Quando si parla di Yngwie Malmsteen, non possono venire in mente i primi anni ottanta, quando gli Alcatrazz incidevano uno dei dischi più belli di quel periodo “No Parole For Rock And Roll”.
Poi la sua lunga carriera solistica, partita con “Rising Force”, disco capolavoro che ha segnato un’epoca e che ha dato il via ad un nuovo modo di suonare e di interpretare la chitarra. Oggi è accusato di megalomania, di fare lavori uguali agli altri e sicuramente non a torto, ma Malmsteen è uno di quelli che difende il suo stile,che crede in quel che fa e che va avanti seguendo il proprio istinto, giusto o sbagliato che sia. Tutto questo lo ha portato ad avere meno credibilità ed a non avere più una casa discografica. Ma Yngwie non si è assolutamente perso d’animo e si è creato una sua personale etichetta, la Rising Force Records e si sta riscattando pubblicando un po’ quello che gli pare. Dopo “Perpetual Flame”, ottimo lavoro e dopo l’acustico “Angels of Love” e “The Genesis”, con le sue primissime produzioni, torna con una nuova raccolta, forse inutile, ma che racchiude parte del suo meglio strumentale. Sottolineo parte perché mancano “Icarus Dream” e “Crying”, due dei migliori strumentali non solo del chitarrista svedese, ma di sempre, che non erano racchiuse nemmeno nella precedente raccolta di brani strumentali. Ci sono comunque la splendida “Brothers”, “Blue”, “Overture 1622”, e le versioni live di “Far Beyond The Sun” e di “Trilogy Suite”. C’è anche un inedito, la cover, secondo me mal riuscita del brano più rock dello scomparso Michael Jackson, quella “Beat It” che vedeva Steve Lukather ed Eddie Van Halen come ospiti. Sicuramente una raccolta inutile, ma sentir suonare Yngwie è sempre un immenso piacere.
65/100
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Yngwie Malmsteen: Chitarre, Basso, Sitar, Cello, Tastiere, Voce Anno: 2009 Sul web: |