Continua l'operazione di recupero di vecchie perle, grandi e piccoli gioielli della musica a cavallo tra la fine degli anni '60 e l'inizio del '70, condotta dalla coraggiosa etichetta Esoteric Records; questa volta è il turno dei Room band britannica che ha registrato per la Decca/Deram, nell'estate del 1970 questo album intitolato Pre-Flight.
Il progetto Pre-Flight è un progetto decisamente ambizioso, forse troppo i tempi in cui vide la luce e quasi sicuramente anche per questo poco successo ebbe ma oggi, quasi 40 anni dopo, siamo di fronte ad un disco veramente interessante. La proposta musicale dei Room si basa su di un concentrato di Rock, Blues, Jazz e musica classica, addolcito dalla presenza di una voce femminile, non sempre precisa e adeguata ad essere sinceri, il risultato, come detto è una musica ambiziosa, per molti aspetti complessa, probabilmente oggi potremmo anche usare il termine avanguardista per le partiture del gruppo britannico, pur mantenendo sonorità musicalmente vintage. Una band che si dimostra molto a suo agio nelle composizioni strumentali e sopratutto negli arrangiamenti più orchestrali e complessi, con notevoli influenze di derivazione classica, come possono essere la title track, lunga suite posta in apertura, in cui l'uso di strumenti relativamente atipici per le sonorità dell'epoca, come archi e fiati, rendono le composizioni, come detto, più attuali e particolari, o come la conclusiva e bellissima "Cemetery Junction", altra lunga suite, estremamente tecnica e ricercata negli arrangiamenti in cui le componenti di base di un Prog Rock classico vengono arricchite dalle orchestrazioni sinfoniche di archi e fiati e dai passaggi più psichedelici e Rock della chitarra e dove la grandiosità e l'ambiziosità del progetto musicale si dimostra in tutta la sua preponderante completezza.Molto più vicini ai canoni tradizionali i Room lo sono quando affrontano composizioni che affondano le loro note nel Rock e nel Blues, come la comunque molto bella, ma non particolarmente originale: "Where did I go Wrong" o "Big John Blues". Un altro tratto distintivo, di primo achito non necessariamente innovativo per l'epoca anche se la presenza degli archi lo contraddistingue in modo particolare è "Andromeda" brano corale e pregno di un atmosfera teatralmente drammatica; una sorta di Psichedelic Rock sinfonico assolutamente avvincente. Sui canoni più classici di un Rock dalle matrici più dure sono gli ultimi due pezzi "No Warmth in my Life" e "War". Un disco che si presenta oggi paradossalmente più attuale di quanto forse poteva esserlo 40 anni fa, un disco sicuramente bello, intenso, completo ed estremamente variegato che con l'aggiunta del tocco vintage delle sonorità strumentali tipiche degli anni '70 si pone come ottima riscoperta musicale. Per chi vi scrive un disco che merita sicuramente oggi quello che forse non ha avuto al tempo della sua uscita. Consigliatissimo. 80/100
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Steve Edge: Guitars Anno: 1970/2008 |