Home News Top News Make Love And Theater - La stagione 2022-23 all'Ambra Jovinelli

Make Love And Theater
La stagione 2022-23 all'Ambra Jovinelli



La sinergia tra Cinema e Teatro non è mai stata così osmotica come all'Ambra Jovinelli.
La stagione 2022-2023
offre una panoramica di spettacoli e un gran numero di attori dal chiaro retaggio cinematografico.
L'uno complemento dell'altro, le due compagini si compenetrano in termini piuttosto inusuali, se non addirittura innovativi: la prima è spesso un viatico alla seconda, in un connubio di integrazione che è anche interazione intelligente, frutto di ponderata azione prodromica.

Per capire di cosa si stia parlando, ci soccorre il regista Paolo Genovese, tra i protagonisti indiscussi della nuova stagione. Parlando del noto film "Perfetti sconosciuti", così riferisce: "All'epoca mi hanno chiesto di realizzarne il 2° capitolo e anche il 3°, e poi il 4°, e di autorizzare la realizzazione del gioco da tavola e un servizio di piatti (e non sto scherzando). Ma io sentivo di non aver nulla da dire di più su quella storia. Avevo scritto una sceneggiatura teatrale che, tuttavia, era rimasta sulla carta. Poi ho visto la realizzazione teatrale di "Perfetti sconosciuti" a Buenos Aires, a Budapest, a Barcellona e ho capito che c'era ancora modo di esprimere molto in un contesto teatrale".
Gli fa eco il collega Ferzan Özpetek che presenterà "Ferzaneide", "un viaggio sentimentale attraverso il racconto dei miei ricordi, delle suggestioni e delle figure umane che hanno ispirato molti dei miei film. Vorrei parlare alle persone che hanno incontrato il mio cinema, ai molti che hanno letto le pagine dei miei tre romanzi, agli altri ancora che hanno ascoltato le opere liriche delle mie dame straziate d’amore, Aida Traviata Butterfly (.) Questa volta sul palco ci sono io, io solo, ad incontrare il pubblico con il racconto della mia carriera artistica e del mio sentimento per la vita, la mia e quella degli altri".
E poi ancora, c'è la nobile austerità di un colosso del cinema e della televisione italiani, Michele Placidoriflessivo, ponderato, autorevole, ne "La Bottega del caffé", un classico di Carlo Goldoni; la trascinante e vulcanica verve dal chiaro retaggio cabarettistico di Emilio Solfrizzi che, assieme ad Antonio Stornaiolo, presenta la sua Puglia ne "Il cotto e il crudo"; la drammatica quotidianità di una famiglia di commedianti teatrali offerta da Sergio Rubini ne "I fratelli De Filippo", spettacolo che rappresenterà il trait d'union tra due realizzazioni cinematografiche, una già compiuta, l'altra in fase di produzione.
Ma la stagione offre anche spunti artistici attinti dalla letteratura, e senza che venga reciso il cordone ombelicale con il mondo della celluloide: impossibile, in tal senso, non citare la poetica espressiva di una interprete raffinata come Giuliana De Sio, impegnata ne "La signora del martedì", noir d'autore dalle tematiche scottanti scritto da Massimo Carlotto (opera narrativa, peraltro, della quale la stessa attrice auspica una realizzazione per il grande schermo). 
Ci sono anche incursioni interessanti nella musica, sia con la rivisitazione de "Il dio Bambino", viaggio introspettivo nell'universo maschile, alla maniera intelligente di Giorgio Gaber, sia con i "Cetra una volta", organico canoro in cui milita, tra gli altri, l'apprezzatissimo Paolo Fresi.
Quanto sopra valga come mero punto di riferimento giacché il cartellone è assai ampio, comprendendo un totale di 18 spettacoli, messi in scena, pressoché ininterrottamente, dal 12 ottobre dell'anno corrente 30 aprile di quello venturo.
Di seguito, il comunicato stampa diramato dalla direzione dell'Ambra Jovinelli, qui riportato integralmente.

(Gianluca Livi)






Comunicato Stampa


MAKE LOVE AND THEATER!

IL TEATRO AMBRA JOVINELLI

PRESENTA LA STAGIONE 2022|2023


Roma, 9 giugno 2023


Make love and theater! È questo l’augurio del Teatro Ambra Jovinelli per la stagione 2022-2023. Un invito ad affrontare le sfide del presente senza perdere speranza e coraggio e scegliendo la strada del fare, dell’agire comune. Non possiamo dimenticare che il teatro è storicamente il luogo dell’azione e della condivisione ed è questa consapevolezza che da sempre ci guida nella ricerca di una direzione. La passata stagione ha segnato il ritorno nelle sale regalandoci momenti di grande emozione. Nonostante le inevitabili difficoltà l’Ambra Jovinelli ha scelto da subito di osare proponendo un cartellone ricco e variegato. La risposta del pubblico è stata immediata e sorprendente. Gli spettatori hanno partecipato con entusiasmo alla programmazione dimostrando l’urgenza del ritrovarsi e di tornare a condividere la magia del teatro.

Il cartellone 2022|2023 dell’Ambra Jovinelli punta ancora più in alto e rilancia l’identità costruita con cura e perseveranza in questi anni. Nel 2020 l’Ambra Jovinelli avrebbe festeggiato i 10 anni della nuova gestione. Se storicamente la sala dell’Esquilino è stata destinata principalmente alla comicità, in questi anni ci siamo impegnati a progettare una programmazione artistica di più ampio respiro orientata alla ricerca di spettacoli che, attraverso elementi popolari, portassero in scena un messaggio culturale forte e raffinato. Grazie a questo lavoro l’identità dell’Ambra appare oggi del tutto rinnovata e, senza perdere le proprie radici, si caratterizza per un cartellone centrato principalmente sulla grande commedia colta e popolare e sulla drammaturgia contemporanea. Partiti in punta di piedi, la crescita del teatro è stata esponenziale: dagli zero abbonati della prima stagione (2010-2011) siamo diventati la sala più frequentata della capitale.

In questi anni l’Ambra Jovinelli ha costruito e consolidato collaborazioni prestigiose, sia con importanti Compagnie teatrali sia con alcuni dei più grandi artisti del panorama culturale italiano, tanto da diventare una vera e propria officina creativa e un laboratorio di idee, incubatore di molti spettacoli di grande successo.

La programmazione si è tra l’altro caratterizzata per il fertile scambio che si è creato tra lo schermo e il palcoscenico. Molti registi cinematografici e grandi volti dell’audiovisivo si sono cimentati con il teatro portando uno sguardo originale sia nel rapporto con la drammaturgia che con la messa in scena. Allo stesso modo sono state realizzate piéces di grande successo che hanno rappresentato un vero e proprio laboratorio per la nascita di film e prodotti audiovisivi. Questa tradizione si rinnova anche nella stagione 22-23 che vede la presenza di registi cinematografici amatissimi come Alessandro D’Alatri, impegnato a dirigere Mettici la mano scritta dal grande giallista Maurizio De Giovanni, Giuseppe Piccioni al suo esordio in teatro con Passeggiata di salute, Roberto Andò, artista che da anni si muove tra il cinema e il teatro, ormai di casa all’Ambra Jovinelli, che firma la messa in scena di Ditegli sempre di sì. E poi ancora due eventi molto speciali che vedono la trasposizione teatrale di grandi successi cinematografici: Paolo Genovese porta in scena Perfetti sconosciuti, un film che ha registrato un record di incassi diventando un vero e proprio cult, e Sergio Rubini dirige, in un adattamento per il palcoscenico firmato insieme a Carla Cavalluzzi e Angelo Pasquini, I fratelli De Filippo, spettacolo che conterrà elementi che  anticiperanno la continuazione cinematografica, presto in produzione, della storia dei De Filippo.

La nuova programmazione è come sempre caratterizzata dal gusto per l’intrattenimento intelligente, con la consueta attenzione per la commedia e la drammaturgia contemporanea. Grandi nomi della scena si alterneranno sul palco della storica sala dell’Esquilino. Tra gli altri: Giuseppe Battiston, Giuliana De Sio, Adriano Falivene, Stefano Fresi, Lino Guanciale, Gianfelice Imparato, Lucia Mascino, Antonio Milo, Francesco Montanari, Michele Placido, Carolina Rosi, Filippo Timi e Fabio Troiano.

