Il loro progetto artistico può essere inquadrato nell'ambito generico del post rock con un marcato orientamento verso il metal e l’elettronica, trovando proseliti negli estimatori di band similari quali God Is An Astronaut, Lost In Kiev o i conterranei Noorvik.
Si poteva fare di meglio? A giudicare dalla qualità del nuovo disco, la risposta è senz’altro affermativa.
Munito di un artwork molto bello curato da Adrian Kietzmann, TAR è stato registrato all'Hidden Planet Studio di Berlino e contiene sei tracce in cui il trio originario di Lipsia dimostra di aver raggiunto una maturità compositiva notevole, riuscendo ad essere efficace sia nelle parti più decise che in quelle pacate. Un equilibrio non sempre semplice da ottenere e che, per l’appunto, costituisce uno dei punti di forza dei JEFFK.
La musica riporta al tema della sistematica e irreversibile devastazione della natura operata dell’uomo. TAR è una feroce invettiva verso coloro che tendono a cementificare il mondo, distruggendo a poco a poco il paradiso in cui viviamo. E’ vano e patetico il tentativo di cercare di ricreare ciò che si è precedentemente distrutto. Damage done.
L’atmosfera è ovviamente distopica e la si evince nettamente in tutto l'album come, ad esempio, nell’inquietante opener Fingers, nella quasi evocativa e alienante Idle Eyes o nell’algido incedere della conclusiva Swarm.
Una proposta variegata e, nel contempo, affascinante improntata verso la ricerca di elaborate sonorità alternative.
Un prodotto certamente interessante che merita la dovuta attenzione degli appassionati del genere.

Börge Meyn: Bass, Synth
Steffen Ziemann: Drums
Matthias Poese: Guitar

Anno: 2023
Label: Golden Antenna Records
Genere: Post Rock

Tracklist:

1. Fingers
2. Arcades
3. Ratio
4. Idle Eyes
5. Lake Bled
6. Swarm