Il rock progressive ha sempre avuto un seguito appassionato in Italia e la band torinese Syndone ne è un brillante esempio. Con il loro nuovo album "Dirty Thirty 1992-2022", celebrano i trent'anni di carriera con una collezione di brani che cattura l'essenza del loro viaggio musicale riproponendo brani composti nel passato con rivisitazioni e suoni attuali. Syndone è una band formata nel 1989 da Nik Comoglio, tastierista e principale compositore, che non si è mai fermato e crogiolato nei ricordi e negli anni 2000, dopo un periodo di inattività, è tornato sulla scena musicale riportando con sé un suono ricco di influenze classiche, jazz e sinfoniche. Lo accompagnano nell’avventura Riccardo Ruggeri con le sue doti vocali sopraffine e la spiccata capacità compositiva, e i non meno abili cesellatori di suoni Marta Caldara (vibrafono e tastiere), Gigi Rivetti (al piano e alle tastiere elettroniche), Simone Rubinato (al basso e alla chitarra) e Ciro Iavarone (alla batteria e percussioni). Questo loro ultimo album rappresenta non solo un traguardo temporale ma anche un'evoluzione del loro stile che lascia davvero il segno. Si apre con "Dirty Thirty: The End of My Love", un'introduzione allo stesso tempo dolce nella ballad di partenza di voce e piano e potente nel crescendo maestoso che mette subito in evidenza l'abilità tecnica dei musicisti e la ricerca di complessità delle composizioni. La fusione di melodie elaborate e ritmica prosegue con brani come "Fight club" e "I spit on my virtue " che trasportano l'ascoltatore in un viaggio sonoro attraverso cambi di tempo e atmosfere mutevoli, spesso spiazzanti per gli inserti di matrice introspettiva e crepuscolare. Una musica dove varie influenze si mescolano con un unico obiettivo: alternare pathos ad adrenalina. E poi ci sono le reinterpretazioni di brani storici, come ad esempio "Valdrada's Screen" che propone un classico dei Syndone (il brano Spleen dall’omonimo album del 1992) facendolo dientare un funky tirato, quasi ballabile, che pur non raggiungendo i contrappunti dell’originale ne ammoderna l’ascolto (e forse lo semplifica alle orecchie di oggi). Oppure "Mary Ann", anch’essa originariamente apparsa in Spleen con il titolo Marianne, che presenta arrangiamenti più complessi e una produzione più raffinata, mostrando la maturità acquisita dalla band nel corso degli anni. In particolare, apprezzabili i momenti centrali del brano dove le tastiere fanno da controaltare alla sezione d’archi. O anche "Thousand Times I Cried" restyling della inconfondibile “Proverbi” dall’album Inca del 1993. Questa nuova versione, leggermente rallentata, approfondisce e arricchisce l'arrangiamento musicale con ulteriori dettagli che ne esaltano l'atmosfera contrappuntistica… |
SYNDONE
Line-up / Musicians Nik Comoglio: composition, orchestration, Hammond, Juno dist, Moog, Mellotron, keyboards Tracklist 1. Dirty Thirty: The End of My Love (5:01)
Pubblicazione: 2023
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