“Untitled Epic” poi “Amazing Pudding” sono stati i titoli del brano che costituisce l’ossatura di quella che oggi conosciamo come la suite “Atom Heart Mother”. Già all’epoca della direzione Barrettiana era costume dei Pink Floyd rodare le nuove composizioni inserendole nelle scalette dei concerti, l’improvvisazione era un elemento fondamentale della scrittura del gruppo e questa consuetudine rimase per vario tempo nei costumi del quartetto anche con il subentro di David Gilmour. In particolar modo, essendo venuta a mancare una guida chiara che indicasse la rotta alla band, l’accostamento di vari spezzoni emersi dalle improvvisazioni del quartetto, sembrava essere una modalità creativa di costruzione dei brani efficiente, un modello che, paradossalmente, è anche alla base del loro ultimo lavoro.Malgrado le ovvie restrizioni dell’industria discografica degli anni 60 i Pink Floyd avevano forzato le durate dei loro brani sui 33 giri già con Syd Barrett in The Piper at The Gates of Dawn (1967) con la mitica “Interstellar Overdrive” (9:41) e l’anno successivo in A Saucerful of Secrets con la minisuite omonima di 11:57. Sulla sezione live di Ummagumma (1969) i Pink Floyd, immediatamente post-barrettiani, ci mostrano a quali dilatazioni giungessero dal vivo le strutture dei loro brani, lunghe improvvisazioni oniriche con esplosioni energetiche attorno a pedali o riff modali. Lo sviluppo di “Amazing Pudding” avviene in questa fase ed è quindi una successione di temi e di assoli elaborati collettivamente. Nel marzo del 1970 il gruppo inizia a registrare negli studi EMI di Abbey Road: sulla struttura originaria di “Amazing Pudding” interviene l’apporto determinante di un compositore sperimentale, che aveva già collaborato con Roger Waters per la musica di “The Body”, Ron Geesin, che avrà la capacità e la lungimiranza di aggiungere al materiale di partenza parti orchestrali e di coro di estrema originalità. La suite di 23 minuti e 51 secondi si apre con una introduzione che espone un tema di fiati senza la base ritmica con un arrangiamento non esente da dissonanze che si ripropone nel break della sezione successiva quando i fiati espongono un tema epico, che ricalca la melodia originaria di organo di “Amazing Pudding”. Su “Mind Your Throats, Please” il brano assume contorni ancora più sperimentali, si entra in un movimento fatto di loop, effetti sonori e nastri manipolati, spezzoni dei movimenti precedenti trattati, un’ irruzione in territori non lontani dalle esperienze della musica contemporanea per nastro magnetico. Il primo elemento che emerge dall’ascolto di “Atom Heart Mother” è che il brano non ha nulla a che vedere con nessuno dei tentativi precedenti e successivi intentati da un gruppo rock di interazione orchestrale e di realizzazione di suite. Nessun tentativo di sbalordire con tecnicismi, nessuna citazione neoclassica, nessuna tendenza imitativa: la suite dei Floyd è un brano che ha una propria identità in cui sono evidenti le personalità degli autori, Geesin da un lato e la band dall’altro. La natura stessa del tentativo musicale rappresentato dalla suite la rende una vera pietra miliare, che mette in luce le possibilità sperimentali del rock. Il lavoro si chiude con un altro brano sperimentale “Alan's Psychedelic Breakfast” diviso in tre sezioni, che alterna rumori concreti d’ambiente a piccole sezioni suonate. Già nella suite della titletrack e in Ummagumma i Floyd avevano fatto largo uso di rumori ambientali, ma su questo brano assumono un livello determinante all’interno della scrittura. I suoni concreti, infatti, pur mantenendo una funzione didascalico-figurativa rappresentano elementi centrali della scrittura della composizione. Un’ulteriore considerazione va fatta sulla grafica dell’album. I primi lavori del gruppo proponevano delle immagini trattate e deformate in pieno gusto psichedelico, legate ancora ad un formato di copertina tipico degli anni '60. Nel 1968 già i Beatles con il loro White Album avevano operato un taglio netto fra l’immagine dei componenti del gruppo e la cover-art, forse ispirati dalle idee avanguardiste di Yoko Ono. Il disco dei Fab Four rivoluziona completamente la funzione commerciale della copertina e del packaging nel sistema di merci capitalista, ponendo l’idea estrema dell’annullamento dell’immagine come mezzo di connessione fra contenuto e fruitore. I Pink Floyd, attraverso l’innovatività delle idee di Hypgnosys, propongono una filosofia dell’immagine in cui la figura dei quattro musicisti è completamente assente, sostituita da icone e fotografie caratteristiche e allo stesso tempo enigmatiche, che lasciano al fruitore una molteplicità di possibili letture. La mucca sulla copertina di Atom Heart Mother diviene quindi identificativa del prodotto musicale, che in assenza di altri nessi al nome del gruppo e ad immagini dei suoni componenti, ne diviene l’emblema, l’icona di riferimento. L’impatto si dimostra rivoluzionario, il contenuto musicale, così inaspettatamente anomalo rispetto alle produzioni contemporanee, e la sua cover-art avulsa da riferimenti consueti, si vanno a compenetrare come un’opera unica di pop art. Atom Heart Mother, a prescindere dal giudizio dei suoi autori, avrà negli anni 70 un ruolo importante nella definizione dei perimetri creativi del rock psichedelico e del prog-rock. Anche a distanza di tempo l'opera mantiene intatta la freschezza delle sue sperimentazioni, l’originalità della contaminazione tra rock e musica “colta” che propone è tale che risente meno di altre produzioni del manierismo dell’epoca e resta dopo 46 anni un piccolo capolavoro. |
David Gilmour: Chitarra, voce e batteria su "Fat Old Sun" Dati aggiuntivi:
Lato B |