Scritto da Gianluca Livi Giovedì 16 Marzo 2017 11:06
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Scritto da Max Casali Mercoledì 15 Marzo 2017 22:18
Un concept-album è un progetto che non è alla portata di tutte le band, vuoi per la complessità di legare la track-list con elementi comuni, vuoi per la difficoltà di trovare una nuova tematica che sostenga tutto il percorso senza dare la sensazione di essere ripetitivo. Questo degli Yeah! Mutation è costruito sulla rabbia e la ribellione popolare o semplicemente quella del singolo individuo, che si sforza ad auto- convincersi ( paradossalmente) che il dispotismo sia l’unica chance di benessere attribuita al soggiogato stesso. I dieci pezzi che compongono “Ri(e)voluzione” tentano una sortita energica, un(a) scesa in campo per anelare la fuga per la vittoria. Riusciranno i nostri eroi? La battaglia si apre con un calmo preludio ma sùbito dopo è già… “Guerra” ( poteva essere altrimenti?), ma l’inizio Pinkfloydiano non tragga in inganno, poiché i due minuti finali sono un sontuoso vortice di assoli e riffs severi. L’imperativo è far “Fuoco” per non desistere ai primi attacchi e difendere, con orgoglio, l’indole nazionalista e tenere alti i colori di “Una bandiera”, con un loop che fa da sfondo ad una verace canzone con fitto uso di piatti. La band dimostra un bel cuore indomito, fondamentale per portare avanti la nobile missione di ribaltare il risultato sul campo. Le due parti di “La verità del vincitore” sono strutturate sul doppio aspetto riflessivo e audace nella ritmica, con testi che ostentano tutto il coraggio di chi sta sul fronte. |
Scritto da Luca Driol Mercoledì 15 Marzo 2017 22:06
“Self Destruction Blues” cantavano gli Hanoi Rocks nel 1982 e, mutuando quel titolo, il chitarrista e compositore Daniel Gazzoli ne ricava un’ottima song di sfrontato hard-rock tipicamente ottantiano, tassello del più ampio mosaico che risponde al nome di “Night Hunter”. L’album risulta un’ ottima raccolta di brani diretti e coinvolgenti, sorretti dalla buona vocalità del singer Leonardo F. Giullan e dallo straripante solismo del leader. |
Scritto da Bartolomeo Varchetta Mercoledì 15 Marzo 2017 21:59
Come spesso accade in Italia, i Perpetual Fire sono una di quelle band che fatica a trovare la propria collocazione con una label stabile che li promuova e li valorizzi. A testimonianza di ciò basti guardare alla cadenza delle incisioni. “Invisible” è infatti il secondo album (il primo “Endless world” risale al 2007) ed è datato 2010, mentre, stando a quanto dichiarato sul sito della band, sembra che dopo sette anni sia di prossima pubblicazione il terzo. L’anima del gruppo è il chitarrista Stefano Volta o meglio Steve Volta, come è solito presentarsi in arte, ed il suo nome è legato anche a quello dei Pandaemonium e della Pino Scotto band. “Invisible” è quindi un album che fonda le proprie basi nel power metal melodico, dove ottimi spunti e ritmi consolidati trascinano l’ascoltatore in un crescendo adrenalinico. È sicuramente un lavoro valido e ottimamente impostato dal punto di vista ritmico e compositivo. |
Scritto da Janus Mercoledì 15 Marzo 2017 20:44
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Scritto da Valentino Butti Martedì 14 Marzo 2017 09:49
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Scritto da Valentino Butti Domenica 12 Marzo 2017 16:31
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Scritto da Valentino Butti Domenica 12 Marzo 2017 16:23
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Scritto da Max Casali Mercoledì 08 Marzo 2017 23:36
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Scritto da Valentino Butti Mercoledì 08 Marzo 2017 23:30
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