sola traccia omonima andò a definire in maniera nitida e perentoria la proposta della band, ritornano sulle scene i Darkestrah, una delle realtà migliori ma allo stesso tempo snobbata del panorama Black Metal moderno.
In questi 12 mesi però, son cambiate alcune cose: innanzitutto la line-up ha subito l’ennesimo ritocco, portando il numero di elementi a 6, cosi come c’è stato il cambio di label. Solo la qualità è rimasta inalterata. Infatti The Great Silk Road è l’ennesimo splendido lavoro dei 6 blacksters, dove la malignità e la freddezza delle canzoni qui presenti è portata a livelli estremi, aumentando se possibile, anche la dose folk\pagana che contraddistingue la band del Kirghizistan. Basterebbe lo stacco melodico fatto di chitarra acustica a metà pezzo di “The Silk Road”, brano arricchito in partenza anche da archi e tastiere che tessono una melodia oscura per la voce di Kriegtalith mai cosi espressiva e lugubre, e dove c’è spazio anche per un motivetto orientaleggiante, come a rievocare certe tradizioni musicali della propria cultura, per capire a cosa di va incontro. “Inner Voice” risulta più spigolosa: parte lieve ed eterea per poi esplodere in un riff ossessivo e ben articolato di chiaro stampo Darkthroniano. L’allargamento della formazione ha portato grossi benefici al songwriting, adesso ancora più articolato e complesso, ricco di sfumature melodiche ed orchestrali, senza però mai tralasciare l’aspetto più cupo e tradizionalista della scena, che qui attinge a piene mani verso i fenomeni scandinavi di fine anni ’80. Anche la produzione è nettamente migliore rispetto alle ultime uscite, col mixaggio degli strumenti azzeccatissimo che accentua anche un certo gusto per gli inserimenti elettronici di Resurgemus. Dopo un’altra mitragliata con “Cult Tengri” ed i 18 minuti abbondanti di “Kara-OY”, introdotta da un violino e da cori spaventevoli, si chiude con i 120 secondi di pura ambient con “The Last Step”, che concede il sereno dopo la tempesta dei 4 brani precedenti. In conclusione, questo The Great Silk Road è un piccolo capolavoro di metal estremo dove i Darkestrah si presentano ancora una volta come una delle formazioni della scena più complesse e ricche di evocazioni verso le proprie origini, pur avendo tutte le caratteristiche delle migliori formazioni europee. Al momento di andare in stampa, uno dei migliori dischi Black Metal dell’anno. 88/100
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Asbath: Batteria e percussioni Anno: 2008 Sul web: |