Quella di Isa non è una famiglia perfetta: moglie e madre di un marito distratto e di due figli opportunisti, svolge una vita che risulta del tutto funzionale a quella degli altri, che si ricordano di lei soltanto per necessità e mai per una manifestazione di affetto o un'attenzione. I ruoli si invertono, tuttavia, nel momento in cui lei sparisce subitaneamente.
Una trama semplice, quella di "Chi l'ha vista", che sfrutta uno stratagemma inverosimile e prevedibile (l'invisibilità della protagonista) ma che, per contro, è sublimata da una recitazione esemplare e da una regia efficace e oltremodo organica. Ad assistere a questa pièce, vengono in mente i vecchi film di Totò e Peppino ove, una cornice tematica piuttosto banale rappresentava il pretesto per far emergere talenti attoriali straordinari in grado di concretizzare scenette, macchiette e sketch irresistibili. L'opera qui recensita è esattamente questo. La compagine partenopea, peraltro, non è chiamata in causa vanamente, grazie alla presenza di un Enzo Casertano straordinario, al quale possono essere attribuiti vari meriti: il primo è innato, ed è rappresentato dalla sua napoletanità, un quid pluris irrinunciabile in grado di generare tutto il range conosciuto afferente all'ilarità, dal sorriso alla risata grassa; poi c'è la sua capacità di alternarsi con apparente disinvoltura sia nel ruolo di spalla, sia in quello di capocomico (e viceversa), manifestando una istrionica attitudine che potrebbe trovare perfetta applicazione - ed è sempre così, quando si parla di attori talentuosi - non soltanto a teatro, ma anche al cinema, al varietà, alla rivista e presso qualunque altro contesto riguardante l'intrattenimento a vocazione recitativa. A Paola Tiziana Cruciani, la vera ed unica protagonista dell'opera, il merito indiscusso di far ridere grazie al suo essere attonita, incredula e sgomenta di fronte alle esternazioni dei familiari (che ella recepisce in forma nascosta grazie alla sua invisibilità): si tratta di un'altra componente comica irrinunciabile, palesemente sfruttata da una regia meravigliosamente opportunista. Un linguaggio garbato, infine - che soltanto in un paio di occasioni si lascia andare al turpiloquio, comunque mai in maniera gratuita e superflua - rende l'opera adatta anche ad un pubblico di giovanissimi (il quale, grazie ai due comprimari Manuela Bisanti e Alessandro Cecchini, può anche avere l'opportunità di riflettere circa gli effetti nocivi derivanti da un uso nefasto e massivo dei cellulari). Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 5 novembre 2022. |
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