Terzetto nato da una costola dei più noti Circus, gruppo svizzero di prog pregevole e ricercato (qui una monografia della band a firma di chi scrive), i Blue Motion se ne discostano di molto, musicalmernte parlando. Complessivamente, l’opera è caratterizzata da una proposta strutturata su tematiche mai lineari, a tratti forse anche avanguardistiche. Dodici brani di durata variabile tra i 37 secondi e i 4 minuti, fatta esclusione per “Stromboli” e “Stonehenge”, di più lunga estensione, entrambe poste strategicamente in apertura di ogni lato. I pezzi brevi traggono spunto da suggerimenti di brevi temi e/o idee musicali che paiono mai completamente sviluppate, apparentemente del tutto incompiute (ne sono un esempio “Fingers I”, “Motions”, “Fingers II”). Una scelta sconcertante che può tramutarsi, inevitabilmente, in una minor fruibilità del prodotto finale. Le due mini-suite sopra citate, per contro, si presentano con temi maggiormente sviluppati, sebbene sempre attestati su livelli di difficile assimilazione. Indiscussa la perizia tecnica dei musicisti impiegati: il tappeto percussivo creato dal bravissimo Hauser alla batteria e allo xilofono, sempre molto tecnico nelle sue prestazioni, è arricchito dalla perfetta interazione con gli altri due componenti, che si alternano fra piano e synth. Un lavoro coraggioso e pregevole che però (è doveroso avvertire), potrebbe risultare ostico. giacchè vi si propone un messaggio musicale che ha il potenziale di spiazzare anche dopo diversi ascolti ma che conserva una creatività innegabile, molto propensa alla soggettivizzazione. L’album è peraltro oggi di difficile reperibilità, peraltro a prezzi molto elevati (più facile rintracciare la ristampa in CD del 1992 ad opera della Laser's Edge). |
Stephan Ammann: tastiere Anno: 1980 |