Nati dalla folle mente di Clarence Clemons, uno dei maggiori esponenti moderni di black music, il progetto Temple Of Soul prende finalmente vita in studio dopo che il monicker era stato usato in passato da quest’ultimo per due live album.
Alla sua corte, in nome del black power, Clemons ha chiamato il virtuoso del basso T.M. Stevens, il talento hendrixiano di Vernon Black alla chitarra ed il metronomo Narada Michael Walden dietro le pelli, che vanno così a comporre uno dei supergruppi più dinamici ed esplosivi degli ultimi anni. In questa raccolta quindi, vengono miscelate tutte le esperienze dei quattro musicisti e plasmate con grande semplicità e genuinità, per un cd dal suono moderno ma con lo sguardo rivolto verso il passato, con citazioni continue alla scuola jazz-funk-rock dei ’60 e ‘70. In pratica, per capire quali possano essere le influenze più dirette, prendete James Brown, Jimi Hendrix con i suoi Experience ed Herbie Hancock che fanno jam session per 3 giorni consecutivi e fate cantare le basi a Barry White: il risultato sarà Brothers In Arms. Non inganni quindi la batteria in 4\4 di “Anna” (primo singolo estratto) che rende la ritmica quasi techno, perchè da contro-altare arrivano i groove funky dal basso di Stevens, il sassofono di Clemons molto efficace sul tappeto di tastiere e la voce di Walden (tutti è 4 si alterneranno al microfono) che funge da collante per un pezzo di puro tribalismo dance. Apoteosi. “Seeking Further” e “Salty” sono invece i pezzi dove esplode la carica crossover della band, dove a riff metallici si alternano linee vocali spesso aggressive nelle strofe per poi esplodere in ritornelli accattivanti e come nel primo caso, arricchiti anche da assoli hard rock eccezionali di Black. In “Diamond Girl” invece, esce tutta la sensualità funk soul (con tanto di intermezzo rap), mentre con “Temple Of Soul” si arriva al primo dei tre pezzi strumentali. Aperto da un intro a metà strada world music ed elettronica, la canzone si snoda tra fiati, basso ad effetto “papera” e chitarre che rimandano al primo Santana. Molto suggestivo, anche se la migliore del trittico non cantato è sicuramente la successiva “Ode To China”, che già dal titolo rimanda a paesaggi asiatici ed onirici, risultando alla fine tra le cose migliori di tutto il disco. “Sunshine In You Smile” si avvale di un ritornello accattivante ed estivo, con la base che flirta con reggae ma il massimo dell’orgasmo sonoro arriva con la superba cover di Jimi Hendrix “Purple Haze”. Qui i Temple Of Soul si dimostrano eccelsi nel mantenerne la struttura base inalterata pur non scimmiottandola, evitando così scomodi paragoni. In chiusura arrivano la già citata “Salty!”, la melodia soul pop di “Love Me Tonight” ed il terzo episodio strumentale “Jazzy Outtake”. Dice già tutto l’intestazione riguardo al genere trattato, ma quello che non convince qui è la durata: quasi 13 minuti che dopo qualche ascolto, rischiano di essere skippati. Pur non essendo niente di miracoloso, Brothers in Arms resta comunque un episodio riuscito per tutti coloro che vi hanno partecipato, ed anche per chi deciderà di ascoltarlo, sempre che non si pretenda niente di più che 54 minuti di puro intrattenimento musicale. Un disco che fa bene al corpo, allo spirito e all’anima. 78/100
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Clarence Clemons: Sassofono e voce Anno: 2008 |