Ecco l'album che mai ci si aspetterebbe da uno come Dave Brubeck: messa in piedi una band assieme a i suoi tre figli (Darius al piano, Chris al basso e Dan alla batteria), chiamato a sé uno stuolo di musicisti di prim'ordine (tra i quali, è appena il caso di citare Chick Corea e Dave Mason), Brubeck confeziona un album nel quale rivisita alcuni standard e propone nuove composizioni partorendo un capolavoro che oscilla efficacemente tra impostazione classica e nuove tendenze (si parla dei primi anni '70).
Ma, parlando di classici a firma dello stesso jazzista, se da un lato "Three to Get Ready" percorre territori squisitamente e pacatamente cool, "Unsquare Dance" viene proposta nella nascente chiave fusion, a tratti addirittura hard, fondendo amabilmente le accattivanti sonorità jazz/funk del James Taylor Quartet di "Starsky & Hutch Theme" e il seminato agguerrito e volitivo della Mahavishnu Orchestra del primo periodo. Tuttavia, il capolavoro interpretativo si raggiunge con "Blue Rondo à la Turk", multicolorata, multiespressiva, multitutto: si passa dalle fughe e dai rondò, forme musicali tipiche della musica classica, già presenti nella versione originale, ad innesti blues sanciti da una chitarra e un'armonica che paiono suonate da Gary Moore e Robert Plant (sono in realtà proposte da persone un tantino più capaci, ma la citazione serve ai profani per capire in quali territori si naviga) fino ad arrivare - dopo aver lambito il prog con inaspettati innesti di violino - ad una cavalcata che ha il sapore di una jam della Allman Brothers Band. Il secondo lato, pur di livello qualitativo ottimo, si mantiene su toni pacamente cool jazz, che è la compagine sonora ove abitualmente si muove il pianista americano, cosa che comunque non intacca la validità di un prodotto che - messo a pieno titolo tra i masterpiece - rappresenta un genuino esempio di crossover prodotto in tempi non sospetti. |
Dave Brubeck: piano, piano elettrico Con Anno: 1973 |