Accanto alla grande prosa abbiamo scelto anche per questa nuova stagione di proseguire la nostra esplorazione nella molteplicità delle forme del teatro ospitando Nuda, firmato da Daniele Finzi Pasca, artista di fama mondiale noto per la sua peculiare capacità nello spaziare tra teatro, danza, acrobazia, circo e opera e per il suo incredibile talento nel mescolare linguaggi dando vita a creazioni uniche. La presenza in cartellone della Compagnia Finzi Pasca rappresenta tra l’altro l’inizio di un percorso che vuole aprire le porte dell’Ambra Jovinelli a grandi produzioni internazionali. Non mancheranno come di consueto spettacoli dedicati alla stand up e alla comicità. La stagione dell’Ambra si aprirà all’insegna della risata con celebre duo pugliese Toti e Tata, aka Emilio Solfrizzi e Antonio Stornaiolo, per la prima volta a Roma. Siamo particolarmente felici di accogliere in stagione Serena Dandini, personalità che ha accompagnato alla rinascita il nostro teatro. Tra i comici che calcheranno il palco dell’Ambra Jovinelli anche Andrea Pennacchi e Max Angioni che tornano a grande richiesta dopo le serate sold out registrate nella passata stagione. La poliedrica Sabina Guzzanti sarà autrice e protagonista di Le verdi colline dell’africa e prenderà di mira le abitudini e il torpore intellettuale degli spettatori, ponendoli al centro di un gioco divertente e irriverente.

La stagione si apre dunque il 12 ottobre con il ritorno della coppia storica della comicità pugliese, Emilio Solfrizzi e Antonio Stornaiolo, in arte Toti e Tata, in Il cotto e il crudo, spettacolo teatrale che ha per protagonista la Puglia, dedicato a chi ama l’improvvisazione, i salti nel vuoto e, soprattutto, il ragù che cuoce dalle cinque di mattina. Dal 25 al 30 ottobre Serena Dandini con diverse attrici della stand-up comedy, “spalleggiata” da Martina Dell’Ombra, propone Vieni avanti, cretina!, un format teatrale interamente dedicato alla comicità al femminile che trae ispirazione per il titolo dalla battuta del varietà «Vieni avanti, cretino», resa famosa dai Fratelli De Rege. Un gioco, una provocazione per ricordare che dietro a una grande cretina spesso si nasconde una donna troppo intelligente. La storica Compagnia di Teatro di Luca De Filippo, capeggiata da Gianfelice Imparato e Carolina Rosi, torna a calcare il palco dell’Ambra Jovinelli dal 2 al 13 novembre con il già applauditissimo Ditegli sempre di sì, una delle più famose commedie farsesche del grande Eduardo De Filippo la cui regia viene affidata a Roberto Andò. Un’opera vivace e colorata il cui protagonista è un pazzo metodico con la mania della perfezione; un testo di grande comicità che indaga sul labile confine tra salute e malattia mentale.

Ispirata all’omonimo romanzo di Daniele Finzi Pasca, approda all’Ambra Jovinelli dal 16 al 27 novembre Nuda, la nuova creazione della celebre Compagnia Finzi Pasca: uno spettacolo denso di mistero e stupore, dove profondità e abissi sono in continuo dialogo con un mondo leggero e luminoso, fatto di piani che si sovrappongono e giocano tra loro. Melissa Vettore, Beatriz Sayad, Jess Gardolin, Micol Veglia, Francesco Lanciotti, eclettici e sorprendenti artisti, interpretano uno spettacolo in cui la potenza teatrale si sposa con una narrazione poetica dal sapore onirico, in assoluta armonia con il teatro fisico e la danza aerea. Dal 30 novembre all’11 dicembre Lino Guanciale e Francesco Montanari sono gli straordinari interpreti de L’uomo più crudele del mondo, scritto e diretto da Davide Sacco. Lino Guanciale veste i panni di Paolo Veres, un imprenditore schivo e senza scrupoli, proprietario della più grande industria di armi d’Europa. Seduto di fronte a lui Francesco Montanari, qui giovane giornalista di una testata locale scelto per intervistarlo. La chiacchierata si trasformerà ben presto in una riflessione sul senso della giustizia e della morale, nonché sul significato della parola umanità. Tra gli stand up comedians più applauditi dello scorso anno, reduce del bagno di popolarità per la partecipazione alla seconda edizione di “Lol – chi ride e fuori”, Max Angioni si esibirà il 13 e il 14 dicembre in Miracolato. Dal 15 al 18 dicembre Sabina Guzzanti porta in scena il testo Le verdi colline dell’africa, un suo personalissimo tributo al testo Insulti al pubblico dello scrittore e drammaturgo austriaco Peter Handke. Uno spettacolo ma soprattutto un gioco che ruota intorno ad un serissimo confronto sul teatro e la sua essenza.

Dopo il successo sul grande schermo, dal 21 dicembre all’8 gennaio, Sergio Rubini dirige e interpreta a teatro I Fratelli De Filippo, la storia emblematica di una famiglia d’arte italiana che, a partire da una condizione drammatica di emarginazione e umiliazione, trova la forza di riscattarsi attraverso il teatro fino al raggiungimento di uno straordinario successo. Ad interpretare i ruoli chiave del racconto – la madre Luisa, i tre fratelli e i rispettivi coniugi – saranno gli stessi attori della versione cinematografica.

Dall’11 al 22 gennaio va in scena, eccezionalmente in versione reloaded, Cetra...una volta, scritto da Toni Fornari e per la regia di Augusto Fornari: un concerto spettacolo che vuole essere un tributo al quartetto Cetra, il quartetto più celebre del palcoscenico e della televisione italiana dagli anni ’40 agli anni ’80. La musica, le canzoni, le parodie memorabili dell’indimenticabile Quartetto Cetra sono riproposti da i Favete Linguis, il trio vocale composto da Stefano Fresi, Toni Fornari ed Emanuela Fresi, interpreti eccezionali che costituiscono un concentrato esplosivo di bravura, simpatia, bel canto e trascinano il pubblico nell’epoca splendente dei grandi varietà televisivi. Dalla straordinaria e immaginifica penna di Maurizio de Giovanni, per la regia di Alessandro D’Alatri va in scena dal 25 gennaio al 5 febbraio Mettici la mano. In due tra i volti più colorati de Il Commissario Ricciardi, fortunata serie basata sui romanzi dello stesso de Giovanni, torneranno a raccontarsi con il pubblico, ma questa volta dal vivo: il brigadiere Maione e il femminiello Bambinella. La vicenda manterrà la sua ambientazione napoletana.  A ricoprire i ruoli saranno gli stessi attori della serie tv: Antonio Milo e Adriano Falivene. Una garanzia artistica in equilibrio tra dramma e commedia. Dopo il successo della passata stagione il 7 e l’8 febbraio siamo felici di annunciare l’atteso ritorno del Pojana, il celebre personaggio/imprenditore inventato da Andrea Pennacchi e portato alle luci della ribalta a Propaganda Live, nell’irresistibile spettacolo Pojana e i suoi fratelli.

L’11 e il 12 febbraio torna a grande richiesta Ferzan Ozpetek, regista amatissimo del nostro cinema, che si racconta in Ferzaneide – Sono ia!, accolto con entusiasmo dal pubblico e dalla critica, un viaggio sentimentale attraverso la narrazione dei suoi ricordi, delle suggestioni e delle figure umane che hanno ispirato molti dei suoi film.  Dal 15 al 26 febbraio Giuliana De Sio, diretta da Pierpaolo Sepe, è la protagonista del noir La signora del martedì, un testo intriso di torbida sensualità ma anche di dolcezza e di grazia, arricchito da un’ironia elegante e tagliente scritto da Massimo Carlotto, una delle penne più efficaci e profonde del nostro tempo, investigatore instancabile del crinale tra il bene e il male.

Dall’1 al 12 marzo il grande Giuseppe Battiston, attore tra i più amati dal pubblico va in scena diretto da Paola Rota in La Valigia: una storia dissacrante, ironica, di amore e odio verso un paese che si lascia. Una carrellata di personaggi che riemergono dalla memoria; uomini e donne raccontati con il filtro della distanza, della distorsione e della comicità. Una notevole compagnia d’attori capitanata da Michele Placido, grande protagonista del mondo dello spettacolo italiano, è al centro di un’edizione nuova e accurata de La Bottega del caffè firmata da Paolo Valerio, in scena dal 14 al 19 marzo. Di questo meraviglioso capolavoro di Carlo Goldoni è protagonista un microcosmo di persone che gravitano in un campiello veneziano, in una coralità in cui la pièce trova il fulcro del suo impeccabile meccanismo, che imprime ritmi vorticosi alle interazioni fra i personaggi. Dal 22 marzo al 2 aprile tornano sul palco dell’Ambra Jovinelli Filippo TimiLucia Mascino con il debutto teatrale del regista cinematografico Giuseppe Piccioni (tra i suoi film Il rosso e il bluQuesti giorniFuori dal mondo) in Promenade de santé – passeggiata di salute di Nicolas Bedos. In scena una storia d’amore: l’uno narcisista, ossessivo, l’altra psicotica, paranoica, schizofrenica. Entrambi malati e a caccia loro malgrado, di eros e amore, si cercano, si fuggono, sempre palpitano. Duettano per scavare nelle debolezze e paure danzando un “passo a due” di una verità penetrante e di una vitalità travolgente. Dal 22 marzo al 2 aprile uno degli eventi più attesi della stagione: Paolo Genovese firma la sua prima regia teatrale portando in scena l’adattamento di Perfetti sconosciuti. Una brillante commedia sull’amicizia, sull’amore e sul tradimento, che porterà quattro coppie di amici a confrontarsi e a scoprire di essere “Perfetti sconosciuti”. Dal 26 al 30 aprile Fabio Troiano, per la regia di Giorgio Gallione, è protagonista de Il Dio bambino, scritto nel 1993 da Giorgio Gaber e Sandro Luporini. Il monologo racconta una normale storia d’amore che si sviluppa nell’arco di alcuni anni e dà agli autori l’occasione di indagare su l’Uomo, per cercare di capire se ce l’ha fatta a diventare adulto o è rimasto irrimediabilmente bambino, un bambino che si vanta della sua affascinante spontaneità invece di vergognarsi di un’eterna fanciullezza.


