Ultimo disco di Daevid Allen, purtroppo. A distanza di 5 anni da “2032”, esce questa nuova fatica discografica con soltanto tre dei membri storici: allo stesso Allen sono affiancati il fiatista Ian Est e il bassista Dave Stuart. Con loro, il figlio di Allen, Orlando, alla batteria e due chitarristi: Fabio Golfetti (che vanta un passato nei brasiliani Violeta de Outono) e l'iraniano Kavus Torabi (già con Monsoon Bassoon, Cardiacs, Knifeworld). L'ottantunenne Gilli Smyth fa un'ospitata interessante mentre risulta assente, purtroppo, il grande Steve Hillage. Il marchio di fabbrica c'è e si sente: sortite psichedeliche, suoni e colori hippie, interventi sghembi, percorsi irregolari, esternazioni imprevedibili. E' un disco che trasuda l'essenza dei Gong, in ogni solco: in tal senso, non stupisce affatto che risulti perfettamente e naturalmente adattabile alla discografia del gruppo. Fresco, nonostante il passare degli anni, attendibile, sensato, propone una manciata di brani che si attestano tutti su livelli elevati, con l'eccezione dell'intera side tre (quella che leggete, infatti, è la recensione del vinile, inciso su tre facciate con la quarta riportante una splendida side picture, non incisa), ove si parla, a parere di chi scrive, di vero e proprio capolavoro. Sorpresa nella sorpresa, "Zion My T-shirt" emerge incontrastate sulla vetta: episodio soffuso, a metà tra canterbury e il dadaismo tipico di Allen, suona malinconico e triste, quanto magnetico e affascinante. Impossibile non pensare alla scomparsa del suo autore, ascoltandola. Commovente e straziante. 94/100
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Dada Ali: bi-focal local vocals 'n' gliss - aka daevid allen {gliss guitar and vocals} Anno: 2014 |