SCANDINAVIAN PROG FESTIVAL (WOBBLER, JORDSJØ, Esserelà, Basta!, Perspectives of a Circle) Roma - Defrag, 23-24 Marzo 2018
Il primo Scandinavian Prog Festival in Italia ha il sapore del successo: si è svolto il 23 e 24 marzo a Roma, presso il Defrag - ampio locale in Via Delle Isole Curzolane - affiancando a due ottime band scandinave tre gruppi italiani progressive, selezionati tra 22 candidati nell'ambito di un contest assai ben organizzato. I WOBBLER sono certamente i più affermati, oggettivamente riconosciuti tra le migliori prog band europee contemporanee. A fianco a loro, per la prima volta in Italia, i JORDSJØ, gruppo che, pur recentissimo, ha già autoprodotto 4 album in 3 anni. Chi ha organizzato il festival - quel Sergio Lombardi, agitatore della scena prog capitolina e aficionado della prima ora della ‘via scandinava’ al Rock Immaginifico (già capace, peraltro, di portare a Roma, una manciata di anni fa, per la prima volta, anche gli storici Änglagård e i citati Wobbler) - è riuscito a contenere i prezzi mantenendo alta la qualità del servizio: 5 concerti in 2 giornate, un cd prodotto per l'occasione contenente rarità di 5 band scandinave (White Willow, Tusmørke, Wobbler, The Chronicles of Father Robin e Jordsjø), banchi del merchandising, qualità audio eccellente.
Serata del 23 marzo 2018
Feat. Esserelà
Ad aprire le danze sono i Feat. Esserelà: il trio bolognese sciorina un godibile jazz rock strumentale abbastanza alienato dalle pastoie seventies, che a tratti sembra però rifare il verso agli Area e ai Gong della gestione Pierre Moerlen (dunque lontanissimi dalla primigenia interpretazione psycadelica di Daevid Allen). Lodevole il tentativo di spogliare il rock progressivo da quella patina di seriosità che talvolta ne rappresenta il limite, piacevole il chitarrismo a tratti acido e prepotente di Renato Minguzzi; abile invece a disimpegnarsi nel doppio ruolo ritmico/solista, talora contemporaneamente, il tastierista e portavoce Francesco Ciampolini. L’act felsineo è certamente promosso: il pubblico al suo seguito, eclissatosi dopo la loro esibizione, irrimediabilmente bocciato.
WOBBLER
Poco prima di mezzanotte (a Roma è sempre così nei concerti underground, poco importa che sia un concerto Heavy Metal oppure di Prog: se non si comincia tardissimo evidentemente non si è abbastanza cool) scendono in campo i Wobbler, che per quasi due ore non si risparmiano. Per chi non li avesse mai ascoltati, potrebbero essere indicati quali autori di un heavy dark prog che si rifà con intelligenza alla lezione illuminata di numerose band del passato, citando via via Atomic Rooster, Uriah Heep, Kaipa ed in generale gran parte dello spettro sonoro dei primi seventies, con quella patina di malinconica ineluttabilità che caratterizza gran parte delle band scandinave dedite al genere. Notevole la voce di Andreas Prestmo, apparentemente distaccata dall’impianto sonoro, assai melodica e pulita, quasi eterea, con le dovute proporzioni molto Wettoniana. Buoni strumentisti, ma nessun virtuoso: certo, la presenza della doppia chitarra (a cura del solista Geir Halleland e del suddetto Prestmo), ha garantito la coriaceità del sound, senza impedire alle linee di basso impetuose o a sognanti interventi dei tasti d’avorio (di tanto in tanto, Lars Frøislie riusciva a dipingere con i colori del mellotron) di farsi largo. E sempre godibili, nelle fasi più quiete e di attesa, gli interventi di violino e flauto affidate ad abili ospiti; in particolare al flauto, veniva riconosciuto Håkan Oftung, mammasantissima dei Jordsjø, sul palco il giorno seguente, segnando nei fatti la fruttuosa collaborazione tra le due compagini dei fiordi.