Fabrizia Pompilio

direttore artistico

del Teatro Ambra Jovinelli



Abbonamenti

Anche per la stagione teatrale 2022 | 2023, proponiamo numerose e diversificate formule di abbonamento ripristinando la prelazione del posto per i nostri abbonati fissi della stagione 2019-2020.

Visto il successo della replica delle 19.30 istituita lo scorso anno, per far fronte alla richiesta del nostro pubblico, abbiamo deciso di cambiare l'orario di inizio dello spettacolo per alcuni giorni anticipandolo alle ore 19.30.

Inoltre, come sempre, dopo l'estate, il ventaglio di proposte verrà ampliato grazie all’utilizzo delle formule d'abbonamento a posto libero, per chiudersi a dicembre con l'ormai classica Merry Jovinelli, la nostra fortunatissima idea regalo natalizia, sempre molto richiesta.


Biglietti:

Prezzi per il venerdì, sabato e domenica

Interi: Poltronissima € 35 - Poltrona € 28 – I galleria A € 24 – I galleria laterale € 20 – II galleria € 19

Prezzi per martedì, mercoledì, giovedì e sabato pomeriggio

Interi: Poltronissima € 33 - Poltrona € 26 – I galleria A € 22 – I galleria laterale € 18 – II galleria € 17

Contatti

Botteghino 06 83082620 – 06 83082884

Giugno dal lunedì al sabato ore 10.00-19.00

Luglio: dal lunedì al venerdì ore 10.00 - 19.00

Dal 30 luglio al 28 agosto compresi chiuso.

Dal 29 agosto fino ad inizio spettacoli: dal lunedì al sabato ore 10.00-19.00
Orario invernale: dal martedì al sabato ore 10.00 - 19.00 e la domenica ore 14.00-16.00 - lunedì chiuso


Ufficio Promozione 06 88816460 Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Ufficio Comunicazione e Marketing 06 83082620 (tasto 2) Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

dal lunedì al venerdì ore 11.00-13.00 e 15.00-17.30

il teatro rimarrà chiuso dal 30 luglio al 28 agosto compresi






12 | 23 ottobre 2022
I LIKE PUGLIA
presenta
Emilio Solfrizzi e Antonio Stornaiolo

Il COTTO E IL CRUDO
testo e regia di Emilio Solfrizzi e Antonio Stornaiolo
con Emilio Solfrizzi e Antonio Stornaiolo – Toti e Tata

Lo spettacolo propone una coppia storica della comicità pugliese che coglie l’occasione per mettere in scena il meraviglioso rapporto che da oltre tre decenni li vede insieme sul palco. E proprio la Puglia, come territorio ricco di attrattive, ma soprattutto come luogo dell’anima dove ritrovarsi, è tra le protagoniste della pièce. Infatti si assiste ad una rimpatriata. Ad un ritorno a casa nel quale si pronuncia senza ansia la parola “cosa” senza allargare la o. Ci si sente davvero in famiglia e tutti si riconoscono attraverso una comunicazione segreta tra pari che ha la stessa radice, forse di albero di ulivo.
Ci sono tradizioni che si tramandano oralmente come racconti da mantenere intatti nel tempo; ne “Il cotto e il crudo” la madre Puglia si riunisce per celebrare sé stessa, terra ormai al centro di straordinari flussi turistici e culturali.
Uno spettacolo di due ore senza guardare il telefono, senza pensare all’orario.
Il calore: ecco cosa vuole trasmettere questo show. Che lo veda un pugliese oppure no.
Perché “Il cotto e il crudo” sembra una rappresentazione non strutturata, ma nata al momento; appare come la conversazione di due amici alla quale si partecipa facilmente spaziando su tematiche comuni e condivise. L’obiettivo è regalare gioia, far sentire il pubblico partecipe di un piccolo grande evento, farlo uscire dal teatro felice.
Uno spettacolo per chi ama l’improvvisazione, i salti nel vuoto e, soprattutto, il ragù che cuoce dalle cinque di mattina.




25| 30 ottobre 2022
MISMAONDA S.R.L.
presenta
Serena Dandini

VIENI AVANTI, CRETINA!
di Serena Dandini
coordinamento artistico Paola Cannatello

Questo format teatrale vuole finalmente celebrare la «cretineria» al femminile! Un’esclamazione che può sembrare audace di questi tempi ma perfettamente in linea con la lunga strada in salita dell’emancipazione delle donne. Anche la comicità è stata da sempre un campo di battaglia in cui gli uomini hanno mantenuto ruoli privilegiati da protagonisti, relegando il sense of humour femminile a un simpatico contorno di poco valore. Virginia Woolf aveva già capito più di un secolo fa che l’umorismo era stato negato alle donne affermando che: “Le donne e i bambini sono i principali rappresentanti dello spirito comico...” quindi è arrivato il momento di riprendere in mano questo scettro. Madeleine Albright – primo segretario di stato americano - una Grande Madre che di potere se ne intende – dichiarò convinta che la vera parità sarà raggiunta solo quando una donna cretina potrà avere lo stesso incarico di responsabilità di un uomo cretino che invece è riuscito a fare comunque carriera nonostante la sua palese stupidaggine... non è un’ingiustizia? Visto che per essere accettate noi dobbiamo sempre dimostrare qualcosa, essere super-woman, laureate eccellenti, geni... con questo format teatrale vogliamo dire basta alla sindrome di Ginger Rogers che deve fare tutto quello che fa Fred Astaire ma sui tacchi e camminando all’indietro, è arrivato il momento di rivendicare la nostra stupideria.
Per secoli ci hanno dato delle cretine e finalmente possiamo deliberatamente definirci tali da sole in una serata di comicità interamente al femminile che trae ispirazione per il titolo dalla battuta del varietà «Vieni avanti, cretino», resa famosa dai Fratelli De Rege. È un gioco, una provocazione... perché ricordatevi dietro a una grande cretina spesso si nasconde una donna troppo intelligente ...
Vieni avanti, cretina! vede in scena Serena Dandini “spalleggiata” da Martina Dell’Ombra (all’anagrafe Federica Cacciola) e gli interventi di Antonella Attili, Cristina Chinaglia, Annagaia Marchioro, Germana Pasquero, Rita Pelusio, Francesca Reggiani.


2 | 13 novembre 2022
Elledieffe – La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo, Fondazione Teatro della Toscana
presentano

Carolina Rosi, Gianfelice Imparato
DITEGLI SEMPRE DI SÌ
di Eduardo De Filippo
con Carolina Rosi, Gianfelice Imparato,
Federica Altamura, Andrea Cioffi, Nicola Di Pinto, Paola Fulciniti,
Viola Forestiero, Vincenzo Amato, Gianni Cannavacciuolo, Boris De Paola
Regia Roberto Andò
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Francesca Livia Sartori

