C'era una volta, a metà anni '90, una band californiana che riusci' attraverso ottimi lavori, a riportare l'attenzione su un genere, il crossover (spesso confuso con nu-metal) che agonizzava e di li a poco sarebbe sostanzialmente "morto".
Il nome di quella band era Incubus è a dire il vero esiste tutt'ora, solo che ormai quel sound che li ha resi celebri sembra essere stato chiuso in un baule della quale si è gettato la chiave. If not now, when? infatti, ci mostra il quintetto di Calabasas atrofizzato sulla proprie idee, inconcludente e deludente dal punto di vista del songwrting, sempre più morbido e calibrato per (e solo) le radio. E' vero, il disco solista di Brandon Boyd dello scorso anno ci fece capire che ormai si mirava a piacere ad un pubblico adolescenziale (mtv oriented), cercando melodie zuccherose e tutto sommato anche il lavoro che precedeva questo, Light Grenades (2006) deluse molti fan della prima ora, per il medesimo motivo. Il disco infatti è pieno zeppo ballads soffici come un cuscino e noiose come una tribune politica, la chitarra di Eizenger predilige il giro armonico al riff, e tutta la sezione ritmica di conseguenza spesso, appare solo come mero accompagnamento. Ed è un peccato tutto questo, perchè gli Incubus hanno dimostrato di essere un collettivo dalla tecnica individuale notevole, ed è sopratutto un peccato che il loro cantante abbia perso tutto il suo mordente, affidandosi spesso a noiose sovraincisioni vocali, stilisticamente pop, ma di quello più mainstream e fine a se stesse. Il disco parte molto male, con la debole title track e non va meglio con la successiva "Promises, Promises" (quest'ultima scelta come nuovo singolo), canzoni a cui non mancano le melodie solari trademark di una certa californication, ma senza sostanza; "Thieves" si regge su un arrangiamento più robusto e tutta la band sembra essere più convinta a livello esecutivo, e se il rappato di Boyd non risultasse fastidioso già al secondo ascolto, "Switch Blade" sarebbe anche un buon brano crossover (quanto meno qui l'accoppiata basso/batteria ha mordente). "Adolescents" invece, pezzo scelto per presentare l'album già nel mese di maggio, è la palese dimostrazione dei concetti espressi sopra: la strofa è accettabile, ma è quando parte il ritornello che il tutto svanisce in una bolla di sapone. Assolutamente degna di nota è però la canzone che chiude il lotto: "Tomorrow's Food" è infatti un piacevole esperimento di armonizzazioni vocali sotto una base spoglia, dal taglio epico e che dona un briciolo di dignità alla raccolta. Spesso cambiare è un rischio, e gli Incubus il coraggio di cambiare l'hanno avuto eccome, questo gli va riconosciuto, il problema è però che nonostante la loro discografia abbia anche dei dischi di grande valore (ma sono comunque una manciata), questo ammorbidimento sottolinea una voglia di esprimersi ad un pubblico forse più vario ma altrettanto settoriale (quello più distratto delle radio, per esempio), che magari crede che il miglior disco dei Red Hot Chili Peppers sia By The Way o che magari non sa nemmeno dell'esistenza dei Faith No More. Tutto quello che resta però alla fine dell'ascolto di If not now, when? è soltanto un pugno di mosche, che non sono nemmeno buone da mangiare. Una volta si poteva dire Enjoy Incubus...si, perchè c'era una volta.. 45/100
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Brandon Boyd: Voce Anno: 2011 |