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Dream Theater
Parasomnia

Da tempo si aspettava il nuovo disco (il 16°) dei Dream Theater dopo il ritorno del batterista Mike Portnoy nella band che aveva lasciato ai tempi di “Black Clouds & Silver Linings”. Finalmente il 17 febbraio è uscito e l’attesa non è stata vana visto che risulta essere il disco più venduto in Italia nella settimana della sua uscita.

A parte questa performance, è doveroso precisare che, sebbene questo disco non si avvicini ai mitici capolavori che la band ha regalato negli anni Novanta, e nonostante sia attraversato da un impulso creativo piuttosto mediocre, riesce comunque a distinguersi dalle ultime produzioni meno riuscite del gruppo. Va riconosciuto che i Dream Theater non si sono limitati a svolgere un semplice compito, ma hanno investito impegno e lavoro, cercando di recuperare con nostalgia lo spirito dei tempi passati, soprattutto grazie al ritrovato "feel" e al sound "old school" che Portnoy ha sapientemente e scientemente riportato.
"Parasomnia” è un album a tema ambizioso, che si propone di esplorare in ogni brano un diverso disturbo del sonno: dagli incubi generati dallo stress, alle apnee notturne, fino alle camminate da sonnambulo.
Dal punto di vista sonoro, l’album si distingue per un’atmosfera oscura e dinamica, ricca di riferimenti al passato e di sfumature che emergono ascolto dopo ascolto. Si apre con i rumori di una persona che rientra a casa e si prepara a dormire, per poi immergere l’ascoltatore in un motivo arpeggiato che funge da filo conduttore del disco perché ripreso con sfumature diverse nei vari brani. Ciò che segue è un vortice asfissiante di riff velocissimi, una batteria implacabile e strumenti che entrano in scena in improvvise alternanze, quasi come fosse una competizione tra i membri della band per affermare la propria presenza. La musica è muscolare, dura e intensa, con poche oasi di tranquillità a fare da contrappunto.
La chitarra di Petrucci si distingue per la sua fluidità e limpidezza, sebbene l’eccessivo ricorso a inserti solistici – una pecca condivisa con gli altri membri della band – finisca per indebolire leggermente la coesione strutturale dei brani. Ottimo anche il contributo di Rudess alle tastiere, fresco e perfettamente integrato nei pezzi, con armonie che a volte ricordano più i Liquid Tension Experiment che i Dream Theater. Un po’ in ombra, invece, è il basso di Myung, che nel missaggio tende a confondersi e a essere sovrastato dalla batteria. Quanto alla voce di LaBrie, pur rimanendo sufficiente, risente ormai di un’estensione più limitata, che lo costringe a semplificare le linee melodiche e a restare confinato in un range dinamico che, a lungo andare, risulta appiattente e poco coinvolgente.
The Shadow Man Incident” è senza dubbio il pezzo migliore del disco: una suite di oltre 19 minuti che chiude l’album in grande stile. Per rappresentare “l’uomo nero”, l’incubo notturno di ogni bambino, il brano esordisce riprendendo il motivo introdotto nell’apertura dell’album, “In the Arms of Morpheus”, altrettanto meritevole. La suite si sviluppa poi attraverso diversi movimenti, con chiari riferimenti e richiami al passato, in particolare a “Metropolis Pt. II”: un andamento marziale, seguito da un maestoso assolo di Petrucci, arricchisce l’ascolto, proiettando l’ascoltatore in un volo senza controllo, sospeso tra correnti d’aria fatte di note, melodie cicliche e virtuosismi strumentali. Per il resto, si tratta di una normale amministrazione per una band come i Dream Theater, con un andamento a tratti monocorde ma vivacizzato da momenti sorprendenti, come l’atmosfera ecclesiastica di “Are We Dreaming?” o la chitarra marcia dell’incipit di “Bend the Clock”, una classica ballad che evoca atmosfere degne della colonna sonora della fiction Rocco Schiavone.
Anche la parte grafica dell’album, come sempre, è molto curata: la copertina si presenta quasi monocromatica, con uno stile che ricorda da vicino quello di “Black Clouds & Silver Linings”. Al centro dell’immagine, una bambina sonnambula spiritata nella notte evoca una versione dark e contemporanea della copertina di “Images and Words, perfettamente in linea con il tema del concept.
Nel complesso, un disco che non è né carne né pesce, sospeso tra una ritrovata vena creativa e un mero esercizio di stile. Suonato in modo impeccabile, ma a tratti monotono, nonostante regali qua e là perle di virtuosismo e inventiva. Un album comunque astuto, che gioca abilmente con sonorità e strutture musicali che richiamano la golden age della band, riuscendo così a rallegrare le orecchie dei fan più affezionati.




DREAM THETER
Parasomnia

James LaBrie: Voce
John Petrucci: Chitarre
John Myung: Basso
Jordan Rudess: Tastiere
Mike Portnoy: Batteria

Tracklist:

01. In the arms of Morpheus
02. Night terror
03. A broken man
04. Dead asleep
05. Midnight Messiah
06. Are we dreaming?
07. Bend the clock
08. The shadow man incident

Pubblicazione: 2025
Label: Inside Out Music / Sony Music
Genere: Heavy Rock / Heavy Prog


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