Ditegli sempre di sì è uno dei primi testi scritti da Eduardo, un’opera vivace, colorata il cui protagonista è un pazzo metodico con la mania della perfezione; una commedia molto divertente che, pur conservando le sue note farsesche, suggerisce serie riflessioni sul labile confine tra salute e malattia mentale. In Ditegli sempre di sì la pazzia di Michele Murri è vera, infatti è stato per un anno in manicomio e solo la fiducia di uno psichiatra ottimista gli ha permesso di ritornare alla vita normale. Michele è un pazzo tranquillo, socievole, cortese, all’apparenza l’uomo più normale del mondo, ma in verità la sua follia è più sottile perché consiste essenzialmente nel confondere i suoi desideri con la realtà che lo circonda; eccede in ragionevolezza, prende tutto alla lettera, ignora l’uso della metafora, puntualizza e spinge ogni cosa all’estremo. Tornato a casa dalla sorella Teresa si trova a fare i conti con un mondo assai diverso dagli schemi secondo i quali è stato rieducato in manicomio; tra equivoci e fraintendimenti alla fine ci si chiede: chi è il vero pazzo? E qual è la realtà vera?
NOTE DI REGIA: È con grande emozione che mi accosto alla regia di un testo di Eduardo, raddoppiata dall’onore di dirigere la compagnia intestata a un grande amico e straordinario interprete: Luca De Filippo.
Ditegli sempre di sì è una commedia in bilico tra la pochade e un vago pirandellismo, un congegno bizzarro in cui Eduardo si applica a variare il tema della normalità e della follia, consegnando al personaggio di Michele Murri, il protagonista, i tratti araldici della sua magistrale leggerezza.
L’intreccio è di una semplicità disarmante e si direbbe che l’autore si sia programmaticamente nascosto dietro la sua evanescenza per dissimulare l’inquietudine, e la profondità, che vi stava insinuando. Come se ne avesse pudore, o paura.
Ecco la storia: un pazzo, erroneamente congedato come guarito dal manicomio che lo ha ospitato, torna a casa dalla sorella Teresa e inizia, lucidamente, furiosamente, a sperimentare, e stravolgere, gli effetti della cosiddetta normalità.
Il luogo dove siamo convocati è il tipico interno piccolo-borghese di Eduardo, il salottino, e subito diviene lo specchio scheggiato della follia del protagonista, l’antro in cui la sua mente può elaborare, manipolare, e distorcere, i ragionamenti e i sofismi di chi gli viene a tiro, scardinandone la fragilità e la vanità.
Sarebbe facile dire che Michele Murri ci è vicino, e affermare che il suo continuo attentare alla logica, il suo modo di vigilare sullo sguardo degli altri, il suo deviare continuo dal senso delle parole e delle intenzioni, assumendone la letteralità, è un filtro che, prima o poi, ognuno di noi ha temuto o desiderato. Come sarebbe anche facile dire che Michele, come ogni pazzo che si rispetti, è un forsennato contestatore della vita e del suo senso.
La prima versione della commedia risale al 1925 e dunque è la prima volta che in un lavoro di Eduardo compare la follia. Nonostante il grande successo tributatole negli anni della compagnia Scarpetta e poi nelle stagioni del Teatro Umoristico, come altre commedie dei “giorni pari”, Ditegli sempre di sì a un certo punto venne messa da parte. Probabilmente, per attenuare, dopo la separazione artistica dei due fratelli De Filippo, il ricordo dell’interpretazione di Peppino nei panni di Luigi Strada, il personaggio dell’attore, lo studente pazzo di teatro. Come il Bernhard di Minetti, anche Eduardo crede infatti che il rapporto tra l’attore e la pazzia sia consustanziale all’arte drammatica. È da notare come, pur facendo molto ridere, a partire da certi anni, Ditegli sempre di sì sia stata sempre definita una “commedia dolorosa”.
Frutto di successive elaborazioni, e per un certo tempo, nel suo derivare dalla farsa scarpettiana, lasciata aperta all’improvvisazione, Eduardo provvide a darne una versione definitiva e italianizzata in occasione della sua regia televisiva del 1962, in cui, a mio parere, rivestendo ancora una volta i panni del protagonista, si produsse in una delle sue più grandi interpretazioni.
Il tema della pazzia ha sempre offerto spunti comici o farseschi, ma di solito è giocato a rovescio, con un sano che si finge pazzo. Invece, in Ditegli sempre di sì il protagonista è realmente pazzo, da cui il dolore, e il senso di minaccia che pervadono l’opera.
Tra porte che si aprono e si chiudono, equivoci, fraintendimenti, menzogne, illusioni, bovarismi, lo spettatore si ritrova in un clima sospeso tra la surrealtà di Achille Campanile e un Pirandello finalmente privato della sua filosofia, irresistibilmente proiettato nel pastiche.
Via via che si avvicina al finale, il fantasma delle apparenze assume in Ditegli sempre di sì un andamento beffardo, sino a sfiorare, nel brio del suo ambiguo e iperbolico disincanto, una forma spiazzante, la stessa che, anni dopo, il genio di Thomas Bernhard riassumerà in una scarna, e micidiale, domanda: “È una commedia? È una tragedia?”



16 | 27 novembre 2022
COMPAGNIA FINZI PASCA IN COPRODUZIONE CON GLI IPOCRITI MELINA BALSAMO E FONDAZIONE TEATRO DELLA TOSCANA
presentano

NUDA
di Daniele Finzi Pasca
autore, regista, designer luci Daniele Finzi Pasca
musiche Maria Bonzanigo
scenografia e accessori Hugo Gargiulo
costumi Giovanna Buzzi
video designer Roberto Vitalini per Bashiba.com
direttore di produzione, co-designer luci Marzio Picchetti
scenografo associato Matteo Verlicchi
con Melissa Vettore, Beatriz Sayad, Jess Gardolin, Micol Veglia, Francesco Lanciotti
una produzione della Compagnia Finzi Pasca
in co-produzione con Gli Ipocriti Melina Balsamo, Fondazione Teatro della Toscana, LAC Lugano Arte e Cultura, Chekhov International Theatre Festival, TKM Théâtre Kléber-Méleau, Festival Internacional Cervantino
partner di creazione Cornèrcard - Caffè Chicco d’oro - Fidinam - Grand Hotel Villa Castagnola - Fondazione Ferdinando e Laura Pica-Alfieri, Lugano - AIL - Sintetica - Associazione Amici della Compagnia Finzi Pasca
con il sostegno di Città di Lugano - Cantone Ticino - Pro Helvetia - Fondazione Lugano per il Polo culturale

Ispirata all’omonimo romanzo di Daniele Finzi Pasca, Nuda, la nuova creazione della Compagnia è uno spettacolo denso di mistero e stupore, dove profondità e abissi sono in continuo dialogo con un mondo leggero e luminoso, fatto di piani che si sovrappongono e giocano tra loro. Cinque straordinari artisti interpretano uno spettacolo in cui la potenza teatrale si sposa con una narrazione poetica dal sapore onirico, in assoluta armonia con il teatro fisico e la danza aerea. Due gemelle, cresciute insieme in una famiglia “eccentrica”, eppure così simile a quella di tutti, si toccano, si sfiorano, a volte si calpestano, per poi riscoprirsi in un abbraccio pieno di gioia e libertà ritrovate. Un gioco acrobatico e teatrale reso possibile da un sistema di volo innovativo, insieme a un’installazione di luci interattiva intrecciati alla narrazione e un potente universo sonoro, compongono insieme questo spettacolo magico e surreale.
NOTE DI REGIA: Da ragazzo la lettura di Über das Marionettentheater di Heinrich von Kleist mi aveva impressionato molto e ha condizionato negli anni tutto il mio modo di pensare il teatro. Gli attori con i quali ho deciso di lavorare sono sempre stati artisti abituati ad un controllo del corpo raffinato e delicato perché chiedo a loro distacco e leggerezza. Ho viaggiato e incontrato sciamani e gente che cura in paesi lontani provando a capire come espandere l’intuizione. Cerco la musica nelle parole, l’empatia nei gesti, la diafanità dei sogni nelle immagini. Anche in Nuda tutto danza e levita costruendo attimi di giocosità mentre con l’ingenuità dei bambini si parla di mostri che vivono accanto a noi, di sangue e di ammazzamenti. Viaggiando ho incontrato altri colleghi che hanno il mio stesso problema quando ci viene chiesto che teatro facciamo. Non sappiamo rispondere… Lavoro con gli stessi creatori da anni e insieme diamo vita a storie di casa nostra usando le arti dell’illusione e l’eleganza di interpreti carichi di carisma.



