Home Recensioni Album King Crimson - Radical Action To Unseat The Hold Of Monkey Mind

King Crimson
Radical Action To Unseat The Hold Of Monkey Mind

Non si può dare torto a Sid Smith, biografo ufficiale della band, quando afferma che "Radical Action To Unseat The Hold Of Monkey Mind" si concretizza come l'uscita discografica più completa di questa ultima incarnazione dei King Crimson.
Dopo la pubblicazione dell'insufficiente disco ufficiale "Live at Orpheum", del bootleg del Collector's club "Live in Toronto" e dell'estemporaneo "Live EP 2014", questo album contiene la ricetta idonea - tre cd pieni zeppi di musica prevalentemente antica - a placare l'elevata domanda dei fans più irriducibili.

Raccogliendo estratti dalle date effettuate nel 2015 in Canada, Regno Unito e Giappone, l'uscita discografica sarà disponibile a partire dal 3 settembre nella versione economica (3 CD + 1 Blu-Ray) e in quella limitata (2 DVD, 1 Blu-Ray e 3 CD).
A sentire Robert Fripp, "questi sono i King Crimson ... re-immaginati" mentre sul sito ufficiale della band fioccano le dichiarazioni pretenziose: "i King Crimson non sono mai stati una band in senso stretto, quanto piuttosto 'un modo di fare le cose'.".
Ed infatti, la novità della totale assenza dei pubblico, completamente escluso dalla fase di registrazione, fornisce un effetto "di virtuale album in studio" cosa che giustificherebbe il trend dell'attuale line-up, asseritamente indirizzato all'esibizione e non alla registrazione in studio.
A chi scrive, invece, questo esteso organico appare tronfio e gratuitamente magniloquente: la ricostituita band guarda pesantemente al passato, riproponendo - caso più unico che raro nel repertorio live crimsoniano degli ultimi 30 anni - un po' di materiale nuovo e tanti pezzi storici, pochi recenti e molti datati, ancorché opportunamente rivisitati.
Tuttavia:
a) alcuni arrangiamenti - osannati dalla maggior parte dei "cultori" - appaiono invece discutibili, se non deprecabili;
b) il repertorio anni '80 è praticamente ignorato;
c) la presenza di alcuni membri è talvolta superflua, se non addirittura invadente.
Per meglio spiegare, Bill Rieflin è un terzo batterista per modo di dire, essendo impiegato per buona parte del set anche alle tastiere (nel momento in cui si scrive, peraltro, si apprende della sua sostituzione con Jeremy Stacey, anch'egli impegnato nel duplice ruolo di batterista e tastierista); con tre batteristi, di cui uno chiamato Gavin Harrison (che Bill Bruford ha QUI dichiarato essere stato per lui fonte di ispirazione), è un atto criminale escludere un brano polirtmico come "Indiscipline"; Tony Levin non viene adeguatamente sfruttato, apparendo come comprimario, piuttosto che protagonista, come invece è stato in passato, in tutte le varie incarnazioni di cui ha fatto parte; la presenza di Mel Collins, infine, è certamente un valore aggiunto, ma la sua esecuzione non doveva interessare il repertorio post seventies, letteralmente demolito dai suoi interventi al sax. 
Ci sono ovviamente diverse ottime cose ed è un vero piacere ascoltare grandi classici, alcuni non eseguiti dal vivo da 40 anni. In tal senso, impossibile non citare "Larks’ Tongues in Aspic Part One", "Pictures of a City", "The Talking Drum" e "In the Court of the Crimson King" e "21st Century Schizoid Man", tutte meravigliose ed incredibilmente riuscite.
Ma forse, dopo due anni di concerti celebrativi e quattro live nel senso (incluso il presente), sarebbe il caso di dire basta al repertorio datato. Forse ha ragione Adrian Belew quando asserisce (QUI) che un tempo i King Crimson erano "più interessati a creare nuova musica piuttosto che a riproporre quella vecchia". E forse, comprensibilmente, Fripp non vuole creare nuova musica perché ha scoperto che l'album in studio non frutta quanto una lunga serie di concerti basati sul repertorio classico.
Un vero peccato, invero, perchè altre cose interessanti si rinvengono proprio nei nuovi brani, neanche pochi, a dirla tutta. "The Hell Hounds of Krim", "Radical Action I", "Radical Action II", "Meltdown", "Banshee Legs Bell Hassle", "Devil Dogs of Tessellation Row", "Suitable Grounds for the Blues": è qui che sta il potenziale della band, non certo nelle cover.
Diviso tra esplosioni rtmiche ed elucubrazioni tipicamente crimsoniane, in bilico tra magnetici ipnotismi e nevrosi urbane, il repertorio inedito fa sperare per un album in studio di indiscutibile livello, sempre ché il signor Fripp decida di pubblicarlo, naturalmente. 
Coordinando in considerazioni di sintesi quanto fin qui esposto, più che innanzi ad una nuova strabiliante incarnazione, i King Crimson attuali si qualificano quale supergruppo che, carico di arroganti pretese di rinnovamento, ostenta l'attitudine alla mera celebrazione del passato, pur essendo meno qualificato di altri a farlo (si pensi ai 21st Century Schizoid Band).


Robert Fripp: chitarra, tastiere
Mel Collins: sax, flauto
Gavin Harrison: batteria
Jakko Jakszyk: chitarra, voce
Tony Levin: basso, Chapman stick
Pat Mastelotto: batteria
Bill Rieflin: batteria, tastiere

Anno: 2016
Label: DGM
Genere: Progressive/Rock/Experimental

Tracklist:
CD 1: Mainly Metal
01. Larks' Tongues in Aspic Part One
02. Radical Action (to Unseat The Hold of Monkey Mind)
03. Meltdown
04. Radical Action II
05. Level Five
06. The Light of Day
07. The Hell Hounds of Krim
08. The ConstruKction of Light
09. The Talking Drum
10. Larks' Tongues in Aspic Part Two

CD 2: Easy Money Shots
01. Peace
02. Pictures of a City
03. Banshee Legs Bell Hassle
04. Easy Money
05. VROOOM
06. Suitable Grounds for the Blues
07. Interlude
08. The Letters
09. Sailors Tale
10. A Scarcity of Miracles

CD 3: Crimson Classics
01. Red (Fripp) One More Red Nightmare
02. Epitaph
03. Starless
04. Devil Dogs of Tessellation Row
05. The Court of The Crimson King
06. 21st Century Schizoid Man

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