“In-Sanity”, ottimo esperimento che fonde elementi di Hard Rock/Stoner corretto con una buona sambuca al gusto di Rock Blues, si propone come esordio riuscitissimo che ricalca in modo ricercato e musicalmente impeccabile sonorità distorte provenienti da panorami sonori di scuola anni Novanta. L’iniziale “ The Big What” , Hendrixiana nel suo approccio iniziale, si trasforma in un’ orgia sonora fatta di chitarre solide e serrate, mostrando la faccia più pericolosamente Hard del Trio triestino. “Rain” in bilico tra Soundgarden e Queen Of The Stone Age, è pilotata da un basso assassino che valorizza anche una delle parte cantate più efficaci di questo disco, uscito per la Irma Records, storica etichetta bolognese. Quando scende in campo il Blues la band sembra ingranare la sesta marcia e “Slow”,ci fa tornare in mente i “Mad Season”, e, per quanto giri come un brano di stanza a Seattle, mantiene un calore ed un incedere proprio della musica del Diavolo. Ma è con “Sol Niger” che siamo accecati dal sole delle “Desert Sessions” di Josh Homme e da un’ispiratissima slide guitar introduttiva, prima che il brano si trasformi in un’ originale traccia psichedelica supportata da una lunga coda lisergica. Nelle battute conclusive si torna al Blues per poi riprendere quota alimentando il sospetto che questo ottimo trio abbia assunto cibi a base di “Gov’t Mule”. Una realtà viva italiana, un materiale incandescente da esportare prima di averci deliziato e sfamato tutti, un ensemble da tenere d’occhio e da seguire live in una forma ancora più libera e primitiva.
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