30 novembre | 11 dicembre 2022
Lino Guanciale e Francesco Montanari

L’UOMO PIÙ CRUDELE DEL MONDO
testo e regia Davide sacco
scene Luigi Sacco
luci Andrea Pistoia
organizzazione Ilaria Ceci

Una stanza spoglia, in un capannone abbandonato. I rumori della fabbrica fuori e il silen- zio totale all'interno.
Paul Veres è seduto alla sua scrivania, è l'uomo più crudele del mondo, o almeno questa è la considerazione che la gente ha di lui. Proprietario della più importante azienda di armi d'Europa, ha fama di uomo schivo e riservato. Davanti a lui un giovane giornalista di una testata locale è stato scelto per inter- vistarlo, ma la chiacchierata prende subito una strana piega.
“Lei crede ancora che si possa andare avanti dopo questa notte... lei crede che questa vita domani mattina sarà la stessa che viveva prima?” dirà Veres al giornalista.
In un susseguirsi di serrati dialoghi emerge- ranno le personalità dei due personaggi e il loro passato, fino a un finale che ribalterà ogni prospettiva.
NOTE DI REGIA: Fino a dove può spingersi la crudeltà dell’uomo? Qual è il limite che separa una brava persona da un bestia? A cosa possiamo arrivare se lasciamo prevalere l’istinto sulla ragione?
Queste domande mi hanno guidato durante la stesura del testo e, successivamente, nella direzione degli attori. Volevamo che il pubblico fosse costantemente destabilizzato e non avesse certezze, che si calasse insieme ai personaggi in un viaggio in cui il rapporto tra vittima e carnefice è di volta in volta messo in discussione e ribaltato.
La “feccia” di cui parlano i protagonisti non è visibile nella scena, fatta essenzialmente di luci fredde e asettiche, ma deve emergere gradualmente fino al finale, in cui speriamo che il titolo dello spettacolo possa diventare nella testa degli spettatori non più un’affermazione ma una domanda per riflettere sulla natura del genere umano.



13 | 14 dicembre 2022
VERA SRL
Presenta
Max Angioni

MIRACOLATO
di Max Angioni e Alessio Tagliento
regia Ester Montalto

Max Angioni, comico emergente, reduce dai successi di Italia’s Got Talent, Zelig, Le Iene e Lol2, approda in teatro con il suo nuovo spettacolo: MIRACOLATO, che lo consacra come uno dei nuovi volti più importanti del panorama comico italiano. Prende il via il suo primo, attesissimo, tour nazionale, in cui sarà in scena in tutti i più importanti teatri, con uno spettacolo rivolto al pubblico di ogni età. Una sferzante ironia anima i monologhi incorniciati nella scena minimalista, in cui Max racconta un condensato delle proprie esperienze: dalle conversazioni ai tempi dei social, alla sua relazione con lo sport, alla maledizione di arrivare secondo. Tra interazioni con il pubblico e incursioni del suo folle personaggio, Kevin Scannamanna, il talento del giovane comico offre uno sguardo originale ed esilarante sulla realtà quotidiana. La verve tipica della Stand-up Comedy accompagna, con ritmo serrato, i diversi quadri del racconto, in cui Max torna a stupire con il tema dei miracoli, con cui è diventato celebre. Miracolato perché rispolvera avvenimenti epici – come quelli descritti nel Vangelo – e li rielabora in una chiave comica ed eccentrica. Miracolato perché Max è stato protagonista di un’escalation di successi nell’ultimo anno, che lo hanno fatto sentire così fortunato, da provare a immaginare nuovi miracoli moderni. La comicità diventa uno strumento, divertente ed inaspettato, per rendere accessibili argomenti apparentemente troppo sacri per concedersi all’ironia, e per divulgare le storie più antiche del mondo, filtrandole attraverso una lente leggera e brillante. “Assecondando l’immaginazione rielaboro le mie sfighe attraverso la comicità, uso il palcoscenico per esorcizzare la mia realtà, e per offrire uno spunto agli altri per affrontare la propria”.


15 | 18 dicembre 2022
PIERFRANCESCO PISANI - ISABELLA BORETTINI PER INFINITO TEATRO
E ARGOT PRODUZIONI
Presentano
Sabina Guzzanti

LE VERDI COLLINE DELL’AFRICA
di e con Sabina Guzzanti

Un personalissimo tributo di Sabina Guzzanti al testo Insulti al pubblico dello scrittore e drammaturgo austriaco Peter Handke. Un testo provocatorio e dissacrante che non racconta deliberatamente nulla, infatti, non c’è una storia, né una scenografia e nemmeno i personaggi. L’unica cosa che rimane è il pubblico e l’energia vitale di una delle autrici più libere e creative nel panorama italiano che prenderà di mira le abitudini e il torpore intellettuale degli spettatori, ponendoli al centro di un gioco divertente e irriverente. Questo voleva Handke, e questo ci regalerà Sabina Guzzanti. Uno spettacolo ma soprattutto un gioco che ruota intorno ad un serissimo confronto sul teatro e la sua essenza.





21 dicembre 2022|8 gennaio 2023
Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo
in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana e Pepito Produzioni
presentano
Sergio Rubini

I FRATELLI DE FILIPPO
di Carla Cavalluzzi – Sergio Rubini – Angelo Pasquini
con in o.a. Mario Autore, Jennifer Bianchi, Susy Del Giudice, Anna Ferraioli Ravel
Francesco Maccarinelli, Lucienne Perreca, Domenico Pinelli
regia Sergio Rubini

I Fratelli De Filippo è la storia emblematica di una famiglia d’arte italiana che, a partire da una condizione drammatica di emarginazione e umiliazione, trova la forza di riscattarsi attraverso il teatro fino al raggiungimento di uno straordinario successo.
Proprio per questo, trasferire sul palcoscenico la vicenda dei tre giovani De Filippo significa riportarla nella sua dimensione originaria, dove tutto ha avuto inizio: il Teatro!
Le ferite, le contraddizioni, le divisioni di questa “famiglia difficile” sono gli ingredienti di questo racconto che ha registri anche molto diversi, dal drammatico al comico. L’arco narrativo della storia va dal 1925, quando muore Eduardo Scarpetta, che non ha mai riconosciuto i suoi tre figli naturali Titina, Eduardo e Peppino, fino al Natale del 1931, quando viene rappresentato Natale in casa Cupiello, primo grande successo del Trio De Filippo, nonché uno dei più grandi capolavori della produzione di Eduardo.
Questa versione teatrale della vita dei tre fratelli è costruita attraverso una serie di scene madri introdotte e collegate da un Narratore, lo stesso Rubini, e rappresentate in uno spazio scenico essenziale che evoca gli inizi del teatro povero dei De Filippo. Ad interpretare i ruoli chiave del racconto – la madre Luisa, i tre fratelli e i rispettivi coniugi – saranno gli stessi attori del film.
Rubini, oltre a curare la regia dello spettacolo, avrà anche il compito di interpretare l’antagonista Vincenzo Scarpetta e il resto dei ruoli.
Lo spettacolo fa parte di un progetto articolato che prevede anche una continuazione cinematografica della storia dei De Filippo fino allo scioglimento del trio e alla realizzazione di Napoli Milionaria da parte di Eduardo. Ecco perché, già in questa versione teatrale saranno presenti elementi di racconto che anticiperanno le vicende successive.


11| 22 gennaio 2023
Andrea Maia e Vincenzo Sinopoli
A.T.P.R. Associazione teatri per Roma
presentano
Stefano Fresi, Toni Fornari, Emanuela Fresi

CETRA… UNA VOLTA - RELOADED
Omaggio al quartetto cetra
di Toni Fornari
con la partecipazione di Cristiana Polegri
regia Augusto Fornari
scenografie Alessandro Chiti

Cetra...una volta scritto da Toni Fornari e per la regia di Augusto Fornari è un concerto spettacolo che vuole essere un tributo al quartetto più celebre del palcoscenico e della televisione italiana dagli anni ’40 agli anni ’80: il quartetto Cetra.
La musica, le canzoni, le parodie memorabili dell’indimenticabile Quartetto Cetra sono riproposti in questo spettacolo da tre interpreti eccezionali che costituiscono un concentrato esplosivo di bravura, simpatia, bel canto e trascinano il pubblico nell’epoca splendente dei grandi varietà televisivi.
Un omaggio al mitico quartetto che, dopo la morte di Lucia Mannucci, chiude la meravigliosa parentesi di un gruppo che ha fatto veramente la storia della televisione e del teatro italiano.
Per questo ancora una volta si sono riuniti i Favete Linguis, il trio vocale composto da Stefano Fresi, Toni Fornari ed Emanuela Fresi i quali, fin dall’inizio della loro carriera, si sono ispirati al Quartetto Cetra, ricalcando il loro peculiare stile comico-parodistico.
In questo spettacolo interpretano tutte le canzoni di maggior successo dei Cetra e si esibiscono altresì in esilaranti parodie musicali, sempre ricalcando lo stile raffinato ed elegante del quartetto.
Con Cetra… una volta si assiste ad uno show in cui si alternano e mescolano divertimento scenico e virtuosismo vocale. Il Trio sarà accompagnato dalla saxofonista e vocalist Cristiana Polegri.
Il trio si costituisce nel 1995. Partecipa a numerose trasmissioni televisive. Sono nel cast fisso delle trasmissioni “Domenica In…”, Rai Uno, condotta da Magalli e Solenghi nel 1998; “Casa, amore e …fantasia” condotta da Ilaria Moscato su TMC.
In Radio nel 1996 fanno parte del cast fisso della trasmissione “Oggi è Domenica” condotta da Paolo Bonolis.
NOTE DI REGIA: “Conosci il Quartetto Cetra?” se lo chiedi ad un ventenne scuoterà la testa mettendo la boccuccia a emoticon dispiaciuto. Ma basta canticchiare “Nella vecchia fattoria…” che lui con gli occhi accesi di chi torna all’infanzia risponderà “ia… ia… ò!”
Questa è tutta la magia dei Cetra, fanno parte della tua vita anche se tu non lo sai. La loro eredità musicale non ha bisogno di essere riconosciuta; c’è e basta.
Entrati nel dna di un popolo, hanno accompagnato generazione dopo generazione a suon di canzoni indimenticabili. Con loro si respira aria di famiglia.
Ed è proprio in famiglia che è nato il nostro amore per loro. Io, mio fratello Toni, Stefano, sua sorella Emanuela, molti anni fa, ascoltavamo le loro canzoni. Poi Stefano, Toni ed Emanuela iniziarono a cantarle, prima, poi a modificarle, a riscriverle, a reinventarle.
Ed eccoci al senso di “Cetra una volta”: non un racconto filologico, non solo la storia di un gruppo che ha fatto la storia, ma un atto d’amore per ciò che ci ha ispirato; canzoni, sketch, parodie musicali, gag e soprattutto leggerezza, divertimento e amore per questo nostro mestiere.
Ho voluto, insieme allo scenografo Alessandro Chiti, creare una scena che abbracciasse gli interpreti, li contenesse e che potesse essere, di volta in volta, radio, studio televisivo, album di ricordi, teatro.
Un viaggio tra passato e presente, tra malinconia e risate, sulla scia magica di un quartetto diventato leggenda.



