Solarolo (RA), 27 Marzo 2014 - Oratorio dell'Annunziata - Crossroads Festival
Entriamo, la sala è piena come un uovo, e il clima, non è il solito eufemismo, è molto caldo. Nell’attesa ci si confronta tra ammiratori di Bosso, venuti anche da molto lontano, quando all’improvviso, senza aver sentito in lontananza il solito preludiare che precede le performance entrano in sala i due artisti.Gli applausi non si sono ancora spenti, e il pianista nemmeno seduto, che partono i fuochi di artificio. Piove, piove anche dentro la sala, cascate di suoni che escono dalla campana della tromba di Bosso riversandosi nelle orecchie degli ascoltatori lasciandoli senza respiro. E con lui un pianismo che è in ogni momento il perfetto connubio con quanto il solista (ma si può parlare di solista e “accompagnatore” quando suona un duo così?) escogita e concepisce nel fluire della musica. Il concerto, né lungo né breve ma giusto per lasciare agli ascoltatori la voglia di tornare ad ascoltare gli artisti in altre occasioni, è un progetto ormai consolidato, che vede i due artisti esplorare con nuovi linguaggi, nuove grammatiche, nuovi artifici tecnologici (apprezzabile l’equilibrato e oculato utilizzo dell’effettistica elettronica), creando un vocabolario nuovo ma non astruso che permette anche all’ascoltatore meno informato una fruizione soddisfacente della performance. Ovviamente il riscontro maggiore è stato per quei brani che, all’interno del vasto repertorio degli standard, sono più conosciuti dal grande pubblico: apoteosi all’attacco su ritmo di bossa nova di "Estate" di Sergio Martino, così come per le interpretazioni, alcune delle quali hanno toccano vertici di virtuosismo ai quali poco siamo avvezzi, di "But not for me" di G. Gershwin o "I still can’t sleep" di Bernard Hermann (dal film Taxi Driver). Il concerto si sarebbe dovuto chiudere sulle note di "Autumn Leaves", il quale però è immediatamente seguito per le numerose e insistenti richieste del pubblico, da una funambolica rilettura di I’ve got rhythm.Insomma, un concerto che valeva la pena vedere e ascoltare, che ha rimarcato, se mai ce ne fosse bisogno, la solidità di Fabrizio Bosso (artista del quale continua a meravigliare la proprietà di fraseggio e pronuncia unite ad una padronanza tecnica impeccabile), e ha svelato a chi scrive un pianista che all’attività di session man, prima su tutte quella degli inizi con l’ High Five Quintet, ha intrapreso una carriera solistica che, viste le premesse, non potrà che dare esiti felici. |
Fabrizio Bosso: Tromba Data: 27/03/2014
|