Dopo tre anni dall’album omonimo, i Dream Theater sono di nuovo sul mercato con il loro quattordicesimo lavoro in studio (considerando anche l’ibrido studio/live A Change of Season).
Una lunga attesa durante la quale critica e fans si sono tenuti impegnati in infinite discussioni, dissertazioni e speculazioni in merito alla bontà, alla validità tecnica ma soprattutto alla futura capacità dei cinque talentuosi di riuscire ancora a far sognare ed inebriare l’immensa platea di appassionati oramai irrimediabilmente catalizzata dai loro eccezionali virtuosismi musicali. Confermata quindi la line-up, che vede oramai per il quinto anno consecutivo e per il terzo album in studio, il bravissimo Mike Mangini alla batteria, degnissimo sostituto di Mike Portnoy (oramai convintamente dedicatosi ad una infinità di altri progetti tra cui Winery Dogs, Transatlantic, Flying Colors, Adrenaline Mob, etc. nei quali, per il dispiacere dei fans, si sta anche prodigando sempre più in esibizioni canore, delle quali si farebbe volentieri a meno). Analizzare e giudicare un disco dei Dream Theater non è una cosa semplice, soprattutto per quanto riguarda quelli che vanno dal 2005 in poi (da Octavarium compreso per intenderci) giacché in passato i nostri amati si sono macchiati di alcune colpe molto gravi: riuscire ad eccellere e generare senza compromessi alcuni tra i più bei capolavori assoluti della musica di tutti i tempi, il che li ha resi immortali ed osannati in ogni dove come innovatori, e senza ombra di dubbio come i maggiori esponenti del prog-metal degli ultimi venti anni. Sto parlando di album come Awake, Metropolis pt.2: Scenes from a memory e Six degrees of inner turbolence, senza contare la suite A Change of Season, l’adolescenziale ma ottimo Images and words ed il cupo ma tecnicissimo Train of thought. Dopo queste opere, tuttavia, si è entrati in una fase molto controversa durante la quale hanno dato vita ad una serie di lavori altalenanti e non sempre del tutto convincenti. Fatto sta che in un modo o nell’altro sono riusciti a tenere alta l’attenzione pur perdendo qualche consenso (e non nascondo che in quanto a consensi persi, anche io avrei da ridire su alcuni aspetti dei loro ultimi album, pur senza bocciarli del tutto). Non ci si può ora esprimere ignorando quindi il confronto con la loro storia, altrimenti basterebbe dire che siamo di fronte ad un buon album, perché tali sono tutti i loro lavori presi singolarmente, compresi i meno convincenti. Essendo tra quelli che non hanno loro risparmiato critiche (soprattutto da fan non sempre accontentato), a questo punto me la sento di esprimere ancor più serenamente (finalmente) il parere su questo album: si tratta, certamente, di un gran bel disco!!! Ebbene sì: siamo finalmente di fronte ad un ottimo lavoro come non se ne sentiva da Six degrees…. E proprio nei riguardi di quest’ultimo, il mio riferimento non è espresso a caso: infatti, volendo fornire un’idea su cosa abbiamo di fronte, The Astonishing si avvicina molto per struttura e sonorità a quel capolavoro, in particolare al secondo disco. Inutile parlare delle esecuzioni, dove il quintetto si esprime ai massimi livelli, in linea con le precedenti produzioni. Non uno stravolgimento stilistico quindi, ma una collaudata architettura musicale sfociata in un doppio concept album, la cui durata supera le 2 ore, che narra di una civiltà futuristica, comandata da un governo opprimente e dispotico, all'interno della quale, tuttavia, con la musica e con la solidarietà sociale si cerca di risollevare ed unire il popolo. Frequente è infatti la presenza di atmosfere militarizzate ed epiche, nelle quali la maestosità viene demandata a partiture sinfoniche. La struttura è molto simile a quanto visto in passato (tranne che per gli intermezzi robotici) anche se molto più ambiziosa, con una Ouverture iniziale, una serie di brani in sequenza, stavolta però di lunghezza più contenuta per i loro standard ed una chiusura finale (forse già sentita). Quello che ho maggiormente gradito è stata invece la ritrovata capacità di comporre melodie, tutte senza esclusione alcuna (!): più convincenti, più coinvolgenti e, per dirla tutta, più belle e piacevoli da ascoltare, associate ad oculati arrangiamenti. L’ascolto è gradevole e appassionante sia in termini tecnici sia in quanto ad orecchiabilità, caratteristica quest’ultima che negli album immediatamente precedenti si era a mio avviso un poco persa a favore di melodie più melense. Si tratta sempre e comunque di metal-prog melodico e mai duro, direzione questa obbligata anche dall’impostazione canora di LaBrie che in questo caso svolge un eccellente lavoro di calibratura delle proprie potenzialità e finalmente non si “diletta” o perde eccessivamente in inutili vocalizzi sospiranti ed a volte fastidiosamente ululanti. Il cantante non cambia connotati ed è in grado di dosare a dovere il proprio bagaglio “romantico”. Sulla stessa lunghezza d'onda Petrucci e Rudess, che offrono anche parecchi preziosi contributi acustici in buona parte delle tracce - ed in particolare nelle splendide “The answer”, “A Life Left Behind” (mitico l’incipit) ed in “The X aspect” - oltre ad una serie di assoli spettacolari che raggiungono il culmine in “A new beginning”. Preciso e tecnicamente impeccabile Mangini, oramai entrato a pieno regime nella filosofia della band, con un collaudatissimo Myung che, nella sua riservatezza, garantisce un supporto ritmico notato da pochi. In ogni caso, un album qualitativamente pregevole che non deluderà la maggior parte degli appassionati e che potrà essere apprezzato e sicuramente giudicato meglio soprattutto sulla lunga distanza.
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James LaBrie: Voce John Petrucci: Chitarre Jordan Rudess: Piano, Tastiere John Myung: Basso Mike Mangini: Batteria
Anno: 2016 Label: Roadrunner Records Genere: Prog Metal
Tracklist:
Cd1 01. Descent Of The Nomacs 02. Dystopian Overture 03. The Gift Of Music 04. The Answer 05. A Better Life 06. Lord Nafaryus 07. A Savior In The Square 08. When Your Time Has Come 09. Act Of Faythe 10 .Three Days 11. The Hovering Sojourn 12. Brother, Can You Hear Me? 13. A Life Left Behind 14. Ravenskill 15. Chosen 16. A Tempting Offer 17. Digital Discord 18. The X Aspect 19. A New Beginning 20. The Road To Revolution
Cd2 21. 2285 Entr'acte 22. Moment Of Betrayal 23. Heaven's Cove 24. Begin Again 25. The Path That Divides 26. Machine Chatter 27. The Walking Shadow 28. My Last Farewell 29. Losing Faythe 30. Whispers On The Wind 31. Hymn Of A Thousand Voices 32. Our New World 33. Power Down 34. Astonishing
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