25 gennaio | 5 febbraio 2023
TEATRO DIANA CENTRO DI PRODUZIONE TEATRALE
presenta
Antonio Milo, Adriano Falivene
Elisabetta Mirra

METTICI LA MANO
regia Alessandro D’Alatri
scene Toni Di Pace
costumi Alessandra Torella
musiche Marco Zurzolo
disegno Luci Davide Sondelli


SINOSSI DELL’AUTORE: Primavera del 1943, a Napoli. Una tarda mattinata di sole, in cui la gente di un quartiere popolare tenta faticosamente di trovare una parvenza di vita normale, viene squarciata dalle sirene: arrivano gli aerei alleati, c’è il pericolo di un nuovo devastante bombardamento.
La scena è un vano interrato in tufo, uno scantinato che fa da rifugio improvvisato per proteggersi dalla morte che viene dal cielo. In un angolo del locale una statua della Madonna Immacolata, miracolosamente scampata alla distruzione di una chiesa e in attesa di nuova sistemazione, davanti alla quale brilla qualche lumino a testimonianza del fatto che la gente del quartiere va a visitarla saltuariamente anche lì.
È qui che si ritrova una strana compagnia, riunita dalla necessità di riparo: il primo ad arrivare è Bambinella, un femminiello che sopravvive esercitando la prostituzione e che conosce tutto di tutti, sia per una naturale propensione al pettegolezzo, sia perché le persone vanno a confidarsi con lui, secondo una consolidata tradizione popolare. Poco dopo arriva il brigadiere Raffaele Maione, che ha appena arrestato Melina, una ventenne che ha sgozzato nel sonno il marchese di Roccafusca, un ricchissimo nobile il cui palazzo si trova a poca distanza e nel quale la ragazza faceva la cameriera.
Mentre fuori la porta in cima alle scale le voci della gente si trasformano in un pauroso silenzio e poi nel progressivo avvicinarsi del fragore delle bombe, mentre l’imminenza della possibile morte diventa sempre più vicina, il dialogo tra i tre occupanti il rifugio improvvisato si fa sempre più profondo e serrato. La Madonna, muta e addolorata, verrà chiamata in causa mentre apprendiamo in maniera frammentaria cosa è realmente accaduto nel palazzo di Roccafusca e perché, e come Bambinella si trasformerà in avvocato difensore e Maione nell’accusa di un processo che vedrà nella statua di gesso un giudice silenzioso e tuttavia accorato.
Le esplosioni, sempre più vicine, terribili e minacciose, accompagneranno la comprensione della realtà e una serie di riflessioni, da differenti punti di vista, sulla vita, sulla morte, sulla famiglia, sulla giustizia e sulla fede in Dio. E anche in merito alla fame, allo stato di necessità e all’arroganza del potere.
Maione, Bambinella e la loro strana, assurda amicizia a distanza di dieci anni dall’ultima volta che li abbiamo incontrati con Ricciardi, a confronto col momento più buio e terribile della storia della città.
NOTE DI REGIA: Dopo la lunga stagione dei teatri chiusi è una gioia poter annunciare il mio ritorno sulle tavole del palcoscenico. Un ritorno che segna anche una continuità artistica inedita per me: questo nuovo progetto nasce quasi come una costola della saga de “Il commissario Ricciardi”, dopo il successo della serie televisiva a cui ho lavorato. Dalla straordinaria e immaginifica penna di Maurizio de Giovanni, due tra i volti più colorati si staccheranno dalle vicende del filone corale del Commissario e torneranno a raccontarsi con il pubblico, ma questa volta dal vivo: il brigadiere Maione e il femminiello Bambinella. Due figure che non fatico a descrivere come “maschere”, unici tra i personaggi dei romanzi ad indossare un costume: uno con il rigore della divisa e l’altro con la leggerezza della femminilità travestita. La vicenda manterrà la sua ambientazione napoletana, città che continua amorevolmente a vivere nella mia esperienza, raccontata in un periodo temporale diverso da quello dei romanzi. Qui troveremo una Napoli devastata dalle conseguenze del nazifascismo, martoriata dagli allarmi e dai bombardamenti, ma mai priva di quella carica di umanità e di amore per la vita. Medesimi saranno i due attori che hanno interpretato la serie tv: Antonio Milo e Adriano Falivene. Una garanzia artistica in equilibrio tra dramma e commedia che sicuramente restituirà al pubblico la gioia di ritornare in platea. Medesimi saranno anche i reparti artistici che mi affiancheranno in questa nuova avventura: chi ha amato i romanzi e la fiction ritroverà la stessa poetica e lo stesso divertimento. Aggiungo il piacere e l’orgoglio di collaborare con il teatro Diana, un’istituzione nella storia del teatro napoletano.


7 |8 febbraio 2023
Andrea Pennacchi

POJANA E I SUOI FRATELLI
di e con Andrea Pennacchi
musiche dal vivo di Giorgio Gobbo e Gianluca Segato
produzione Teatro Boxer
in collaborazione con People
distribuzione Terry Chegia e SAVA’ Produzioni Creative

I fratelli maggiori di Pojana: Edo il security, Tonon il derattizzatore, Alvise il nero e altri, videro la luce all’indomani del primo aprile 2014.
Mentre Franco Ford detto “Pojana” era già nato. Era il ricco padroncino di un adattamento delle “Allegre comari di Windsor” ambientato in Veneto, con tutte le sue fisse: le armi, i schei e le tasse, i neri, il nero.
In seguito, la banda di cx noi. Il personaggio nasce dalla necessità di raccontare alla nazione le storie del nordest che fuori dai confini della neonata Padania nessuno conosceva. È significativo e terribile che i veneti siano diventati, oggi, i cattivi: evasori, razzisti, ottusi. Di colpo.
Da provinciali buoni, gran lavoratori, un po’ mona, che per miseria migravano a Roma a fare le servette o i carabinieri (cliché di molti film in bianco e nero), a avidi padroncini, così, di colpo, con l’ignoranza a fare da denominatore comune agli stereotipi.
Un enigma, che si risolve in racconto: passando da maschere più o meno goldoniane a specchio di una società intera. Una promozione praticamente.
Ed eccolo qui, Franco Ford detto il Pojana, con tutti i suoi fratelli a raccontare storie con un po’ di verità e un po’ di falsità mescolate, per guardarsi allo specchio.



