Dal Golfo di una Napoli vivace, fertile e colorata ecco tornare al grande pubblico i Benzina dopo oltre tre anni di assoluto silenzio di cui almeno due passati a pensare, scrivere, correggere, riscrivere e finalmente registrare questo nuovo lavoro.
Il primo ascolto ci porta di impatto ad il rigoglioso mondo italo-indie di qualche anno fa, fine anni “80, metà anni “90, quello, per esempio, dei Subsonica, dei Marlene Kuntz, dei Bluvertigo, dei Diaframma, degli Afterhours, quando parole in libertà, nuove idee musicali sgorgavano copiose e la scena italian-rock era più in fermento che mai. A questo si richiama il sound dei partenopei anche se rivestito oggi da quella patina modaiola con soluzioni musicali che si accostano più ai giorni nostri come quelle tipiche dei Negramaro e, perchè no, dei Modà. A questo proposito è significativa Ogni Lacrima perfetto sound indie-italia”80 con i suoi momenti di “distorti” e attimi più riflessivi, testi introspettivi e voce fra il lamento e il grido soffocato. E se Credi, uno dei migliori episodi dell'album (la più melodica in senso classico), è la ballata più vicina-vicina ai Negramaro, chitarra acustica rafforzata dalla elettrica e una struggente richiesta di “aiuto”, Improbabile invece è un bell'episodio rock con il suo riffone ben costruito. Dietro l'insolito titolo di Bingo Azzannerà si cela una costruzione di tecno-rock molto cara a Manuel Agnelli & co. (Ma anche ai Muse...) con inclusa denuncia socio-politica che non mancherà di far discutere. Ovviamente è sull'eponimo Amo l'Umanità che titola tutto il lavoro dove si racchiude il manifesto dei ragazzi partenopei; belle costruzioni di chitarre elettriche che sorreggono un ottimo cantato, basi con quel tanto di elettronica quanto basta a dare credibilità ad un nuovo sound, testi mai banali costruiti su contraddizioni sociali e comunque non per forza legati ad una rigida metrica. Anche Maledetto ha un motivo in più per essere ricordato con quel suo cantare gridato su di una batteria convulsa e metronomica. Undici tracce tutte su di un livello medio-alto ben assortite di un rock sferzante e cattivo, e, anche se la citata Credi sembra un episodio a sé stante, è difficile pescare dal mazzo un brano che eccelli rispetto agli altri. Musicisti in possesso di una buona preparazione individuale e di un insieme molto efficace, suoni ben curati fra il “nuovo che avanza” e una certa elettronica tipica degli anni “80, testi intelligenti intrisi di denuncia e rassegnazione anche se tematiche non molto comprensibili ad un primo ascolto. Unico neo, se così si può chiamare, è questa incertezza nello scegliere la propria autonoma strada che si svincoli da alcuni stereotipi già in essere (il cantante è il copia-incolla di Sangiorgi dei Negramaro...) smussando tendenze al melodico-di-ritorno e un certo campo di battaglia più militante tipico dell' alternativa italiana di cui la Mescal era portavoce, il noise-rock la cui linea Maginot era appunto costituita dal trittico Godano-Agnelli-Casacci; ce la potete fare... Bello l'artwork con acclusa mostra fotografica di Annamaria Amura invece un po' fuori luogo la Pietà di Michelangelo raffigurata nell'immagine di copertina. Amo l'umanità è stato prodotto e registrato da Enzo Russo, chitarrista e compositore della band, all'Orange Bug e il B-Studio di Napoli. 65/100
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Antonio De Tamburi: Voce, cori Anno: 2010 Sul web: |