Dopo il lontano esordio negli anni '80 torna il progetto del polistrumentista veronese Alberto Molesini (ìn arte Baro) con questo album "Utopie", una sorta di viaggio nelle sonorità storiche del progressive che accompagnano l'altro viaggio, quello raccontato dai testi. Utopie è infatti volutamente un "concept", fatta eccezione del primo brano, l'unico cantato in italiano, che sembra più un omaggio al caro e vecchio pop-prog italiano che ebbe come capofila band come "La Locanda delle Fate" o la "Reale Accademia di Musica". Brano un po' scolastico ma molto orecchiabile, con voce, timbrica, effetti e suoni che sembrano presi direttamente dagli anni '70 e che potrebbero ben figurare nel "Parsifal" dei Pooh. Tutto il resto del disco invece riprende suoni e arrangiamenti più affini ai contrappunti ed i continui rimandi corali ed armonizzazioni vocali dei Gentle Giant ed alla liricità di band come Yes e Genesis. La storia racconta la nascita dell'Utopia, qui figurata come bugia esteriore, inganno fatto da effimera esteriorità e rassicurazione operata da chi vuole nascondere il vero: il male fatto di violenza e sopraffazione. Racconta del suo crescere, di come diventa "religione", unico modo di pensare, di sentirsi al sicuro perché "nella norma"; anche se nel subconscio probabilmente tutti sanno che la realtà è un'altra, che "il re è nudo". Quindi la speranza di un ritorno alla realtà c'è, ma occorre impegnarsi in prima persona per arrivarci, allontanandosi da imbonitori, opinionisti, e falsi filosofi. Ma veniamo alla musica. Tre lunghe suites, ognuna di circa 15 minuti, che riprendono il classico canone del rock progressive inglese ammodernato però con intermezzi più aspri, complessi nella composizione, a far da cambio di scena tra un momento melodico ed un altro, che mi hanno ricordato molto le "strappate" ed "inversioni" degli Anglagard. Una elaborazione personale dell'artista che rende la sua opera sicuramente non banale rispetto ad una semplice rievocazione, che spesso diventa copia, della musica che fu. Vi troviamo le caratteristiche "progressioni" che però prendono strade inattese, con ritmiche ed improvvisazioni mai scomposte, mai noiose, mai scontate. Brani suggestivi e benissimo suonati da tutti gli strumentisti, con la voce a far da controcanto alla melodia sonora, quasi come strumento aggiunto, riempitivo. Anche la registrazione dell'album risulta impeccabile ed ho anche gradito l'artwork, giocato sulla linea del gusto fantasy a noi tanto caro, ma garbato con i suoi colori freddi accostati a soggetti evocativi come il galeone che, spinto dal vento, vola sorretto da due mongolfiere. Simbolo anch'esso del viaggio verso "qualcosa" che solo alla fine si saprà essere la realtà della vita. Il booklet, ricco con tutti i testi, le informazioni di rito e lo storytelling del concept, completa un album che raccomando vivamente perché soddisfa occhi e orecchie, mente e cuore. Buon ascolto |
Alberto "Baro" Molesini: Lead & backing vocals, bass, guitars, keyboards Anno: 2021 |