Ha del clamoroso quello che riescono a combinare questi 5 ragazzi polacchi. Leggendo le note di presentazione di questo album intitolato, così come la band Baaba Kulka ammetto di essere rimasto leggermente interdetto, "rivisitazione in chiave pop/jazz dei brani di maggior successo niente meno che degli Iron Maiden" e conferma viene dal logo della band che utilizza l'ormai famoso carattere grafico della "vergine di ferro" e dopo aver letto i titoli dei brani: "The Number of the beast", "Aces High", "Children of the damned", solo per citarne alcuni, ho concluso ... questi sono matti. Poi ho ascoltato il CD e ... no, questi non sono matti, sono dei fottutissimi geni, il lavoro fatto dalla band polacca di rivisitazione e riarrangiamento dei brani è assolutamente spettacolare, il pensiero di dovere gridare al sacrilegio, alla blasfemia viene immediatamante messo da parte in favore del plauso e dell'ammirazione nell'aver saputo con estrema bravura riscrivere i pezzi facendoli apparire come scritti appositamente per il genere proposto, un mix difficilmente etichettabile di sperimentazione elettronica, jazz, rock e pop ma mantenendo al tempo stesso uno stretto legame con la stesura originale. Il risultato è un ulteriore conferma anche della bontà delle capacità di scrittura della ben più famosa band inglese i cui brani assumono una duttilità mai pensata ed una resa eccellente anche quasi senza la componente heavy. I brani sono tutti perfettamente indovinati ma da citare in particolare "Wrathchild", la spettacolare "To tame a land", "Children of the damned", "Clairvoyant" 78/100
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Bartek Weber: Chitarra Anno: 2011 Sul web: |