Torna Tobias Sammet e chissà quanti di voi come lui nel frattempo hanno operato dei cambiamenti nel proprio look optando per un’immagine più matura, dismettendo le t-shirt e tagliandosi i capelli.
Se così fosse voglio quantomeno sperare che a ciò non corrisponda un cambiamento anche nello stile musicale. Tobias si, lo si evince dalle melodie utilizzate in questo terzo capitolo del progetto “Avantasia”, più sfacciatamente soft e commerciali. Non fraintendetemi, “The Scarecrow” è un buon disco, solo che non regala i momenti esaltanti che ognuno di noi si sarebbe legittimamente aspettato nell’ascoltarlo. Impareggiabile ma non così innovativo dal punto di vista stilistico “Shelter From The Rain”, forte della presenza del tuttora rimpianto Michael Kiske. Il guru dell’heavy di stampo Helloweeniano che da vent’anni continua a spopolare imperterrito da un’ennesima ottima prova di se, alzando di molto la godibilità di un disco che, malgrado i nomi importanti, non arriverà a bissare la bellezza dei suoi due predecessori. Un po’ perché tende troppo ad assecondare i cantanti ospitati piuttosto che farsi assecondare, un po’ perché cerca troppo la formula che possa accattivarsi immediatamente il grande pubblico, consapevole di poter poggiare su una vastissima base di consumati fans, Tobias riesce a proporre un buon Avantasia più grazie ai nomi eccellenti piuttosto che attraverso una proposta musicale interessante. Jorn Lande, Alice Cooper, Rudolph Shenker, Roy Khan, Bob Catley e Kay Hansen su tutti faranno si che il disco venga ricordato a lungo, tuttavia nulla di nuovo sotto il sole. “The Scarecrow”, forse il brano migliore del disco, colpisce per intensità e bellezza delle melodie e catturerà i fan dell’”Edguy style” che caratterizza l’esplosivo ritornello. “What Kind Of Love” consiste in un sontuoso e affascinante duetto tra lo stesso e Amanda Sommerville, female voice che manderà in visibilio i fan del gothic rock più commerciale. Un pregevole Jorn Lande lascia ancora una volta il segno in “Another Angel Down”, brano grintoso che, come gli altri, sembra scritto per uno degli album nei quali lo stesso si è esaltato in passato. Insomma un disco sia per i fans che per le grandi folle dedite all’ascolto del rock suonato alla maniera degli anni ’80, nell’insieme un disco privo di alcuna fantasia compositiva che possa anche solo lontanamente far gridare all’innovazione ma tuttavia un buon disco. 80/100
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Tobias Sammet: Voce e basso
Anno: 2008 Sul web: |