AMS - 2009 - Italia Rinati nel ‘99, con un organico costruito attorno a 3 membri storici, gli Osanna di 10 anni dopo sono sopravvissuti alla dipartita del bassista Enzo Petrone e ai problemi di salute che hanno afflitto Corrado Rustici, l’originario chitarrista, costretto prima ad abbandonare l’attività dal vivo e, successivamente, il gruppo stesso. Al solo Lino Vairetti, pertanto, l’onere e l’onore di portare avanti la gloriosa sigla Osanna, con una formazione quasi del tutto rinnovata, alla quale, da quasi due anni, si è aggregato stabilmente nientemeno che David Jackson, improvvisamente fuoriuscito dai Van Der Graaf. Il fiatista deve essere considerato membro stabile della band, piuttosto che semplice ospite, come tengono a precisare tutti i musicisti, Jackson compreso, nelle note del booklet. Impreziosita dalla presenza di personaggi quali TM Stevens (Steve Vai), David Cross (King Crimson), Gianni Leone (Balletto di Bronzo) e, inaspettatamente, Lello Brandi, primissimo bassista degli Osanna, l’opera appare ben congegnata, sensata, credibile, stilisticamente assai elegante: “Mirror Train” e “L’uomo”, ad esempio, prive di quelle sonorità cupe che le caratterizzavano in origine, hanno guadagnato freschezza e dinamicità; chiamare cover “Ce vulesse”, ci sembra una gratuita forzatura: il gruppo, infatti, propone un arrangiamento spoglio delle pacate sonorità jazz-rock della versione originale, ma oltremodo ricco delle vivaci e colorite energie partenopee, peraltro inframmezzate da continui cambi di tempo, sublimati dagli ottimi fiati progressivi di Jackson; la splendida performances del Solis String Quartet in “There will be time”, non fa assolutamente rimpiangere la totale assenza dell’originario arrangiamento orchestrale, sostituito dagli interventi misurati di viole e violoncelli (quattro in tutto), proposti in una originale e affascinante chiave minimale, con sporadiche punte di disarmonica dissonanza. È doveroso, infine, citare anche la nuova versione de “‘A zingara”, più fluida negli arrangiamenti, con il sax sempre elegantemente in vista, molto vicina agli stilemi della nuova canzone partenopea, tipica del primissimo Pino Daniele: il gruppo si è semplicemente (e legittimamente) appropriato di una formula di cui è stato principale ispiratore negli anni ‘70. L’unico difetto dell’opera, l’assenza di un vero e proprio inedito, è largamente compensato dall’inserimento di una splendida versione di “Theme One”, mitico cavallo di battaglia dei Van Der Graaf Generator targati 1972. Prima tiratura limitata a 1000 copie, in edizione cartonata, con litografia autografata dal leader. Lino Vairetti: lead vocals, guitar, blues harp David Jackson: saxophones, flute Irvin Vairetti: synth, pad, vocals, mellotron Sasà Priore: keyboards, organ, synth, vocals Nello D'Anna: bass Fabrizio Fedele: electric and acoustic guitar Gennaro Barba: drums Solis String Quartet: strings Roberto Petrella: acoustic guitar Gianluca Falasca: violin Alfonso La Verghetta: organ Oderigi Lusi: Fender Rhodes Gabry Borrelli: percussion Mariano Barba: drums Sophya Baccini: vocals Tim Stevens: bass Gianni Leone: organ, vocals David Cross: electric violin Lello Brandi: bass (Recensione apparsa sulle pagine di “Musikbox - Rivista di cultura musicale e guida ragionata al collezionismo”, anno 2009, qui pubblicata per gentile concessione dell'autore). |