Una raccolta che contiene un inedito, per giunta live, dei progsters Vu-Meters, blasonato split artistico dei più rinomati Ezra Winston, merita indubbiamente una certa attenzione.
Andiamo per gradi: nati dall'incontro di musicisti con un passato consistente (Ugo Vantini, rispettivamente fondatore e membro di Divæ ed Ezra Winston nonché primo batterista del Balletto di Bronzo post seventies; Stefano Pontani, chitarrista di Anagramma, Ezra Winston, Matilda Mother; Fabrizio Santoro, bassista di Nodo Gordiano e OAK), pubblicano nei tardi anni 2000 “Dark City”, esordio discografico che raccoglie improvvisazioni suonate dal vivo in studio, rielaborate con nuovi missaggi, rimontaggi e addizioni di inedite parti originali, creando una miscela di live e studio che supera i confini consueti di fusion, prog e neo-prog, percorrendo anche la sperimentazione pura, tipica dei più criptici e magnetici artisti progressivi degli anni ’70 (lo abbiamo recensito qui). Il secondo album viene registrato poco dopo ma non vede la luce e attende ancora la necessaria opera di missaggio dietro consolle, posticipata più volte a causa del prematuro scioglimento del gruppo. Tuttavia, alla label “Eclectic Productions” (maggiori info su www.eclectic.it), non va riconosciuto il merito di aver incluso in questa antologia il primo estratto di questa sospirata e ancora inedita seconda fatica, rimasta invece del tutto intonsa, ma quello di aver stimolato una nuova rigenerazione del gruppo, stavolta ridotto a duo: Vantini e Pontani, infatti, sollecitati dal boss dell’etichetta, rientrano a metà del 2015 nei “Three Fates Rcording Studio” di Roma (di proprietà dei citati Ezra Winston) e, senza alcun intervento aggiuntivo di editing o sovraincisione, in possesso semplicemente di batteria, chitarra e loop station, compongono e registrano dal vivo un suggestivo brano di quasi 14 minuti che, già dal titolo (“Discerning About Absence with Someone”), evoca affascinanti suggestioni celebrali. La band conferma, nel caso ce ne fosse ancora bisogno, il suo valore intrinseco di ensemble capace di distaccarsi dai generi tipici degli ex gruppi di appartenenza, per dare vita ad un brano che, abbandonate le nevrosi tipiche dei King Crimson di “Red” e degli anni ‘90 e 2000 - che in parte caratterizzavano quel primo album - abbraccia comunque la vocazione ambient e riflessiva del Fripp solista, sulla quale viene sovrapposto il magnetismo dei Pink Floyd e dei Porcupine Tree più liquidi. Inutile dirlo, a parere di chi scrive, l’opera vale l’acquisto per la sola presenza di questo brano. Ma sarebbe riduttivo e irrispettoso non parlare degli altri artisti, autori di sonorità estremamente eterogenee e variegate, ancorché criptiche: il noise destrutturato di Knobstat (più noto come Davide di Francesco, autore di musiche passate da varie emittenti radiofoniche, tra cui il conosciutissimo show di “:zoviet*france:”); il minimalismo sonoro espresso con sole voce, chitarra e loop station da Vera Di Lecce, ex cantante dei Nidi d’Arac, già collaboratrice, tra gli altri, di Afterhours (l’abbiamo recensita qui); l’ “estetica dell’errore” di Æmeth, artista dedita alla glitch music, affascinata dalle ritmiche spezzate; l’ambient di Paolacci, tastierista che i più attenti ricorderanno tra le fila di Nix Rubra (uno dei primi gruppi romani di synth pop) e di Simmetrie (band appartenente alla prima ondata di neo-progressive italiano); le elucubrazioni ipnotiche di stampo techno-sperimentale proposte da Kenny Dahl (al secolo Carlo Micali, sul palco assieme a famosi artisti di questo genere come Dave Clarke, Speedy J, Bass Moy, The Advent & Industrialyzer, Pet Duo, Joris Voorn); le contaminazioni techno elettroniche suggerite da Sasha Bon (a lei il merito di aver proposto il brano più lungo dell’antologia, peraltro interessante anche altri generi musicali, inclusi il noise e l’ambient di stampo oscuro e inquietante), Tym (vero nome Filippo Faleri, batterista dal passato punk, ora dedito all’esplorazione dei suoni prodotti da sintetizzatori modulari) e degli Entropia Techno Department, split meno noto degli Entropia qui indirizzato alla electronic-dance, nuova direzione che giustifica l’estensione “Techno Department” (degli Entropia abbiamo già recensito Live In Calcatronica e Between Lands). Palma d’oro, infine (oltre che ai largamente nominati Vu-Meters), ad Edwin Lucchesi, autore di un prog sperimentale di raro spessore artistico, pregevolmente arricchito da apprezzatissimi interventi al flauto che richiamano le cose più sperimentali dei Gong e degli Ozric Tentacles. Edito in sole 100 copie, questo cd - cinquantesima release della label - viene commercializzato a prezzo economico e si pregia di due bonus tracks nella versione digital download (itunes download, junodownload, beatport): un pezzo eseguito dai citati Entropia, stavolta senza il suffisso Techno Department; l’altro da Amptek, chitarrista in bilico tra sintesi analogica e manipolazione dei suoni campionati. Il missaggio e la copertina – e anche in chiusura si torna a parlare giocoforza dei Vu-Meters – sono opera di Ugo Vantini, peraltro presente anche nell’organico dei prefati Entropia. |
Amptek: guitars Anno: 2016 Bonus tracks (digital download)
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