11 | 12 febbraio 2023
NUOVO TEATRO DIRETTA DA MARCO BALSAMO
presenta
Ferzan Ozpetek

FERZANEIDE
Sono Ia!
uno spettacolo di e con Ferzan Ozpetek

Ferzaneide è un viaggio sentimentale attraverso il racconto dei miei ricordi, delle suggestioni e delle figure umane che hanno ispirato molti dei miei film. Vorrei parlare alle persone che hanno incontrato il mio cinema, ai molti che hanno letto le pagine dei miei tre romanzi, agli altri ancora che hanno ascoltato le opere liriche delle mie dame straziate d’amore, Aida Traviata Butterfly. Poco meno di due anni fa ho trasferito dal cinema al teatro le Mine Vaganti a me sempre care. E proprio su Mine Vaganti il sipario all’improvviso si chiuse dolorosamente. Finalmente nello scorso periodo natalizio quella bizzarra commedia della quotidianità è tornata in palcoscenico.
Negli ultimi due anni di sconcerto e sospensione, ho pensato spesso ai tanti operatori e protagonisti del panorama teatrale, del palcoscenico in generale ma pure del comparto musicale, che vivono più di altri se possibile la sorte avversa dei tempi, il disagio delle loro famiglie, la condizione critica della precarietà materiale di un lavoro a cui si sono sempre prestati con passione ed entusiasmo. Anche per questo insieme al produttore Marco Balsamo ho deciso di impegnarmi in prima persona per lanciare un segnale di ripresa di un settore che ha bisogno di sostegno e soprattutto di fiducia. É la ragione per cui sto portando Ferzaneide in molti teatri del Paese.
Questa volta sul palco ci sono io, io solo, ad incontrare il pubblico con il racconto della mia carriera artistica e del mio sentimento per la vita, la mia e quella degli altri. Nell’amore, nell’amicizia, nello stupore, in tutti quei gesti e luoghi illuminati dalla passione. Negli anni ho sposato molte cause all’insegna del coraggio. Coraggio. Forse in questa parola è racchiuso il senso di quello che dirò sera dopo sera. Il coraggio di inseguire i propri sogni. Il coraggio di sfidare i pregiudizi. Il coraggio di essere felici. E sperare di tornare ad esserlo di nuovo. A teatro, al cinema, ai concerti, ai musei. Ovunque.




15 | 26 febbraio 2023
GLI IPOCRITI MELINA BALSAMO
presenta
Giuliana de Sio

LA SIGNORA DEL MARTEDÌ
di Massimo Carlotto
e altri tre attori (in via di definizione)
regia Pierpaolo Sepe

Il romanzo La Signora del martedì considerato un noir dissacrante, ricco di emozioni oltre che di tantissimi spunti di riflessione viene adattato per il teatro. In scena quattro personaggi accomunati dalla paura della solitudine, dall’amore e dall’essere, ognuno a modo proprio, specchio potente della società.
La “signora del martedì”, scostante e fredda per difesa, con una corazza di antipatia e superiorità sprezzante, si reca ogni settimana dal suo gigolò, Bonamente Fanzago, attore porno costretto alla pensione anticipata, uomo buono, ingenuo, un po' tonto che dalle responsabilità della vita è sempre fuggito. Il signor Alfredo, dal passato torbido e misterioso, dai modi apparentemente melliflui, ama indossare raffinati abiti femminili ed è mosso dalla forza delle passioni e dall'amore paterno che prova per Bonamente.Da un imprevisto, si innesca un effetto domino dalle conseguenze rocambolesche e drammatiche che finirà per stravolgere le vite di tutti. Un testo intriso di torbida sensualità ma anche di dolcezza e di grazia, arricchito da un’ironia elegante e tagliente che produce leggerezza e sorriso. Uno stato di tensione, di trepidazione, attraversa tutto lo spettacolo e ci accompagna fino all’imprevedibile conclusione, lasciandoci senza fiato, legati per sempre a questi meravigliosi personaggi nati dall’immaginazione di Massimo Carlotto, una delle penne più efficaci e profonde del nostro tempo, investigatore instancabile del crinale tra il bene e il male.
SINOSSI: Una donna, Alfonsina Malacrida, detta Nanà, da nove anni, ogni martedì, tra le quindici e le sedici, va a comprarsi un’ora d’amore. Nove anni fatti di un martedì dietro l’altro: la signora arriva, saluta, mette il denaro sul comodino, si spoglia, piega ordinatamente i vestiti e s’infila a letto dopo aver verificato la pulizia delle lenzuola. Lui, Bonamente Fanzago, attore porno al tramonto, che nei periodi di magra aveva fatto anche il gigolò è rimasto con quest’unica cliente: la signora del martedì. Solo che verso il quarto anno di incontri, l’attore si era innamorato della donna mentre all’inizio del settimo era così travolto dai sentimenti che aveva commesso l’errore di dichiararsi. Ma Nanà, forse sorridendo dentro di sé, aveva risposto con decisa fermezza: “Io non potrò mai essere tua. Sono solo un’affezionata cliente che ti paga per fare sesso”.
Gli incontri avvengono presso una pensione dove Bonamente alloggia da quindici anni nella stanza numero 3. La pensione è gestita dal signor Alfredo. La prima volta che l’attore ha bussato alla porta della pensione, il signor Alfredo lo ha accolto con queste parole “Tutti qui mi chiamano signor Alfredo, ma come vedi sono inequivocabilmente una bella donna e come tale voglio essere trattata”. Il signor Alfredo ha passato la sessantina da un bel pò e tra le mura della pensione si è sempre vestita da donna. Sopra i radi capelli tinti di nero indossa una parrucca modello sexy lady, una cascata biondo cenere lunga settanta centimetri.
L’attore è certo che la pensione avesse perso tutti i suoi clienti proprio a causa di quegli abiti femminili; un tempo, quando il signor Alfredo era bella, le camere erano sempre occupate. Lei si era dedicata con passione ai suoi ospiti e poteva capitare che trascorresse parte della notte con uno di loro. Non per denaro ma, appunto, per passione.
Ora Nanà e Bonamente sono in camera, hanno appena fatto sesso. Bussano alla porta. Il signor Alfredo dice che c’è un giornalista che vuole vederla. Nessuno dovrebbe sapere che lei si trova lì. Nanà si riveste e va in salotto ad incontrarlo. Dalle parole di Pietro Emilio Belli, giornalista di cronaca senza scrupoli, emerge il passato oscuro della donna. Nanà è disperata, si difende male, come tutti gli innocenti, nella consapevolezza che l’articolo potrebbe distruggerla. Bisogna agire in fretta…





1 | 12 marzo 2023
GLI IPOCRITI MELINA BALSAMO
presenta
Giuseppe Battiston

LA VALIGIA
regia Paola Rota

Come si fa a capire, indovinare i pensieri di un emigrante alla vigilia di una partenza che porta il marchio dell’irreversibilità? Esiste un gioco, una sorta di test psicologico, che si avvicina a quella simulazione impossibile. Si devono scrivere su un foglio 12 cose che si porterebbero con sé, per sempre.
Una volta fatta la lista, ad ogni due cose va associato un ricordo. Ad ogni due ricordi, un sentimento. Il sentimento dominante indica quello stato d’animo.
Quando si parte per non tornare mai più, come si guarda ad ogni oggetto che si lascia? E soprattutto, come si guarda ad ogni oggetto che si prende con sé?
Una storia dissacrante, ironica… Una carrellata di personaggi che riemergono dalla memoria; uomini e donne raccontati con il filtro della distanza, della distorsione e della comicità. La valigia, così personale e unica, diventa metafora della diasporica condizione umana, di un sentirsi emigranti dello spazio e del tempo. Emigriamo dalla nostra giovinezza, da un passato fatto di persone, di immagini, di episodi e sentimenti che il ricordo ha la forza di immortalare e resuscitare.
Attraverso gli oggetti e i ricordi che questi attivano, Battiston dà vita a una serie di personaggi. In questo continuo passaggio tra presente e passato, si articola lo spettacolo che usa come dispositivo di racconto e di evocazione uno studio radiofonico, in cui un presentatore si aggancia al mondo sonoro per evocare la propria storia. Un testo per provare a dissacrare il sacro; per imparare a rispettare ciò che rispettabile non è, per capire che, a dispetto di ogni logica, i valori umani esistono solo al di fuori delle convenzioni. Cosa contiene quella valigia che un giorno, per caso, salta fuori dal suo armadio, dimenticata?



14 | 19 marzo 2023
TEATRO STABILE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA, GOLDENART PRODUCTION, FONDAZIONE
TEATRO DELLA TOSCANA
presentano
Michele Placido

LA BOTTEGA DEL CAFFÈ
di Carlo Goldoni
con Michele Placido
e con (in o. a.) Luca Altavilla, Emanuele Fortunati, Ester Galazzi, Anna Gargano, Armando
Granato, Vito Lopriore, Francesco Migliaccio, Michelangelo Placido, Maria Grazia Plos
regia di Paolo Valerio
scene Marta Crisolini Malatesta
costumi Stefano Nicolao
luci Gigi Saccomandi
musiche Antonio Di Pofi
movimenti di scena Monica Codena

La Bottega del caffè di Carlo Goldoni, capolavoro che appartiene alle “sedici commedie nuove” composte dall’autore nel 1750. Una notevole compagnia d’attori capitanata da Michele Placido – grande protagonista del mondo dello spettacolo italiano – è al centro di un’edizione nuova e accurata firmata da Paolo Valerio che anticipa: «Accogliamo appieno e portiamo sulla scena tutta la vitalità e il divertimento della commedia, la comprensione che l’autore mostra per l’uomo – di cui ritrae con sottigliezza le virtù ed i lati oscuri – il suo amore viscerale per il teatro, per la scrittura, per gli attori, sulle cui potenzialità costruiva personaggi universali. Di questo testo meraviglioso è protagonista un microcosmo di persone che gravitano in un campiello veneziano. Don Marzio - il nobile napoletano che osserva seduto al caffé questo piccolo mondo e con malizia ne intriga i destini - nella nostra edizione è interpretato dal bravissimo e carismatico Michele Placido. Lo attorniano figure tutte importanti, ognuna ambigua e interessante: una coralità in cui la pièce trova il fulcro del suo impeccabile meccanismo, che imprime ritmi vorticosi alle interazioni fra i personaggi. Cosa succede? Nulla di clamoroso: qualcuno si rovina al gioco, due amanti si ritrovano e si perdonano, qualche sogno s’infrange... ma soprattutto si spettegola. È Venezia – come dice Don Marzio – un paese in cui tutti vivono bene, tutti godono la libertà, la pace, il divertimento».