Serata del 24 Marzo 2018
Perspectives of a Circle
Il giorno successivo, salgono per primi sul palco i Perspectives of a Circle, forse i più progressivi in senso classico, fra i cinque gruppi che si sono esibiti. Autori, nei primi due brani, di un new prog piuttosto prevedibile, scuotono la platea dal terzo brano, proponendo dapprima un prog metal che letteralmente risolleva la curva dell'attenzione, poi profondendosi in un vero e proprio coacervo sonoro, una mistura originale che unisce varie influenze. Ciò rende difficilmente etichettabile la loro proposta (ed è un complimento): paiono comunque rinvenibili tracce del miglior hard prog settantiano, spesso alternato a sonorità genesisiane, non soltanto dovute alla presenza del flauto, ottimamente suonato dal cantante e secondo chitarrista, ma anche ad una volontà piuttosto granitica dell'intero combo di rifarsi alla splendida compagine sonora disegnata all'epoca da Gabriel & Co. Se ci è permessa una critica costruttiva, la voce (sia del cantante, sia del tastierista), andrebbe un tantino rivista: con un vocalist più qualificato, i numeri ci sarebbero tutti.
Basta!
I Basta!, veri circensi del festival, stupiscono ancor prima di suonare: ad un trio di composizione classica (basso, chitarra, batteria), si affiancano due fiatisti: da un lato del palco il Bass clarinet, dall'altro la Diamonica Hammond 44 (per chi non la conoscesse, si tratta di un "tastierino" alimentato a fiato). Il gruppo si manifesta in termini di massima ecletticità, capace di alternare momenti soffusi, raramente devoti alla liquidità floydiana, a vere e proprie esplosioni musicali vagamente Crimsoniane. Tutto ciò, sempre garantendo cambi repentini di tempo e di atmosfera. Una certa eclettica attitudine - al punto che in taluni, rari momenti, pare venga sublimata la lezione zappiana - sembra talvolta pregiudicata da una eccessiva teatralità gestuale, soprattutto dal secondo dei due fiatisti (diamonica), peraltro missato ad un volume troppo basso.
JORDSJØ
I JORDSJØ chiudono la rassegna in maniera assai piacevole: estesi a quattro elementi (al duo che compone la band si aggiungono due turnisti alla chitarra e al basso), sono autori di un prog che erge gli Änglagård ad innegabile faro guida, pur caratterizzati da una maggiore attitudine pastorale, quieta, riflessiva. La soluzione, che in Italia è da sempre molto apprezzata, sarebbe perfetta se le linee vocali fossero un tantino più complesse. Nulla quaestio, invece, sulle tastiere e il flauto, ottimamente suonati, autori di godibilissimi passaggi dal fantastico sapore retro, cosa sana e giusta quando si parla di progressive di qualità. Invitiamo il leader della band a non usare il flauto in maniera residuale, sia perché, come detto, egregiamente padroneggiato, sia perché è capace di intessere magnifici passaggi sonori, in linea generale devoti ai flautisti di stampo romantico.
In conclusione, va elogiato l'organizzatore, fra i pochi capaci di riempire un locale senza ricorrere al trucchetto delle band locali, usate come specchietto per le allodole piuttosto frequentemente in Italia, ed in particolare a Roma: cioè a dire che il pubblico dello SCANDINAVIAN PROG FESTIVAL era al Defrag per la musica e non perché suonava l'amico o l'amico dell'amico. La rassegna, infine, avrà un felice corollario il 20 aprile, a Stazione Birra, con l'esibizione degli svedesi AGUSA (anch'essi per la prima volta in Italia) assieme agli storici THE TRIP. Avanti così!
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SCANDINAVIAN PROG FESTIVAL Organizzazione Sergio Lombardi
Data: 23/03/2018 Luogo: Roma - Defrag Genere: Progressive rock
WOBBLER Kristian Karl Hultgren: Bass Lars Fredrik Frøislie: Keyboards, backing vocals Martin Nordrum Kneppen: Drums Andreas Wettergreen Strømman Prestmo: Lead vocals, guitar, percussion Geir Marius Bergom Halleland: Lead guitar, backing vocals guest: Håkon Oftung: Vocals, Flute Åsa Ree: violin
Setlist Rubato Industry Rendered In Shades Of Green From Silence To Somewhere Fermented Hours Foxlight This Past Presence In Orbit
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Data: 24/03/2018 Luogo: Roma - Defrag Genere: Progressive rock
JORDSJØ Håkon Oftung: Vocals, Flute & Keyboards Håkon Knutzen: Guitar Ola Mile Bruland: Bass Guitar Kristian Frøland: Drums
Setlist La meg forsvinne Jord I Finske Skoger Ogion Abstraksjoner Fra Et Dunkelt Kammer Svarthelleren Bilder Fra En Skog Mine Templer Hulderheimen Hekseskogen (Encore)
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