Così, ad esempio, ecco evocati i viaggi all'estero compiuti da ragazzo, ricordati acquisti improbabili, rimpianta l'età dell'adolescenza e delle prime innocenti evasioni, stigmatizzate le scelte materne afferenti al calcio, al cibo, ai vestiti... Questi ed altri momenti storici sono ripercorsi con approccio che ha il sapore del resoconto grottesco, ma sempre partendo da un fondo irrinunciabile di verità assoluta. A teatro, Rossi può dare sfogo alle sue doti di incredibile showman, a tratti vero e proprio mattatore, facendo emergere qualità che in televisione o al cinema risultano un tantino compresse dalle cornici ristrette e rigide imposte da ogni format, quale esso sia. Il piccolo e il grande schermo tendono cioè a privilegiare, esaltandole, le capacità recitative dell'artista-attore, piuttosto che quelle intrattenitorie del comico, che invece emergono nella compagine teatrale, anche grazie alla possibilità di infrangere ripetutamente la quarta parete. Eppure, egli non incarna soltanto il ruolo di camaleontico e vulcanico giullare, ma si propone anche quale opinionista, mai banale, non poche volte profondo e attento, invitando spesso alla introspezione riflessiva dopo la grassa risata da osteria, rarissima qualità concessa a ben pochi monologhisti. Tutto ciò è sublimato anche dalla capacità innata di sapersi prendere in giro, una dote che esprime grano salis e, di conseguenza, suscita rinnovata ammirazione. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 24 marzo 2022. |
Così Rossi che più Rossi non si può
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