22 marzo | 2 aprile 2023
MARCHE TEATRO
presenta
Filippo Timi e Lucia Mascino

PROMENADE DE SANTÉ
Passeggiata di salute
di Nicolas Bedos
traduzione a cura di Monica Capuani
regia Giuseppe Piccioni
scene e luci Lucio Diana
costumi Stefania Cempini
musiche originali Valerio Camporini Faggioni

NOTE DI REGIA
– Vedo che ti interessi alle notizie, a cosa accadrà nel mondo.
– No: ascolto solo canzoni. Perché dicono la verità. Più sono stupide e più sono vere. E poi non sono stupide… Che dicono? Dicono “Non devi lasciarmi”, “Senza di te in me non c’è vita”, “Senza di te io sono una casa vuota”, o “Lascia che io divenga l’ombra della tua ombra”, oppure “Senza amore non siamo niente”.
Bernard Coudray (Gérard Depardieu) e Mathilde Bauchard (Fanny Ardant) da La signora della porta accanto di Francois Truffaut
È da qualche anno che penso a un mio debutto nel teatro di prosa. Per lungo tempo, grazie all’aiuto di Monica Capuani, mi sono messo a cercare un testo tra i nuovi drammaturghi in Europa per sottrarmi al richiamo rituale dei classici. Ho scelto Promenade de santé (Passeggiata di salute) di Nicolas Bedos per molti motivi. Il primo perché è un testo complesso, pieno di insidie e di possibili chiavi di lettura. Abbastanza aperto per poterne proporre una rappresentazione personale e l’ideale per un regista come me che ama lavorare con gli attori, che vede nel lavoro degli attori e con gli attori il cuore della propria ricerca, così come ho cercato di evidenziare nella mia esperienza cinematografica. Almeno finora. Per questo ho scelto Lucia e Filippo con cui avevo già condiviso l’avventura di un film. Per il loro talento e per il sollievo che mi procura lavorare con attori così appassionati, privi di calcoli, sempre pronti a rischiare qualcosa per cercare, sulla scena, un momento di verità. Un altro motivo che mi ha portato a questa scelta è quello di evitare, proprio nella cosiddetta seconda fase della pandemia, di infilarmi in temi che avessero direttamente a che fare con l’attualità, di fuggire cioè la tentazione di parlare della terribile esperienza che abbiamo vissuto in questi ultimi mesi e, nello stesso tempo, rilanciare un’idea di contagio ben diversa, quella appunto del contagio amoroso, di una malattia necessaria che da sempre, ostinatamente cerchiamo di rinnovare, nonostante le controindicazioni, le conseguenze, sempre incapaci di giungere ad una  immunità che ci ponga definitivamente al riparo da possibili sofferenze. Che senso ha parlare d’amore nell’era post covid? Beh per me significa tornare a parlare di vita. Dopo la guerra in Jugoslavia si facevano solo spettacoli che parlavano di quella guerra appunto. Qualcuno disse che bisognava invece mettere in scena le commedie di Marivaux. Però, per qualche strana ragione, l’illusione che in quella ripartenza la pandemia potesse essere soltanto un brutto ricordo da lasciare alle nostre spalle, ha contribuito felicemente non solo alla messa in scena, ma anche a un imprevedibile flusso di energie creative, e ha nutrito un desiderio, condiviso con gli attori. Non volevamo fare semplicemente uno spettacolo. C’era l’urgenza e la responsabilità di tornare a fare qualcosa davanti a un pubblico, per quanto limitato dalle restrizioni che sappiamo. Il desiderio, appunto, di manifestarci in modo non rituale, di assecondare quella nuova energia e di trasferirla sulla scena.  E poi ci sono Velia Papa e Marche Teatro, e l’occasione, cercata da tempo, di lavorare insieme.




12 | 23 aprile 2023
NUOVO TEATRO DIRETTA DA MARCO BALSAMO E LEONE FILM GROUP
IN COPRODUZIONE CON FONDAZIONE TEATRO DELLA TOSCANA
presentano

PERFETTI SCONOSCIUTI
uno spettacolo di Paolo Genovese

Paolo Genovese firma la sua prima regia teatrale portando in scena l’adattamento di Perfetti sconosciuti.
Una brillante commedia sull’amicizia, sull’amore e sul tradimento, che porterà quattro coppie di amici a confrontarsi e a scoprire di essere “Perfetti sconosciuti”.
Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata ed una segreta
Un tempo quella segreta era ben protetta nell’archivio della nostra memoria, oggi nelle nostre sim.
Cosa succederebbe se quella minuscola schedina si mettesse a parlare?
Durante una cena tra amici decidono di fare un gioco della verità mettendo i loro cellulari sul tavolo e per la durata della cena messaggi e telefonate sono condivisi tra loro, mettendo a conoscenza l’un l’altro dei propri segreti più profondi…



26 | 30 aprile 2023
NIDODIRAGNO/CMC
CON IL CONTRIBUTO DI COMUNE DI BARLETTA/TEATRO CURCI
IN COLLABORAZIONE CON FONDAZIONE GIORGIO GABER E TEATRO PUBBLICO PUGLIESE
presentano
Fabio Troiano

IL DIO BAMBINO
testo e musiche di Giorgio Gaber e Sandro Luporini
regia Giorgio Gallione
scene e costumi Lorenza Gioberti
disegno luci Aldo Mantovani
foto e video Likeabee

IL TESTO: Scritto nel 1993 da Giorgio Gaber e Sandro Luporini, il monologo Il dio bambino prosegue e approfondisce, dopo Parlami d’amore Mariù e Il Grigio, il particolarissimo percorso teatrale del Gaber di quegli anni. Esempio emblematico del suo “teatro di evocazione”, Il dio bambino racconta una normale storia d’amore che si sviluppa nell’arco di alcuni anni e dà agli autori l’occasione di indagare su l’Uomo, per cercare di capire se ce l’ha fatta a diventare adulto o è rimasto irrimediabilmente bambino, un bambino che si vanta della sua affascinante spontaneità invece di vergognarsi di un’eterna fanciullezza. Un uomo a confronto con una donna, il migliore testimone per mettere in dubbio la sua consistenza, la sua presunta virilità. Come d’abitudine, Gaber e Luporini conducono un’indagine lucidissima, mai autoassolutoria, spietata e affettuosa al contempo, che cerca di radiografare le differenze tra questi due esseri, così simili e così diversi, con la consapevolezza che se queste differenze si annullassero, la vita cesserebbe di esistere. Così tra le righe affiora la speranza, il ponte verso un futuro meno imperfetto. Nel Dio bambino è la nascita di un figlio a far ritrovare al protagonista il senso del proprio agire, tra lampi di autoironia e umorismo. A trent’anni di distanza, Il dio bambino rimane un testo di incredibile forza e attualità, cinico ma commovente. Un teatro disturbante, nel suo stimolo a ripensare a noi stessi, ma di grandissima empatia.
LO SPETTACOLO: Ambientato in un metaforico locale in disfacimento, tra bottiglie semivuote e fiori calpestati, a raccontare allusivamente una sorta di festa finita male, lo spettacolo è contrappuntato da frammenti di canzoni di Giorgio Gaber, che guidano lo spettatore nell’interpretazione di un racconto di tragicomica, potente contemporaneità. La regia di Giorgio Gallione, prezioso motore di una rinnovata vita scenica del teatro di Gaber (recente il suo applauditissimo Il Grigio con Elio), valorizza l’attualità e l’empatia di questo testo, trovando un perfetto connubio con l’interpretazione di Fabio Troiano, talentuoso e versatile attore di teatro, cinema e tv, abile nell’attraversare con analogo successo testi comici e intimisti, qui atteso a una funambolica prova d’attore.


 


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