Dopo l’uscita, nel 1978, del controverso Tormato (che aveva ottime composizioni, ma anche dei brani sicuramente discutibili) la situazione in “casa” Yes si fece sempre più complicata.
Malgrado ciò il tour di supporto all’album fu tra i migliori della loro carriera ed i concerti andarono bene ovunque. Con un nuovo album da preparare tutti i dissapori vennero però a galla. Nonostante tutto qualche brano fu comunque registrato a Parigi (e pubblicato anni dopo nel box antologico), ma ormai Anderson e Wakeman erano pronti a lasciare il gruppo. Squire, Howe e White non si dettero per vinti e decisero di continuare inserendo nella line up i due Buggles (!!) Trevor Horn (basso e voce) e Geoff Downes (tastiere) reduci dal successo mondiale con “Video killed the radio star”. La notizia non fu accolta molto bene dai fans storici del gruppo che temevano uno svilimento della qualità musicale. Invece Drama (questo il titolo scelto per l’album) ebbe un discreto successo e i live almeno negli States andarono molto bene (con varie date sold out al Madison Square Garden di New York) anche se la differenza tra Horn ed Anderson era ovviamente abissale come del resto quella tra Downes e Wakeman. Quando acquistai l’album, qualche anno dopo la sua pubblicazione, rimasi ovviamente interdetto dalle nuove composizioni e non proprio entusiasta della voce di Trevor Horn. Col tempo però Drama è stato ampiamente rivalutato (non solo dal sottoscritto, che anzi lo ha apprezzato comunque con colpevole ritardo) tanto che lo possiamo oggi considerare come uno dei “classici” neanche troppo “minori” degli Yes. Horn e Downes fecero nel complesso un buon lavoro, come White del resto alla batteria. I veri protagonisti furono però due stratosferici Chris Squire e Steve Howe, debordanti con i loro rispettivi strumenti. Il ritorno di Roger Dean, a cui fu nuovamente affidata la copertina, dava ulteriore lustro al progetto. Ma veniamo ai brani. “Machine messiah” è decisamente un pezzo tirato con White che picchia duro ed un Howe decisamente heavy e, se le liriche perdono “l’immaginazione” di Anderson, il sound è decisamente Yes al 100% anche se rivisto e rivisitato per il nuovo decennio. La brevissima “White car” introduce un altro pezzo da 90: “Does it really happen?” (sigla tra l’altro della trasmissione televisiva “Discoring” in onda sulla Rai) con i soliti impasti vocali ed una ritmica sempre incalzante. Ottime anche “Into the lens” (bravo Horn) e “Run through the light”. Chiude l’album “Tempus fugit” in cui Squire e Howe fanno…cantare al meglio i propri strumenti e dimostrano ancora una volta tutta la loro classe superiore. Eppure finito il tour, Horn se ne andò (divenendo uno stimato produttore ed artefice dell’ulteriore rinascita degli Yes nel 1983), Howe con Downes fondò gli Asia (primo supergruppo anni ’80..) mentre Squire e White provarono un po’ con Jimmy Page. Il bassista però non voleva abbandonare al proprio destino il gruppo che aveva fondato anni prima. Richiamò il primo tastierista degli Yes, Tony Kaye, conobbe il giovane ma già esperto chitarrista sudafricano Trevor Rabin ed iniziarono a provare. I risultati furono incoraggianti, tanto che mancava solo Jon Anderson… Detto fatto, era il momento di "90125" e di “Owner of a lonely heart”… A distanza di anni e con l’uscita ancora di Anderson, gli Yes, dapprima con Benoit David alla voce e poi con Jon Davison hanno piano piano riscoperto Drama tanto da riproporlo nella sua interezza nei loro concerti e ben accolto dai fans. |
Trevor Horn: Lead vocals, fretless bass (5) With: Eddy Offord: co-producer (partially) ***** Line-up for tracks 13-16: Anno: 1980
Studio Album, released in 1980 01. Machine Messiah (10:27) Total Time: 36:46 Bonus Tracks on 2004 Elektra remaster: 07. Into The Lens (I am a camera) (Single version) (3:47) * Previously unreleased |