Spuntano come funghi le registrazioni broadcast, anche relativamente recenti, come quella tenuta da David Crosby al The Record Plant di Sausalito, il 28 maggio del 1993 (trasmessa via etere dall'emittente radiofonica KFOG), con il prezioso ausilio della cantante Shawn Colvin e del chitarrista Jeff Pevar. La prima, cantautrice piuttosto nota negli Stati Uniti, vantava già all'epoca collaborazioni con artisti quali Elliott Murphy, Bruce Hornsby e Suzanne Vega (suoi i cori nel brano "Luka") e aveva vinto un Grammy Award per il suo "Steady On" nel 1989, giudicato miglior album di folk contemporaneo (in seguito ne vincerà un altro con il singolo "Sunny Came Home" del 1998, continuando peraltro ad offrire la sua voce ad artisti di pregio tra i quali James Taylor e Sting (rispettivamente nell'album "Hourglass" e nel brano "One Day She She She'll Love Me"). Jeff Pevar, sessionman di assoluto rilievo, aveva prestato la sua chitarra ad artisti del calibro di Rickie Lee Jones, James Taylor, Ray Charles, Joe Cocker, Chaka Khan, nonché agli stessi Shawn Colvin e David Crosby (suonando nei rispettivi album "Fat City" del 1992 e "Thousand Roads" dell'anno successivo); dal 1998 al 2001, peraltro, egli darà vita ai CPR, assieme all'ex Byrds e a suo figlio James Raymond (quattro, i validissimi album pubblicati dal trio, due live e due in studio), confluendo poi nelle backing band di Crosby-Nash e Crosby Stills & Nash (nel 2014, egli pubblicherà anche il suggestivo album solista "From the Core", l'unico al momento a suo nome). Il motivo per cui questo "A Place For Innocence" risulta accreditato al duo Crosby/Colvin risiede nel fatto che la tracklist proposta attinge equamente dal repertorio di entrambi: il cantante propone sei brani estratti dalla sua discografia, metà da solo, l'altra metà con la seconda voce della collega. Il rapporto si inverte con i brani a firma di quest'ultima, cinque in tutto, di cui tre per sola voce e chitarra, due sublimati dalla presenza del più noto folk singer. Il repertorio del californiano è attinto in maniera incredibilmente bilanciata dalla sua intera produzione: i tre brani con cui apre il concerto sono estratti rispettivamente dai suoi tre album solisti fino ad allora pubblicati ("If I Could Only Remember My Name", "Oh Yes I Can", "Thousand Roads"), mentre gli altri tre testimoniano il suo apporto in seno agli organici Crosby Stills Nash e Crosby-Nash. La donna, invece, attinge dagli unici suoi lavori dell'epoca, "Steady On" (1989) e "Fat City" (1992). Va detto che i due repertori si fondono alla perfezione, sia grazie alla comune compagine sonora - che attinge, ognuna a proprio modo, dallo stesso genere musicale - sia grazie ad una validissima Colvin, autrice e cantante al tempo stesso. Sebbene si senta la mancanza della voce di Graham Nash nei brani "Where Will I Be?", "Page 43" e "Long Time Gone", l'artista texana offre armonie vocali decisamente persuasive, pur inedite, circostanza che spinge l'utente ad ascolti ripetuti. Forte di un Crosby inossidabile, peraltro perfettamente a suo agio nel repertorio della giovane artista, e di un Jeff Pevar incredibilmente efficace con la sei corde, non importa se acustica o elettrica, questa performance - sublimata da un audio assai cristallino che rasenta la perfezione - rappresenta un must per ogni appassionato della estesa compagine acustica a nome CSN, pur nella considerazione che l'album, pubblicato dalla misconosciuta Two Owls (Code 7), cerchi chiaramente di colmare il vuoto determinato dalla recente scomparsa dell'artista. Va segnalato, in chiusura, che il rapporto di amicizia tra i due artisti proseguirà nel tempo, come testimonia l'ospitata di Crosby nel brano "Baker Street", tratto dall'album "Uncovered" della Colvin, pubblicato nel 2015. Con riguardo al cantante di Los Angeles, infine, preme segnalare la monografia "Sogni, visioni e surrealismi di David Crosby" realizzata da Artists & Bands a pochi giorni dal suo trapasso. |
David Crosby: vocals, acoustic guitar Anno: 2023 |