Mammoth Disorder è il secondo album del quartetto umbro Signs Preyer, nato a distanza di quattro anni dal loro primo ed omonimo full-lenght, è l’ennesimo traguardo di una carriera che sfiora i dieci anni di attività. Disco graffiante che coinvolge sin dai primi minuti, formato da otto tracce, propone un sound grezzo e potente, dalle sfumature stoner, southern e sludge metal, sporcate da blues. L’influenza dei 'Black Label Society' e dei 'Pantera' si sente ma non guasta affatto il risultato che resta originale. Dominano la scena i riff di chitarra pieni e corposi in cui convivono ottimi assoli. La voce, solida ed abrasiva, è l’ingrediente perfetto che condisce l’eccellente groove del disco composto da validi arrangiamenti. A trascinare l’album ci pensano brani come “It Comes Back Real II”, “I Want a Big Black Mama”, “Anal Fisting” e “Mad Slit”. I Signs Preyer sono musicisti talentuosi e ben affiatati, a dimostrarlo non è solo il buon lavoro in studio ma si distinguono anche sul fronte live: a settembre hanno fatto da opener a 'Philm', la band di Dave Lombardo (ex Slayer), e condiviso, in passato, il palco con artisti come Paul Di Anno e Corrosion Of Conformity. Mammoth Disorder merita di essere ascoltato e goduto, è un’ulteriore prova di maturità e bravura di questo gruppo targato “Made in Italy”. |
Ghode: Voce, chitarra Anno: 2015
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