Home Recensioni Album Monkey Diet - Ant Death Spiral

Monkey Diet
Ant Death Spiral



Bolognesi di origine, i Monkey Diet sono un trio basso-batteria-chitarra composto da Daniele Piccinini, talentuoso bassista dall'anima jazz con aneliti di synth, da Gabriele Martelli, chitarrista "di precisione" e da Roberto Bernardi che con la sua batteria scandisce il tempo in modo perfetto non lesinando incursioni soliste. La band propone un funanbolico mix di rock/jazz/metal, progressive e psidechelia, con venature fusion che non lascia indifferenti.

Sin dal primo ascolto le complesse composizioni - che mantengono miracolosamente un’aria di immediatezza con retrogusto di spontaneità da clinic - ci portano una rara maestria tecnica ed uno spiccato gusto melodico. Il loro sound è caratterizzato da un “continuum” di forte impatto sonoro, senza nessuna esitazione, senza nessuna nota lasciata al caso e nessun tentennamento. Note che si incastrano perfettamente in modo orchestrale, dove ogni strumento ha a sua linea che assieme alle altre producono alchimie armoniche anche complesse, rese talvolta drammatiche da distorsioni vocali e fusioni stoner e doom.
Innestati in un albero genealogico fatto di radici solide – King Crimson, Black Sabbath, Deep Purple – e ricco di ramificazioni prog rock e jazz, i Monkey Diet propongono una musica colta, fatta di rimandi al passato e reinterpretazioni che non sono mai copia ma ispirazione. Composizioni che sembrano nascere dal caso e si sviluppano in un percorso che man mano si riconosce e percepisce. In questo loro secondo album la traccia che preferisco è “Sleeping Sand, Silent Cloud” in cui una incisiva batteria sostiene i molteplici e ripetuti riff di chitarra mentre il basso crea un solco sonoro che spesso assume una posizione dominante sugli altri strumenti. Pregevole la parte centrale del brano con un’un’unica nota parkinsoniana di synth che mantiene l’equilibrio alle improvvisazioni soliste.
Belli anche gli altri brani, forse solo da raffinare a livello sonoro in certe parti di batteria con troppo rullante e poca potenza visto l’atmosfera volutamente dark e noir che la band persegue: una sonorità piena di nebbia, inesorabile, da moderna Sin City.
Nulla di compromettente però. Convincente il jazz rock di “Ant, Death, Spiral”, con cambi di tempo e di ritmo di chitarra e synth che impreziosiscono l’ascolto soprattutto nella seconda parte del brano, accurata “Hungry Horace” che apre l’album facendo subito capire a cosa si sta andando incontro ed infine delicata nella sua essenzialità “Marsquake”.
Un Hard rock a tinte scure sulla via del prog nordico a me tanto caro, compreso la “ghost trace” in fondo all’ultima traccia (la 6) che ci lascia in bocca un sapore di psidechelia sicuramente da coltivare e  sviluppare in futuro.
Da rimarcare anche la bellissima art graphic di Russ Mills che ricorda le fantasmatiche figure di Giacometti e rinnova gli antichi fasti di tante cover del prog storico.
Un lavoro affascinante, con ancora spazi di perfezionamento, che richiede più ascolti per essere apprezzato pienamente. Complimenti.






Gabriele Martelli -  guitars and synths
Daniele Piccinini - bass and synths
Roberto Bernardi - drums

Anno: 2023
Label: Black Widow Records
Genere: Hard Prog Rock

Tracklist:
01. Hungry Horace 6:02
02. Ant Death Spiral 7:13
03. Sleeping Sand, Silent Cloud 10:05
04. Marsquake 5:04
05. Raptus 3:48
06: Special Order 6:52














Banner

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei “social plugin”. Se vuoi saperne di più sull’utilizzo dei cookie nel sito e leggere come disabilitarne l’uso, leggi la nostra informativa estesa sull’uso dei cookie .

Accetto i cookie da questo sito.