Nella storia della musica rock molti sono stati i gruppi che nel corso del loro cammino hanno modificato la formazione, ma pochissimi sono stati quelli i cui membri sono stati disco per disco soppiantati quasi tutti. Ciò è quello che è accaduto alla formazione dei King Crimson nei suoi primi anni di vita.
Nonostante l’anomala evoluzione del gruppo, è pertanto quasi incredibile come partendo ogni volta da zero, Robert Fripp sia stato capace di sfornare prodotti più che validi. Larks’ tongues in aspic è il quinto album in studio del complesso musicale inglese ed è risalente al 1973, anno in cui si dovette confrontare con opere del calibro di The dark side of the moon dei Pink Floyd, Brain salad Surgery degli Emerson, Lake & Palmer e Thick as a brick dei Jethro Tull del precedente anno. Abbandonata però l’ispirazione fiabesca di questi primi dischi, i Crimson mutarono radicalmente registro e si presentarono al pubblico con questo LP dai connotati completamente diversi. Le sonorità cambiarono nettamente diventando molto più dure, aggressive ed a tratti ansiogene. Tutto ciò che prima nasceva “schizoide” e si concludeva con toni per così dire “speranzosi”, perse tutte le sue atmosfere “sognanti”, lasciando spazio a sensazioni più materiali e reazionarie che, come emblematicamente accadde in “Larks’ tongues in aspic – part II”, si concretizzarono musicalmente in un conclusivo e liberatorio sfogo finale. Nonostante però questo mutamento, Fripp riuscì a produrre un album che, come In the court of the Crimson king, pose le basi per un nuovo filone musicale. Infatti la sperimentazione fu tutt’altro che abbandonata e il chitarrista si lanciò in una serie di nuove sonorità estreme, che furono poi di ispirazione per i gruppi negli anni a venire. La chitarra venne portata al massimo della distorsione e tutta la gamma di suoni degli altri strumenti non fu mai così dinamica. Tutte le frequenze, in particolare quelle basse, vennero spinte al limite della saturazione, accompagnate dall’esasperata incisività delle percussioni. Queste nuove sonorità furono però interpretate nel migliore dei modi in fase di registrazione e a tutt’oggi Larks’ non sente il peso degli anni, tanto da renderne addirittura difficile la datazione al semplice ascolto. In tutte le tracce divenne tangibile lo sforzo compositivo e la musica fu eseguita secondo schemi ben precisi e calcolati, fin dal più impercettibile dei suoni. Questo nuovo modo di suonare aprì per i Crimson una nuova era musicale, ma i risultati ottenuti con Larks’ non furono però replicati con i due album successivi, che - seppur di buona fattura - persero l’eleganza e la pulizia dei suoni, così come la vena compositiva ed innovativa, lasciando spazio ad improvvisazione ed a sonorità più grezze. Analogamente al capolavoro In the court of the Crimson king, Larks’ tongues in aspic può quindi a tutt’oggi essere considerato una pietra miliare ed un fondamentale punto di partenza nel suo genere e non è forse un caso che, come accaduto solo per il primo album, per il quarantesimo anniversario dalla sua originaria pubblicazione, sia stata ora messa in commercio una edizione speciale composta da un cofanetto che contiene ben 15 dischi, di cui 13 CD, 1 DVD ed un BLU-RAY, ricchi di contenuti speciali, registrazioni dal vivo, interviste, out-takes in studio e oggetti da collezione per i fans, oltre chiaramente alla versione 5.1 curata dall’oramai immancabile Steven Wilson. |
Anno: 1973 |