Secca terribilmente parlare non benissimo di Steve Hackett, artista molto considerato da chi scrive, anche nella sua interessante produzione solista.
Ascoltando questo live registrato nell'ottobre del 2018 al London's Royal Festival Hall, con la Heart of England Orchestra, non si può fare a meno di pensare ad un'occasione mancata. Non soltanto gli orchestrali sono sommersi dalla band, in palese sottofondo, quasi avessero timore di esprimersi magniloquentemente, cosa che ci si aspetta quando nel titolo viene largamente strombazzato il termine "orchestra", ma gli arrangiamenti devoluti a quest'ultima risultano spenti, per niente innovativi, in alcuni casi addirittura banali. In linea generale, l'orchestra sostituisce quanto originariamente espresso dalle tastiere e dal piano, in via residuale dalla chitarra. Con tutto il rispetto per chi ci ha lavorato sopra, ci si aspetta altro: 42 elementi dovrebbero far letteralmente volare la band, non essere surclassati da essa, limitandosi a riprodurre pedissequamente quanto già profuso da altri strumenti. Quelle poche volte che si ha la pretesa di navigare nell'alveo dell'originalità, si sfiora il ridicolo: al riguardo, basti ascoltare "The Guaranteed Eternal Sanctuary Man", secondo movimento di "Supper's Ready", ove l'orchestra si profonde in un accompagnamento che pare saccheggiato dalla sonorizzazione delle marcette robotiche tipiche della compagine Star Wars, piuttosto che sublimare il contesto immaginifico tratteggiato da testi e musiche. In realtà, ed in conclusione, il disco si regge soltanto grazie all'impegno manifestato dalla band, rodatissima e osmotica, sulla cui attendibilità non si discute affatto, compreso il tanto criticato Nad Sylvan, qui al suo meglio. Infine, tralasciando considerazioni sul fatto che, in barba al titolo, la scaletta comprende anche pezzi della carriera solista di Hackett (il che, ad essere onesti, non è una cosa completamente negativa, vista la qualità elevata dei titoli prescelti, pur eccessivamente numerosi: "Out of the Body", "The Steppes", "Shadow of the Hierophant", "Serpentine Song", "El Niño"), il triplo lp dura molto meno dei canonici 20 minuti per lato (in un caso, appena 12), cosa che suona a dir poco blasfema se si pensa ai generosi 25 minuti per lato ai quali ci abituarono i Genesis nei loro dischi più apprezzati. Duole dirlo, ma questo titolo è consigliato soltanto ai completisti, forse del solo Hackett. |
Guitar, Vocals – Steve Hackett |