A dir poco sorprendente il debutto per i materani MDGA che con The album toccano significativi vertici qualitativi con un sound maturo e massiccio. Non so come abbiano potuto fare, dopo appena due anni dalla nascita, ma si intuisce che l’intenso lavoro macinato dal sestetto ha fatto alzare il livello in questo lavoro. La ricerca stilistica l’hanno raggiunta proponendo un fresco intreccio tra rap, reggae, ska e rilievi di rock mai invadenti ma sempre borderline. Se vogliamo, alcune sequenze possono, per alcuni istanti, sembrare troppo lineari tra loro, ma ciò che conta sono le svariate trovate innovative che si trovano all’interno dei brani. “A sud di ogni cosa” è l’apertura adatta per dare sùbito un grande impatto all’orecchio: ritmica micidiale e liriche taglienti per un mondo cosi sbilenco che implora un nuovo corso. Cosi come “Libera-mente” in cui gli ampi sfoghi del singer Davide Morina s’appoggiano su accenni d’archi e una tromba stilosa a commentare sottotraccia. Lo splendido reggae-rap di “Big town” rapisce in un battibaleno con pizzicate d’elettronica confacenti al contesto proposto. Poi, le parole assumono un certo peso in “Questa è la mia vita” ma con una fresca formula ska-rap, che conquista con l'innegabile fantasia di cui è permeato il brano. Dopo un inconsistente episodio come “La mia generazione” che non lascia tracce memorabili, si passa ai due pezzi più fruibili dell’album: “Un istante” e “Energy-Technology”. La prima con arrangiamento ondeggiante e solare; la seconda infarcita d’elettronica ma godibile per l'andazzo vivace e orecchiabile, grazie anche alla sezione fiati che funge da eminenza grigia, ossia non troppo in evidenza ma strategica. Invece, negli scarsi tre minuti di “Boom-crash” ruggisce un tappeto rock che, unita alla matrice rap, mescola bene le soluzioni compositive. Nel finale, preferiscono esiliare quasi totalmente le parole con “Ear me now”, in cui convivono l’elettronica di stampo eighties e piccole tratte di slow-reggae: brano, forse, non totalmente all’altezza per chiudere un gran bel lavoro. Nonostante piccole ingenuità fisiologiche, si parlerà bene di questo concept-album dei MDGA, perché è un combo che fa della collisione strumentistica un fiore all’occhiello, oltre a fornire occhi di falco per osservare, con arguzia ed attenzione, in che direzione procede la nostra sfera esistenziale ed essere pronti a destarsi quanto prima per anelare un urgente riscatto che riporti la vita su binari salvifici. Anno: 2017 TRACKLIST:
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