Home Recensioni Album Saxon - Into The Labyrinth

Saxon
Into The Labyrinth

Sono in pochi a saperlo, ma i Saxon dopo gli Iron Maiden, sono il gruppo Heavy Metal britannico che 25 anni fa raccoglieva maggiori consensi in termini di vendite negli Stati Uniti. Album come Innocence Is No Excuse (1985) e Rock The Nations (1986), pur non essendo i loro masterpiece assoluti in quanto a qualità ebbero un successo nel nuovo continente elevatissimo, consacrando Byff Byford e soci come veri e propri leoni del rock duro inglese appena dietro appunto, la vergine di ferro. Negli anni i Saxon hanno battuto molte strade, provando anche parzialmente a rigenerarsi per non finire nel dimenticatoio, diventando negli anni ’90 una band quasi cult, continuando a sfornare dischi con una media inferiore solo a quella dei Motorhead tra i pari età. Into The Labyrinth infatti, è il 19esimo lavoro in studio del gruppo in poco più di 30 anni di onorata carriera, che arriva a due anni di distanza dal buon Inner Sanctum, dimostrandosi però a tutti gli effetti una prova assai inferiore alle attese ed al suo diretto predecessore.

Live To Rock”, singolo apripista pubblicato a dicembre, nonostante abbia la carte in regola per essere il nuovo anthem del gruppo in sede live, molto classico anche nel modo di comporre dei Saxon, non aveva colpito nemmeno i fan più accaniti ed il resto del disco non gli è di certo superiore come effetto sorpresa. In “Ballions To Steel”, introdotta da un intro evocativa arricchita da rintocchi di campane è una bella fucilata in quanto a potenza, riecheggiando anche la loro produzione più Power; bene anche quando ci si inoltra in lidi melodici con due hard blues molto ruffiani come “Slow Lane Blues” e “Crime Of Passion”, ambedue apprezzabili per il buon retrogusto sonoro delle chitarre di Paul Quinn.
Il resto è composto da pezzi senza verve e sussulti, assolutamente monotoni, una serie di riempitivi senza ne capo ne coda, almeno fino alla conclusiva “Coming Home”, ripresa dall’album Killing Ground e qui riproposta in una riuscitissima chiave country per poco più di 3 minuti piacevolissimi che vanno a chiudere dignitosamente la raccolta. Non c’è molto altro da aggiungere per un ritorno utilissimo ai Sassoni solo per riproporsi dal vivo in questi mesi in giro per l’Europa (in Germania e Francia sono ancora un’ istituzione), non c’è sinceramente niente che possa dare smalto al passato repertorio di questi attempati leoni del Regno Unito, nei primi anni ’80 veri leader della scena New Wave Of British Heavy Metal ed oggi autori di un manuale utile per comprendere come si possa scrivere un disco che suona come un attestato di pensionamento camuffato da prodotto “perfetto per i Defender”.
I Saxon questa volta si sono persi nel labirinto che furbescamente hanno creato.

53/100


Biff Byford: Voce
Paul Quinn: Chitarra solista
Doug Scarratt: Chitarre
Nibbs Carter: Basso
Nigel Glocker: Batteria

Anno: 2009
Label: SPV/Steamhammer
Genere: Heavy Metal

Tracklist:
01. Battalions Of Steel
02. Live To Rock
03. Demon Sweeney Todd
04. The Letter
05. Valley Of The Kings
06. Slow Lane Blues
07. Crime Of Passion
08. Premonition in D Minor
09. Voice
10. Protect Yourselves
11. Hellcat
12. Come Rock Of Ages (The Circle Is Complete)
13. Coming Home (Bottleneck Version)

Banner

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei “social plugin”. Se vuoi saperne di più sull’utilizzo dei cookie nel sito e leggere come disabilitarne l’uso, leggi la nostra informativa estesa sull’uso dei cookie .

Accetto i cookie da questo sito.