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David Crosby
Lighthouse

Echi di suoni eterei, di un passato nemmeno così lontano, una “wooden ship” che attracca nel porto proibito degli anni, una dolce resa, un omaggio ad una giovinezza visionaria ed elegante.

David Crosby, nessun segreto più da nascondere, solo un mondo di una profondità inaudita da mostrare, torna a concepire album di livello. Croz del 2014 ci aveva riaperto la porta di quel mondo fin troppo celato, incastrato fra la sua mente e il music business. Ora che il “mind garden” è stato nuovamente spalancato, riaffiorano quei sentori, quegli umori, quei viaggi introspettivi che veicolati dalla musica sono un viatico diretto e magico, perfettamente consequenziale, di “Fifth Dimension” e “If I Could Only Remember My Name”, album inarrivabili di colta psichedelia dell’animo.

Per quanto i riferimenti musicali del nostro si rifacciano al jazz, ad un folk mistico e progressivo di matrice sessantiana, Crosby non crea mai inaccessibilità verso il suo concepito, ma con una fitta rete di trame vocali, un’ariosità leggermente e fantasticamente pop ci trascina in un vortice di sensazioni sconvolgenti, senza tempo.
Things We Do For Love” evoca notti di fine estate sulla spiaggia, la brezza si fa gelida, gli abbracci più intimi, l’ombra di un faro lievemente enfatizzata dalla luna e i pescherecci illuminati in un orizzonte non troppo distante. Trame delicate di una dodici corde da brividi e un coro liberatorio che squarcia la notte.
Mentre il già citato Croz si apriva a soluzioni pop tinteggiate da lievi pennellate di elettronica (un esempio è la magistrale “Dangerous Tonight”) con Lighthouse ritroviamo quegli eterei suoni acustici collegati a doppio filo a Music is love e Laughing capitoli appartenenti alle ‘Summer of love’ dell’attempato signore californiano.

La totale assenza di percussioni non inibisce l’andamento dei brani dell’album e proprio in momenti come “Look In Their Eyes” l’aria si scalda leggermente, scandita dallo strumming muto di una chitarra acustica e da una chitarra elettrica tremulosa e sabbiosa presa in prestito dalla precedente “Drive Out To The Desert“.
Suoni crepuscolari, di un mondo alla deriva che ha ancora le sue roccaforti della salvezza in qualche angolo del pianeta. E’ fantastico percepire come una voce ancora fulgida ed evocativa peschi sonorità appartenenti a diversi contesti musicali. Sentori esotici, europei e pastorali fusi in un caleidoscopio multicolore e perfettamente uniforme per quanto mobile

Come ormai molti cantautori del passato anche Crosby si affida ad un produttore giovane con il quale decide di concepire e realizzare in totale simbiosi questo album. Lui è Michael League, virtuoso bassista degli Snarky Puppy, rispettoso ed ossequioso nell’assecondare la concezione artistica di David, nonché abile chitarrista ed arrangiatore.

E sarà proprio l’arrivo della prima luce dell’alba a scandire i toni intimi della splendida e finale “By The light Of Common Day”, la sabbia ancora nelle scarpe in un mattino che promette pioggia. E fra i leggeri spiragli di una luce bianca e costante l’ombra del faro, che osserva la vita, o quel che ne resta, come un timido gigante di antica memoria.




David Crosby:
Voce e chitarra

Anno: 2016
Label: Verve Records
Genere: Pop-Rock, Folk


Tracklist:
01. Things We Do For love (Crosby/League)
02. The Us Below (Crosby/League)
03. Drive Out To The Desert (Crosby)
04. Look In Their Eyes (Crosby/League)
05. Somebody Other Than You (Crosby/League)
06. The City (Crosby/League)
07. Paint You a Picture (Crosby/Cohn)
08. What Makes It So (Crosby)
09. By The Light Of Common Day (Crosby/Stevens)

Produced by: Michael League

 


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