I Tomakin, band alessandrina dallo stile pop-wave rivisitato in una chiave moderna, esordiscono con il loro primo vero album Geografia di un momento.
Il titolo riflette proprio l’obiettivo principale del gruppo, ossia quello di fare una sorta di mappa delle emozioni, soffermandosi sulle varie tappe dell’essere. Quest’ultime si possono rintracciare all’interno dei brani che, come piccoli tasselli, formano alla fine un grande mosaico di sentimenti derivanti dalle esperienze, negative e positive, che si affrontano in una vita “normale”. La prima tappa è “Quando sogno”, dove gli effetti dei synth fanno da trama del subconscio, su cui poi si innestano le melodie delle chitarre. “Bar code” si presenta apparentemente più leggera, con un refrain orecchiabile, ma mostra forse una maggiore profondità nell’affrontare il tema dell’amore, in particolare l’amore finito e delle ferite quasi indelebili che lascia. In “Amore liquido” si pone l’attenzione sui rapporti che vanno o meno al passo con i tempi; le ritmiche sono ben strutturate e il ritornello in inglese funge da monito per l’ascoltatore-innamorato che, pur mantenendo i piedi saldi a terra, deve mantener vivi i propri sogni. In seguito vi è “Collasso”, dove si delinea una melodia orientaleggiante, mentre il sound si fa più soft e adatto alla riflessione in “Maree” : la nostra mente in certe situazioni non può servirsi della ragione e ci sentiamo come le maree, influenzati dalla luna, in preda ad attrazioni ed allontanamenti. Brano cantato tutto in inglese è “Joasia” che riprende un po’ gli stessi motivi stilistici come in “Siero”, dove però ritorna il testo in italiano e alla fine si riassume tutto in una frase inglese “Your feeling can change everything”. La canzone “La ragazza di ponente” esprime i pensieri contrastanti che possono avere due persone o che possono risiedere nello stesso individuo. Il synth è un ingrediente immancabile, come si può sentire nella successiva “New wave”, dove, a tratti, si riprendono appunto le sonorità tipicamente new wave. L’ultima traccia si intitola “Autoconvinzioni” che presenta una parte rappata e sottolinea, ancora una volta, un song-writing vivo e profondo, ormai segno distintivo dei Tomakin. Geografia di un momento è un buon début album che sa regalare all’ascoltatore molte emozioni, date soprattutto dai testi mai banali, e mostra un sound senza troppi fronzoli, anche se a volte un po’ ripetitivo. 67/100
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Alessio Mazzei: Voce e microsynth Anno: 2011 |