Dopo l'esaltante e promettente album omonimo del 2016, i The Winstons hanno arrancato appena due anni dopo, con una rivisitazione di Pictures At An Exhibition non molto esaltante, i cui toni spenti parevano conclamare un allarmante calo di creatività ed annunciare un triste e prematuro epitaffio.
Con questo nuovo disco, il trio fa ricredere i precoci detrattori, incluso chi scrive, navigando a testa alta nel gotha del progressive italico. La band aggiunge un ingrediente blasonato alla formula Canterbury, già esaltata nell'esordio discografico, richiamando con una certa continuità espressiva i Van Der Graaf Generator più sperimentali, specie a livello fiatistico. Questa nuova e ardita combinazione, già pionieristicamente accennata in Golden Brown/Black Shopping Bag, loro unico singolo, viene oggi esplosa con competenza indiscussa e caparbia determinazione. Il risultato è un capolavoro anacronistico che rimane tale anche quando il gruppo si concede il lusso di virare verso l'archetipo energico dei primissimi Who ("Rocket Belt") e il pop lineare di chiara impronta beatlesiana ("Blind"). Un cast d'eccezione (che, oltre a due fiatisti chiaramente devoti a David Jackson, vede alternarsi dietro al microfono Mick Harvey dei Bad Seeds, Richard Sinclair dei Caravan, Nic Cester dei Jet) non può far altro che sublimare un talento, quello dei fratelli Winstons, che oramai può dirsi consolidato, massima testimonianza di capacità esecutiva e, soprattutto, di innato senso creativo, capace di guardare al passato con rinnovato gusto estetico. |
Roberto Dell'Era: Bass, 12-String Acoustic Guitar, Classical Guitar Anno: 2019 |